Il direttore de L'Avvenire

w i moralisti da strapazzo

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    pilota di tradizione. dal 2009

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    CITAZIONE (- Truman - @ 20/9/2009, 11:47)
    CITAZIONE (giskard @ 20/9/2009, 11:36)
    boffo, da un punto di vista giuridico, poteva esibire carte del fascicolo che il magistrato aveva negato?

    è una domanda giuridica, anche se retorica.

    tru, tu che ne pensi, codice della privacy alla mano?

    Non ho letto il provvedimento del GIP di Terni con il quale è stato impedito l'accesso agli atti del fascicolo e, francamente, non conosco a memoria il codice della privacy, ma credo che il GIP non abbia disposto un divieto assoluto di pubblicazione di atti di un fascicolo ormai definito con un provvedimento pubblico, emesso nel nome del popolo italiano, ma che si sia limitato a negare a terzi l'accesso a quegli atti; e ciò, evidentemente, a tutela - in primo luogo - della privacy dell'imputato.
    Immagino, pertanto, che quest'ultimo ben potesse pubblicare (o consentire alla pubblicazione di) quegli atti. Ovviamente, poichè c'era da tutelare anche la privacy delle persone offese coinvolte, direi che la pubblicazione avrebbe dovuto prevedere la previa cancellazione dei nomi di queste.

    TRUMAN

    i nomi di quelle persone sono noti.
    non è noto se il tizio (il presunto partner di boffo) è gay.

    ti ho dato una traccia ;) , vediamo a cosa si arriva :)
     
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    enfant terrible

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    CITAZIONE (giskard @ 20/9/2009, 11:54)
    CITAZIONE (- Truman - @ 20/9/2009, 11:47)
    Non ho letto il provvedimento del GIP di Terni con il quale è stato impedito l'accesso agli atti del fascicolo e, francamente, non conosco a memoria il codice della privacy, ma credo che il GIP non abbia disposto un divieto assoluto di pubblicazione di atti di un fascicolo ormai definito con un provvedimento pubblico, emesso nel nome del popolo italiano, ma che si sia limitato a negare a terzi l'accesso a quegli atti; e ciò, evidentemente, a tutela - in primo luogo - della privacy dell'imputato.
    Immagino, pertanto, che quest'ultimo ben potesse pubblicare (o consentire alla pubblicazione di) quegli atti. Ovviamente, poichè c'era da tutelare anche la privacy delle persone offese coinvolte, direi che la pubblicazione avrebbe dovuto prevedere la previa cancellazione dei nomi di queste.

    TRUMAN

    i nomi di quelle persone sono noti.
    non è noto se il tizio (il presunto partner di boffo) è gay.

    ti ho dato una traccia ;) , vediamo a cosa si arriva :)

    :o:
    Non lo sapevo: ecco, la prossima volta imparo a perdere tempo con Ragionevoli dubbi! :(

    TRUMAN
     
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  3. ragionevolidubbi
     
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    Dagospia.it:

    Come posso usare parole mie, per presentare quelle che percepisco come evidenze, quando posso avvalermi delle parole granitiche del più grande giornalista italiano del quinto reich. Cito e mi dissolvo dietro l'autore, VITTORIO FELTRI...:

    L'Europeo, 11 agosto 1990 (dopo l'approvazione della legge Mammì)


    "Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata ‘decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente.

    Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna".



    Sempre sull‘Europeo (dopo la conquista berlusconiana della Mondadori e l'approvazione della legge Mammì).

    "Il dottor Silvio di Milano 2, l'amico antennuto del Garofano, pretende tre emittenti, pubblicità pressoché illimitata, la Mondadori, un quotidiano e alcuni periodici. Poca roba. Perché non dargli anche un paio di stazioni radiofoniche, il bollettino dei naviganti e la Gazzetta ufficiale, così almeno le leggi se le fa sul bancone della tipografia?"

    paolotacchini



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    Cei, la svolta dell'autonomia
    tramonta il feeling con Silvio

    di MASSIMO GIANNINI



    La Chiesa "di base" tira un sospiro di sollievo. "È fallito il tentativo di mettere le mani sulla Cei", si dice negli ambienti dell'episcopato. Nel circuito ecclesiastico, come anche nel circo politico, c'era grande attesa per la relazione che il cardinal Bagnasco avrebbe tenuto al Consiglio permanente della Cei. Dopo il caso Boffo, la prima uscita ufficiale del porporato che guida i presuli italiani. La prima occasione formale per misurare quanto quello strappo sul direttore di "Avvenire" avesse allontanato le due sponde del Tevere (nei rapporti tra Vaticano e governo) e avesse "normalizzato" le gerarchie interne alla Chiesa (nei rapporti tra Segreteria di Stato e Cei). Le parole di Bagnasco, secondo la lettura che se ne dà tra i vescovi, non lasciano margini di dubbio. In quel "la Chiesa non si fa coartare né intimidire" c'è già tutto.

    1) Sul piano delle relazioni con la politica, come si ripete Oltre Tevere, c'è la conferma che la Chiesa "considera finito il riconoscimento istintivo, pregiudiziale, nei confronti del centrodestra". Non si possono interpretare diversamente i giudizi del capo dei vescovi sul caso Boffo: "Un passaggio amaro", come l'ha definito Bagnasco, un "attacco" la cui gravità "non può non essere ancora una volta stigmatizzata". E dunque la conferma di quanto si era capito subito, all'indomani dell'operazione di killeraggio compiuta contro il direttore di "Avvenire" attraverso i "sicari" del "Giornale": "Niente sarà più come prima".
    È esattamente così. E non solo la Cei non arretra, nelle sue critiche alla condotta morale di Silvio Berlusconi e all'azione politica del suo governo. Semmai rilancia. Il messaggio al Cavaliere, e al suo stile di vita non propriamente "cristiano", è netto: "Occorre che chiunque accetta di assumere un mandato politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda". Il segnale al centrodestra, e alle sue pretese di trattare con la Chiesa sui temi etici come si negozierebbe con Murdoch sulle tv, è inequivoco: la Chiesa intende dare il suo contributo "in tutta trasparenza, e fuori da ogni logica mercantile".
    In questo riferimento esplicito alla "logica mercantile" sta tutta la distanza che, oggi, separa il berlusconismo dalla comunità dei vescovi e dei rappresentanti di Cristo nel territorio e nelle parrocchie. La tentazione del "collateralismo", se mai c'è stata all'inizio della legislatura, è ora archiviata. "L'episcopato italiano - e questa è la novità nient'affatto scontata della relazione di Bagnasco, secondo l'esegesi di un presule vicino al cardinale di Pontevico - vuole finalmente recuperare una posizione "terza"...". Nel solco del ruinismo, che nella sua forte autoreferenzialità aveva comunque costruito un "patrimonio" culturale e pastorale non automaticamente spendibile al mercato dei "due forni" della politica bipolare. E anche a costo di alimentare indirettamente gli appetiti "terzisti" di Casini e del Grande Centro, che fanno vedere al Cavaliere i fantasmi del complotto e della destabilizzazione.

    2) Sul piano dei relazioni gerarchiche interne alla Santa Sede, le parole di Bagnasco confermano quanto era già emerso all'indomani della "caduta" di Boffo. "Il braccio di ferro tra la Segreteria di Stato e la Cei su chi debba reggere le posizioni della Chiesa di fronte alla politica italiana - come sostengono fonti vaticane - si è fatto più aspro". Ma anche qui c'è un fatto nuovo: l'arcivescovo metropolita di Genova, assurto al soglio di Ruini con la "longa manus" di Tarcisio Bertone imposta sulla fronte, se n'è ormai affrancato del tutto. Questo prelato mite nato nel bresciano - si osserva Oltre Tevere - "ha tenuto e sta tenendo dritta la barra del timone della Cei". Non si è fatto imporre "lo schema di comodo" che gli aveva cucito addosso il segretario di Stato Vaticano. E ha rivendicato "la piena autonomia dei vescovi italiani". Anche nella dialettica, a volte conflittuale, con i partiti nazionali.

    Una rivendicazione che affonda nel terreno della fede vissuta, più che della politica praticata. Come si sostiene in ambienti vicini all'Istituto Toniolo, "i vescovi italiani sono davvero in sofferenza: chi, nella Chiesa di Roma, parla più di Vangelo?". Una posizione "ancillare" rispetto al Pdl ha nuociuto non poco. Per questo urge "un riposizionamento". Quanto Bagnasco si sia spinto lontano, su questa linea di orgogliosa autonomizzazione dell'episcopato, lo testimoniano almeno un paio di retroscena. Il primo: venerdì scorso, come da prassi vaticana, il cardinale si è recato a Castel Gandolfo, per illustrare a Papa Ratzinger i contenuti del discorso. Qualche ora dopo la Segreteria di Stato ha fatto sapere alla Cei che avrebbe "molto gradito la cortesia" di poter prendere a sua volta "visione anticipata" della relazione. Bagnasco ha risposto picche. E Bertone ha potuto leggere quel testo solo ieri, quando è stato reso pubblico.

    Il secondo retroscena. Nel suo "blog" Sandro Magister, vaticanista dell'Espresso, ha raccontato che dietro l'articolo uscito sabato sul "Giornale" e firmato Diana Alfieri - che difendeva "la giustezza della campagna di Feltri contro "l'idoneità morale" di Boffo" e accusava la Cei di aver messo "con ciò a repentaglio l'immagine della Chiesa agli occhi dei suoi stessi fedeli"" - si nasconderebbe in realtà Giovanni Maria Vian. La vera notizia, in questo caso, non è tanto il fatto che (secondo questa ricostruzione) il direttore dell'"Osservatore Romano", già protagonista di un severo attacco alla Cei e a Boffo in un'intervista al "Corsera", abbia firmato sotto pseudonimo un'altra violenta "requisitoria" contro Bagnasco e l'ex direttore di "Avvenire". Quanto il fatto che negli ambienti ecclesiastici vicini allo stesso quotidiano della Cei questa ricostruzione sia considerata "veritiera".

    È il segno di quanto ormai siano compromessi i rapporti tra Segreteria di Stato e Conferenza episcopale. E di quanto Bagnasco intenda sottrarsi in via definitiva al "non expedit" imposto da Bertone. Per questo, oggi, ci sono presuli che si sentono più sollevati: "È fallito il tentativo di imporre le mani sulla Cei, e cade l'operazione di Bertone: mettere il cappello in testa ai vescovi italiani, come ai tempi di Giovanni Benelli...". Bagnasco tiene. Questa è la novità. E non è da poco, per gli attuali equilibri della Chiesa di Roma e i potenziali squilibri nella politica italiana.

    (22 settembre 2009)
     
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  4. ragionevolidubbi
     
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    Francesca e l'sms misterioso
    "Sì, mi hanno minacciata"
    La ragazza parla di una "festa normale". Ma, poi ci fu un "terzo
    tempo" per pochi. L'ex-fidanzato: "Cercate il colpevole tra i presenti"

    di GIULIANO FOSCHINI e CARLO BONINI


    Francesca Garasi
    BARI - Si chiama Francesca Garasi la ragazza che martedì 15 settembre, tre giorni prima di essere interrogata dai militari della Guardia di Finanza sui suoi rapporti con Giampaolo Tarantini e il Presidente del Consiglio, ha ricevuto un sms inviato da una cabina telefonica del centro di Roma che la invitava al silenzio ("Stai attenta", ammoniva l'anonimo mittente). Vive a Roma la Garasi e di mestiere - si legge nel curriculum affidato on line alla sua ex agenzia "Ego Model" - fa "la hostess per fiere, la modella e l'indossatrice". Rintracciata al telefono non è di alcun aiuto nello spiegare né le ragioni di quella minaccia. "Queste sono cose che riguardano la privacy di una persona - dice -. Non voglio che escano sui giornali. Io sono una brava ragazza, una studentessa. Quella era una cena normale".

    Perché dunque quella minaccia? Chi può temere i suoi ricordi? E su quali circostanze? La Garasi è a Palazzo Grazioli la sera del 23 settembre 2008. Gianpaolo Tarantini, nella sua "confessione" al pm Giuseppe Scelsi, dice: "In quella occasione, invitai a casa del Presidente Francesca Garasi, che giunse con tre sue amiche: Carolina Marconi, attrice di Canale5, Geraldine Semeghini, ex responsabile del privee del "Billionaire" e una sua amica. Portai anche Terry De Nicolo, l'unica che ebbe un incontro intimo con il Presidente". Dunque, il 23 settembre ci sarebbero a Palazzo Grazioli, cinque ragazze e tre uomini: Tarantini, il Presidente e lo chansonnier Apicella. Ma le cose non stanno così.

    La De Nicolo smentisce questa ricostruzione ancora prima che Tarantini deponga. Il 7 luglio, in un'intervista a "Repubblica", dice: "Quella sera eravamo una ventina di ragazze. Diciamo in un rapporto di un uomo ogni 4 ragazze (...) C'erano anche personaggi molto noti all'opinione pubblica e ai telespettatori italiani, ma non ritengo opportuno fare nomi". Ricorda quindi il consueto format di quella festa (la cena, i balli, i canti, i regali), gli ospiti che, nel corso della notte, si "allontanano a gruppi". Fino al "terzo tempo", quando a Palazzo Grazioli restano poche donne e ancor meno uomini ("Sul terzo tempo - dice sempre a "Repubblica" - non fatemi domande").

    Il 23 settembre 2008, a Palazzo Grazioli, le ragazze dunque non sarebbero cinque. Ma venti. E gli uomini non sarebbero tre, ma cinque. C'è un "terzo tempo" per pochi di cui nessuno ha voglia di parlare. È quello che la Garasi deve fare attenzione a non ricordare? La Guardia di Finanza, nei suoi interrogatori, fa qualche passo avanti. Una delle ragazze presenti quella sera, ricorda a verbale chi sono i due uomini che Tarantini ha omesso di indicare. Carlo Rossella, presidente di "Medusa film", e Fabrizio Del Noce, allora direttore di Rai1, oggi di Rai fiction (ospite, per altro - come ha riferito a "Repubblica" il 20 settembre, anche di una successiva cena a Palazzo Grazioli, il 2 dicembre 2008). La ragazza ricorda un ballo di Rossella con la De Nicolo e di averlo visto lasciare palazzo Grazioli insieme a Del Noce intorno alla mezzanotte.

    Rintracciato telefonicamente, Del Noce conferma e aggiunge qualche dettaglio: "Certo che ricordo quella cena. Una quindicina di ragazze, direi. C'era Carlo Rossella, ma ricordo anche Alfonso Signorini, direttore di "Chi" e Rosanna Mani, allora direttrice di "Sorrisi e Canzoni Tv". Mentre non ricordo proprio questo Tarantini. Fu una normalissima cena. E confermo che, come Carlo Rossella, vado via presto la sera, perché mi alzo presto al mattino".

    È una testimonianza che dimostra come non ci sia una sola persona, presente quella sera del 23 settembre, che ricordi le stesse cose. Circostanza, questa, che fonti inquirenti dicono essere per altro una "costante" delle 30 ragazze interrogate sulle loro feste con il Presidente. Di nuovo, allora: perché Francesca Garasi dovrebbe "stare attenta"? Un possibile filo lo tira l'avvocato Marco Vignola, difensore di Alessandro Mannarini (uno dei compagni di merende e cocaina di Tarantini). Nell'estate del 2008, Vignola frequenta per breve tempo la Garasi ed è con lei che viene invitato dal Presidente a cena il 14 agosto a Villa Certosa, insieme a Tarantini, Verdoscia e Mannarini. "Il Presidente fu molto colpito da Francesca - ricorda Vignola - e infatti ci invitò anche per il pranzo del giorno successivo, dove trovammo, per dire, Abramovich, e Simona Ventura". "Alla cena del 23 settembre a palazzo Grazioli sarei dovuto andare anche io - dice Vignola - ma poi partì solo Francesca. Il giorno dopo mi disse solo che se ne era andata a mezzanotte". "Con Francesca non ci sentiamo più da un bel po' - conclude - e se ora mi chiedete chi può averla minacciata, da avvocato dico: cercate nei presenti di quella sera".

    (23 settembre 2009) Tutti gli articoli di politica





    Mi chiedo: ma è possibile che nessuno si ricordi di questo Tarantini tra gli invitati?
    Dunque , anche tra le persone normali, quando si va ad una festa "esclusiva" magari per l'importanza dell'ospite, si cerca di sapere chi sono gli altri invitati, anche perchè si pensa di fare parte di una cerchia di persone per così dire "scelte".

    questa logica sembra non appartenere agli ospiti di papy.

    come se andare a palazzo grazioli o a villa certosa o a casa della sora cesira fosse la stessa cosa e a nessuno importa chi siano gli altri invitati.

    il mondo dei vip\potenti è fatto di relazioni , quindi conscere le persone che frequentano quegli ambienti (e qui si parla del gota degli ambienti: la casa privata\pubblica del Premier) è conveniente, opportuno anzi necessario!

    conoscendo il ruolo e la personalità (pubblica) dei due soggetti Rossella e Del Noce dubito fortemente che costoro stessero lì , da papy, senza sapere o chiedersi nulla circa gli altri invitati, Tarantini e ragazze comprese. E' , a mio parere, impossibile.



    secondo voi?
     
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  5. quanti siete?
     
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    Sei alla frutta.
     
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  6. ragionevolidubbi
     
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    CITAZIONE (quanti siete? @ 23/9/2009, 15:12)
    Sei alla frutta.

    sei monotono...almeno cambia frase.
     
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    CITAZIONE (ragionevolidubbi @ 23/9/2009, 21:24)
    CITAZIONE (quanti siete? @ 23/9/2009, 15:12)
    Sei alla frutta.

    sei monotono...almeno cambia frase.

    No, ma che hai capito ?
    Lui si riferiva a papi !
    In un impeto di ottimismo, però...
    Bacioni
    Fulsere :D
     
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    granatiere granitico

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    ho scritto al Papa su FB perché mi sono alterato vedendo che questo banchiere prende troppo, sette milioni e mezzo l'anno, e l'ho pregato di intervenire...
    www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/3...ultato/6151387/
    ...il Papa lo ha fatto...
    www.avvenire.it/multimedia/pagine/...tare-la-finanza
    ...e su facebook mi hanno bannato quelli dell'avvenire!!!!!
     
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