Relazioni del presidente della commissione esaminatrice

Concorso per uditore giudiziario (d.m. 28 febbraio 2004)

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    Riporto in questa nuova discussione il contributo postato dall'utente paco_78 in altro thread, per dargli tutta l'evidenza che merita.
    Buona lettura.


    Concorso per uditore giudiziario (indetto con d.m. 28 febbraio 2004):
    relazioni del presidente della commissione esaminatrice

    I Svolgimento delle prove selettive

    Con d.m. 28 febbraio 2004 (pubblicato nella Gazzetta ufficiale della repubblica — 4a serie speciale concorsi ed esami — n. 17 del 2 marzo 2004) veniva indetto il concorso per esami a 380 posti di uditore giudiziario.
    Questo è il secondo dei tre concorsi «straordinari» previsti dalla l. 13 febbraio 2001 n. 48, con la quale venne aumentato di mille unità il ruolo organico dei magistrati e vennero previste, in via transitoria (e cioè limitatamente ai concorsi finalizzati alla copertura dei detti posti), particolari modalità di svolgimento per velocizzarne l’espletamento, tra cui soprattutto l’esclusione (a sorteggio) di una delle tre prove scritte.
    Si reputa opportuno ripercorrere le tappe di una delle procedure concorsuali maggiormente travagliate, a dispetto dell’intentio legis tendente — come si è detto — alla sollecita integrazione dell’organico della magistratura.
    Con d.l. 7 settembre 2004 n. 234, recante «disposizioni urgenti in materia di accesso al concorso per uditore giudiziario», convertito, con modificazioni, nella l. 5 novembre 2004 n. 262, certamente prendendosi atto di varie denunzie d’incostituzionalità della l. 48/01, venivano ampliate le categorie originariamente contemplate degli aventi diritto all’esonero dalla prova preselettiva e si disponeva la riapertura dei termini di partecipazione ai concorsi per uditore giudiziario, banditi alla data di entrata in vigore del menzionato decreto legge.
    Con d.m. 3 dicembre 2004 (pubblicato nella Gazzetta ufficiale della repubblica — 4a serie speciale concorsi ed esami — del 17 dicembre 2004) venivano pertanto riaperti i menzionati termini di partecipazione fino al 16 gennaio 2005, stabilendosi particolari adempimenti in relazione alle «domande già presentate».
    Intanto, con ordinanze 12 aprile 2005, n. 157 (Foro it., 2006, I, 2006) e 7 luglio 2005, n. 317, la Corte costituzionale, a seguito del nuovo disposto normativo, disponeva la restituzione degli atti ai giudici rimettenti per una nuova valutazione della rilevanza delle questioni di legittimità in relazione alla nuova legge.
    Con d.m. 4 maggio 2005 (pubblicato nella Gazzetta ufficiale della repubblica — 4a serie speciale concorsi ed esami — n. 37 del 10 maggio 2005) veniva adottato il diario della prova preselettiva, con indicazione delle date e delle sedi di svolgimento di essa, individuate — come per il concorso precedente — in Bari, Palermo, Roma e Milano, ripartendosi tra le stesse i distretti di corte d’appello comprendenti la procura della repubblica nel cui circondario ha residenza il candidato.
    Al concorso risultavano pertanto ammessi complessivamente 41.536 candidati, di cui 25.071 con obbligo di preselezione e 16.465 con esonero dalla stessa; in particolare risultavano 13.509 i candidati assegnati, per l’espletamento della prova preselettiva, alla sede di Roma, e rispettivamente 4.311, 4.254 e 2.997 quelli assegnati alle sedi di Milano, Bari e Palermo. (Omissis)
    Detta prova preselettiva aveva inizio il 10 giugno e terminava il 14 luglio 2005, per complessive 242 sessioni (tre giornaliere in ciascuna sede). Ad essa partecipavano 6.765 candidati su 25.071 ammessi, in misura quindi del 27 per cento degli aventi diritto; specificamente 1.087 su 4.254 a Bari (25,55 per cento), 1.200 su 4.311 a Milano (27,93 per cento), 978 su 2.997 a Palermo (32,7 per cento), 3.500 su 13.509 a Roma (25,92 per cento).
    La bassa affluenza dei candidati alla prova preselettiva si spiega soprattutto con il sopravvenuto ampliamento della categoria degli «esonerati» ad opera della l. 262/04, per cui moltissimi candidati, circa 14.000, tenuti a sostenere detta prova sulla base della normativa vigente al momento della presentazione della domanda (l. 48/01), si sono trovati direttamente ammessi alle prove scritte del concorso.
    Lo svolgimento della prova non ha evidenziato particolari problemi tecnici o organizzativi; a quelli presentatisi, comunque, è stato ovviato grazie alla alta professionalità ed efficienza degli esperti informatici ed all’ottimo rendimento dei comitati di vigilanza e del personale addetto.
    In conclusione il numero dei candidati utilmente collocati in graduatoria, pubblicato il 27 luglio 2005 mediante affissione nei locali del ministero, è di 1.900, di cui 647 uomini (poco più del 34 per cento) e 1.253 donne (poco meno del 66 per cento).
    Alle prove scritte — del cui svolgimento verrà data notizia nella Gazzetta ufficiale, 4a serie speciale, del 16 dicembre 2005 — sono ammessi, quindi, complessivamente 18.365 candidati (1.900 + 16.465), a fronte dei 1.780 (1.750 + 30) del concorso precedente (indetto con d.m. 12 marzo 2002). Deve pertanto rilevarsi che il «filtro» della prova preselettiva, finalizzato a ridurre notevolmente il numero dei partecipanti per rendere gestibile il concorso per esami, non ha raggiunto il suo scopo, vanificato dalla l. 262/04.
    L’eccezionale numero degli ammessi alle prove scritte, più che decuplo rispetto all’ultimo concorso, imporrà straordinari sforzi organizzativi di personale, strutture e mezzi.
    Roma, 1° agosto 2005.

    II Preparazione e svolgimento delle prove scritte

    1. - La mia prima relazione, redatta nell’agosto 2005, relativa all’attività, dall’insediamento fino all’espletamento delle prove preselettive, della commissione esaminatrice «ristretta» (in tutto dodici commissari tra titolari e supplenti) si concludeva con la considerazione: «L’eccezionale numero degli ammessi alle prove scritte, più che decuplo rispetto all’ultimo concorso, imporrà straordinari sforzi organizzativi di personale, strutture e mezzi». La preoccupazione allora espressa si è rivelata — alla luce della successiva esperienza — sicuramente fondata.
    In previsione delle dette difficoltà — muovendomi sempre all’unisono, sulla base di un idem sentire, col vicepresidente della commissione, cons. Galbiati, al quale va la mia gratitudine per la costante disponibilità dimostrata e per la qualità del suo contributo — mi sono fatto carico sin dall’inizio dei complessi e nuovi problemi che giorno dopo giorno si andavano presentando in ordine all’organizzazione delle prove scritte di questo concorso straordinario, in quanto per la prima volta da effettuarsi in due distinte sedi (Roma e Milano), fermo restando tuttavia l’obbligo della commissione di operare solo in una di esse (Roma).
    Invero, pur consapevole della istituzionale competenza sul punto dell’ufficio concorsi del ministero, la considerazione che i detti esami scritti avrebbero dovuto essere poi concretamente gestiti dalla commissione, con ogni conseguente responsabilità in caso di carenze o disfunzioni eventualmente rivelatesi in corso di svolgimento, mi ha indotto ad assicurare la massima disponibilità e collaborazione ai competenti referenti ministeriali, ai quali va riconosciuto il merito di avermi tenuto sempre informato dei singoli problemi organizzativi e coinvolto nella soluzione degli stessi. In tale clima collaborativo, quale presidente di un organo collegiale, ho convocato in più occasioni la commissione già formalmente insediata, per studiare e determinare insieme linee di condotta finalizzate all’ottimale espletamento degli scritti, e cioè del regolare e funzionale svolgimento, e quindi del controllo, di essi.
    In un’occasione ho anche riunito — con il placet del direttore generale dei magistrati ed il supporto dell’ufficio concorsi — la commissione nel suo plenum, comprensiva quindi anche dei componenti che si sarebbero insediati soltanto dopo l’espletamento delle prove scritte. Ciò al fine di una preliminare presa di contatto personale con essi, non solo per informarli circa le modalità di svolgimento delle stesse, ma anche e soprattutto per renderli edotti del loro successivo impegno, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, e quindi per valutarne l’effettiva disponibilità al fine di evitare, per quanto possibile, eventuali dimissioni successive all’insediamento. Iniziativa questa rivelatasi utile sotto tutti i profili.

    2. - Va subito detto che i tanti seri problemi correlati alla doppia sede di esame hanno rafforzato in me il convincimento della necessità di modificare l’art. 125, comma 3 bis, ord. giud. (aggiunto dall’art. 9 l. 13 febbraio 2001 n. 48), secondo cui «... la prova scritta può aver luogo contemporaneamente in Roma ed in altre sedi ...». L’intervento normativo dovrebbe consentire, invero, l’espletamento delle prove scritte anche esclusivamente in una sede diversa da Roma. Oramai, infatti, le domande di partecipazione al concorso di uditore giudiziario, come si evince pure da quelle presentate per il prossimo concorso, superano costantemente quota 45.000 per cui, tenuto conto dello scarso filtro rappresentato dalle prove preliminari, per le cause ricordate nella prima relazione, è ragionevole ipotizzare l’ammissione alle prove scritte mediamente di 15/20.000 candidati, il che rende impossibile la loro effettuazione nella sola sede capitolina. Qui, com’è noto, l’unica struttura usufruibile è per ora il solito Hotel Ergife, sempre più inadeguato allo scopo, sia perché può ospitare al massimo 7.000 candidati, sia perché tale capienza non può essere raggiunta se non stipando i concorrenti in 7/8 sale, dislocate non solo su tre piani ma anche in immobili differenti, con le intuibili conseguenze sotto il profilo della funzionalità e dei controlli. Senza contare, poi, che è pressoché impossibile vigilare le innumerevoli vie di accesso a tali locali e che la struttura non si presta in alcun modo ad essere assoggettata a video-sorveglianza né, trattandosi di un albergo aperto al pubblico, a schermatura totale dalle onde radioelettriche. Dei servizi igienici (in media un wc per quaranta/cinquanta persone) meglio non parlare, così come del riscaldamento, mal funzionante al punto che in una sala d’esame i candidati hanno dovuto indossare il cappotto durante le prove.
    Realtà del tutto diversa quella constatata nella struttura lombarda. I padiglioni della nuova fiera di Milano, siti nel territorio dei comuni di Rho e Pero, ma serviti dalla metropolitana milanese (una fermata è addirittura interna alla fiera), si prestano in maniera eccellente per l’utilizzazione in questione. Le amplissime e moderne aree disponibili, tutte modulari e perfettamente climatizzate, possono essere adattate a qualsiasi esigenza dell’utente e contengono le più sofisticate attrezzature di supporto. Non esiste problema di recettività, potendo trovare ospitalità ogni ipotizzabile numero di candidati; le postazioni di lavoro possono essere sistemate a distanza adeguata l’una dall’altra, assicurando ai concorrenti maggiore «spazio operativo» e dunque tranquillità, ed ai sorveglianti la possibilità di girare liberamente tra le stesse; i gabinetti sono funzionali ed in numero congruo; esiste l’impianto per la video-sorveglianza di tutti i locali; gli ingressi sono agevolmente controllabili, come pure le aree esterne ad essi. È possibile disporre di spazi da destinare a guardaroba e deposito effetti personali, a presidio medico, a sala di allattamento ed altro. I responsabili della fiera, infine, hanno dimostrato alta professionalità ed estrema disponibilità, corrispondendo a tutte le nostre richieste.
    In conclusione, l’utilizzazione in futuro — sebbene previa modifica normativa — della sola struttura lombarda, almeno fintanto che Roma non ne disponga di altra parimenti idonea, sarebbe la strada da seguire, non solo perché consentirebbe un cospicuo risparmio economico per le scarne casse dello Stato, valutabile pare intorno ai 300/400.000 euro, ma anche perché permetterebbe di svolgere gli esami in maniera seria ed adeguata all’importanza degli stessi, nell’interesse soprattutto dei partecipanti. Sarebbe decisamente agevolato inoltre il lavoro del personale dell’ufficio concorsi, che altrimenti deve sdoppiarsi nelle due sedi con le intuibili implicazioni anche di ordine burocratico, e le operazioni di vigilanza, potendosi utilizzare il sistema interno di video-sorveglianza, sarebbero notevolmente semplificate, con rilevante economia di personale.
    Naturalmente detta scelta risolverebbe anche i gravi problemi posti dall’art. 125, comma 3 ter, ord. giud., secondo cui la commissione d’esame deve operare a Roma, restando affidate presso le altre sedi le funzioni della stessa ad un «comitato di vigilanza», composto da cinque magistrati.
    Anche tale disposizione dell’ordinamento giudiziario andrebbe senz’altro modificata alla luce della recente esperienza, peraltro affatto prevedibile. È impossibile, invero, che solo cinque persone, o addirittura tre come consentito dalla norma («Il comitato svolge la sua attività in ogni seduta con la presenza di non meno di tre componenti»), possano esplicare — in relazione ad oltre diecimila candidati — tutte le funzioni attribuite alla commissione. Alcune operazioni di competenza della commissione, infatti, quali ad es. il controllo dei codici e del materiale da consultazione o la ricezione degli elaborati al termine delle prove scritte, devono essere personalmente effettuate, non essendo delegabili, o comunque sorvegliate da componenti della stessa. D’altronde a tali operazioni, nella sede romana, possono attendere tutti i componenti della commissione, e cioè dodici persone, pur essendo i candidati poco più della metà di quelli destinati a Milano.
    Si è dovuto, dunque, cercare di ovviare a detta sperequazione, che avrebbe potuto comportare la paralisi delle operazioni concorsuali (si pensi soltanto all’obbligo dei componenti del comitato di vigilanza, alla fine della prova, di ricevere gli elaborati e di sottoscrivere uno per uno i tesserini di riconoscimento dei candidati previa indicazione dell’orario di consegna degli stessi).
    Preliminarmente si è così ottenuta dal Csm, nel silenzio della legge, la nomina quali componenti del comitato di vigilanza, di magistrati già designati come commissari d’esame, benché destinati ad entrare in funzione solo dopo gli scritti, al fine d’impegnare e responsabilizzare immediatamente colleghi direttamente interessati al regolare espletamento del concorso. In secondo luogo, si è riusciti a far nominare dal Csm — cui va dato atto della sensibilità e disponibilità dimostrata per la pronta risoluzione di ogni problematica insorta — sempre nell’ambito dei commissari di esame già designati, di altri cinque magistrati con qualifica di «supplenti» dei componenti effettivi del comitato, ancorché non previsti dalla normativa, al fine di impiegarli in aggiunta ai primi nell’espletamento delle funzioni agli stessi attribuite. In ultimo, il vicepresidente ed altri componenti della commissione ristretta sono stati dirottati sulla sede lombarda durante i due giorni di «consegna codici» e, nei giorni delle prove d’esame, hanno raggiunto Milano appena dopo la scelta delle tracce dei temi, avvenuta in Roma. Con detti accorgimenti si è riusciti a gestire per quanto possibile, da parte della commissione, le prove svoltesi presso la sede di Milano, alle quali figuravano ammessi circa 11.500 candidati, a fronte dei 7.500 di Roma.

    3. - La previsione della doppia sede d’esame e la suddivisione dei candidati in diversi turni per l’identificazione e la consegna dei codici, ha scatenato una serie d’istanze di vario tenore da parte degli interessati. Alcuni hanno chiesto, con motivazioni differenti, di sostenere le prove nell’altra sede; molti di potersi presentare, per l’identificazione e la consegna codici, il secondo giorno anziché il primo, per intuibili motivi economici quantunque non dichiarati; altri, infine, di poterlo fare nello stesso giorno ma in fascia oraria diversa da quella indicata nel decreto. Soltanto queste ultime istanze sono state accolte; tutte le altre respinte per non pregiudicare l’ordinato svolgimento delle operazioni preliminari, rigorosamente disciplinate ed opportunamente scaglionate al fine di scongiurare il pericolo di un disordinato e caotico afflusso dei candidati. Peraltro il dettato del d.m. 16 dicembre 2005, che fissa il diario delle prove scritte, non lascia margine di discrezionalità alla commissione in ordine all’individuazione della sede di esame dei concorrenti o al calendario stabilito per la loro identificazione e la consegna codici.
    Qualche problema è sorto, come al solito, in sede di controllo (il 30 e 31 gennaio 2006) dei codici e del materiale di consultazione (testi normativi) presentato dai candidati. Per semplificare le operazioni e rendere uniforme la valutazione degli addetti ai controlli nelle due sedi, la commissione aveva predisposto un elenco, ancorché non tassativo, dei codici sicuramente ammissibili, ben consapevole che, a fronte della rigorosa previsione dell’art. 7 r.d. 15 ottobre 1925 n. 1860, secondo cui è consentita solo la consultazione dei nudi testi normativi, ormai quasi tutti i codici «non commentati» in commercio contengono tuttavia richiami interni, indicazione della novellazione normativa e degli interventi caducatori della Corte costituzionale, nonché diffusi «indici analitici», se non addirittura ampie «introduzioni» per singole materie. Qualche casa editrice ha trovato la sua fortuna proprio nella predisposizione di codici «maliziosi», ad uso dei concorrenti, ricchi di richiami e di collegamenti certamente non ammissibili, oltre che di indici eccessivamente analitici; il codice delle leggi amministrative della Simone, ad esempio, contiene un indice analitico di oltre quattrocento pagine, più corposo cioè anche di qualche testo manualistico, che può rappresentare, per chi non sia digiuno della materia, un contributo importante per lo svolgimento del tema. Nel corso degli anni, purtroppo, si sono andate man mano allargando le maglie dei controlli, dapprima tollerando i richiami normativi inseriti nel testo degli articoli, poi le note recanti collegamenti tra norme (e quindi tra istituti), indi quelle contenenti sentenze della Corte costituzionale anche con stralci di motivazione, infine ammettendo delle compilazioni normative con inammissibili indici analitici o prefazioni.
    A mio avviso, sull’esperienza tutto sommato negativa di questo esame (limitatamente all’aspetto in discussione), nel quale ci si è illusi di poter distinguere sulla base di una valutazione quali-quantitativa il materiale ammissibile e non, sarebbe invece preferibile un atteggiamento estremamente rigoroso da parte della commissione esaminatrice, secondo cui dovrebbe essere escluso, senza la bilancia del farmacista, tutto il materiale (compresi i codici) contenente qualsiasi nota o richiamo, ad eccezione di quelli che indicano novellazioni normative o dichiarate illegittimità costituzionali, e dovrebbero sempre essere «sigillati» gli indici analitici. Difatti vengono continuamente messi in commercio codici e raccolte sistematiche di testi normativi, cosicché non è in concreto possibile esaminare preventivamente; né può farlo la commissione al momento della consegna di detto materiale da parte del candidato, non potendo riunirsi in plenum ogni volta per risolvere i casi dubbi, anche per la concreta difficoltà di comunicare immediatamente all’altra sede le proprie determinazioni in relazione ad uno specifico caso. Risulta pertanto elevato il rischio di creare disparità di trattamento, potendo alcuni commissari consentire l’accesso di materiale che altri respingono. Restringendo invece al massimo l’area di discrezionalità nel valutare la «regolarità» del materiale, si assicurerebbe ai partecipanti un trattamento uniforme, disincentivando nel contempo la commercializzazione di costosissime compilazioni normative «maliziose», con conseguente discriminazione del candidato meno abbiente, ma soprattutto si rispetterebbe lo spirito e la lettera del menzionato art. 7 r.d. 15 ottobre 1925 n. 1860, tuttora vigente.
    Altre strade però dovrebbero essere percorse per risolvere in nuce tale annoso problema.
    La prima, anche se impopolare e non del tutto agevole, potrebbe essere la pubblicazione e la relativa commercializzazione da parte dell’Istituto poligrafico dello Stato ed a cura del ministero di giustizia di un corpus iuris ufficiale, con periodici aggiornamenti, da utilizzare — ad esclusione di ogni altro — nei pubblici concorsi. Tale scelta, che potrebbe essere definita «imprenditoriale», sarebbe però certamente osteggiata dai tanti editori giuridici e dalle relative lobbies, per cui risulterebbe più agevole la strada di introdurre una sorta di imprimatur ministeriale sulle compilazioni normative destinate ai concorsi pubblici, con la conseguenza che soltanto le pubblicazioni munite dello speciale visto potrebbero trovare accesso in sede di esame. Questa soluzione, che non pregiudicherebbe gli interessi della categoria degli editori, comporterebbe semplicemente l’istituzione, presso il ministero di giustizia, di un’apposita commissione di esperti incaricati di vagliare le pubblicazioni autorizzabili. Per contro metterebbe davvero tutti i candidati sullo stesso piano, calmiererebbe il relativo mercato librario e certamente semplificherebbe al massimo le operazioni di controllo da parte delle commissioni d’esame.
    4. - L’individuazione delle misure di sicurezza da adottare per assicurare la genuinità delle prove ha segnato momenti di confronto e di qualche composto dissenso tra l’ufficio concorsi, legato a prassi inveterate anche se proprio per questo collaudate, e la commissione, secondo cui le vecchie regole dovevano essere adeguate alle peculiarità di questo esame, caratterizzato da un numero molto elevato di partecipanti (18.353) e dalla novità della doppia sede.
    In primis si è tentato in tutti i modi di attivare un sistema di video-sorveglianza, che consentisse il costante controllo, da parte di personale specializzato numericamente limitato, di tutti i locali d’esame e degli accessi. Tale obiettivo, però, non è stato raggiunto perché la vecchia struttura dell’Hotel Ergife avrebbe richiesto, a detta degli esperti incaricati dal ministero, interventi laboriosi e molto costosi. Ciò ha comportato, per par condicio, la non attivazione della video-sorveglianza neppure presso la fiera milanese, la cui struttura invece è all’uopo predisposta con apparecchiature nuove e funzionali. Non v’è dubbio che in futuro tale forma di controllo, ovviamente nel rispetto della normativa in materia di privacy, dovrà essere assicurata in via prioritaria, offrendo risultati di gran lunga migliori a costi molto più contenuti, pur non volendo considerare il sicuro «effetto dissuasivo» di tale modalità di vigilanza nei confronti di candidati «malintenzionati».
    Neppure è stato possibile, stavolta per obiettivi motivi tecnici, ottenere la schermatura totale delle sedi di esame dalle onde radioelettriche al fine di paralizzare il funzionamento di telefonini ed altri congegni tecnologici per la trasmissione di dati. Si è cercato di ovviare utilizzando rilevatori mobili di conversazioni in atto, azionati da operatori specializzati dipendenti del ministero delle comunicazioni, oltre che ricordando ripetutamente ai candidati, anche con cartelli, il divieto di introdurre simili apparecchiature nei locali d’esame e le gravi conseguenze per i trasgressori (esclusione dal concorso).
    Si è ritenuto inoltre opportuno vietare l’introduzione nei locali d’esame di borse e contenitori di qualsiasi genere, compresi marsupi e borsette da donna, consentendo l’ingresso solo di buste contenenti generi alimentari o altri indispensabili effetti personali. Questa scelta, mai operata prima d’ora, non ha suscitato il temuto malcontento, rivelandosi utile ed opportuna sia per avere in parte decongestionato i ristretti spazi a disposizione dei candidati (in particolare a Roma), sia per aver risparmiato al personale di vigilanza le non piacevoli e non celeri operazioni di perquisizione delle borse, consentendo allo stesso di dedicarsi ad altre incombenze, sia infine per aver sbarrato una possibile via di imbosco di materiale non ammesso.
    Altra innovazione introdotta con successo in questo concorso, raccomandata quindi vivamente alle future commissioni d’esame, è la disciplina dell’utilizzo delle toilettes da parte dei candidati. Ribadita la notevole insufficienza — dal punto di vista quantitativo — della struttura romana, aggravata dalla circostanza che il numero dei bagni riservati agli uomini è triplo rispetto a quelli riservati alle donne, pur essendo ormai le candidate almeno il doppio dei loro colleghi, è dato di comune esperienza che le lunghe e affollate file per accedere ai servizi rappresentano un’occasione ideale per lo scambio di idee (o di materiale), essendo pressoché impossibili adeguati controlli nella calca costituita da centinaia di persone a contatto di gomito; senza dire che questa moltitudine eloquente, quando non vociante, arreca disturbo ai candidati che occupano postazioni vicine ai servizi, impedendo loro di lavorare tranquillamente.
    Per evitare tutto ciò si è imposto a chi voleva utilizzare il bagno, fermo restando il generale divieto di farlo prima che fossero trascorse due ore e mezza dalla dettatura del tema, di ritirare, presso una postazione allo scopo organizzata, un numero progressivo, per non perdere la priorità, e di tornare immediatamente al proprio posto, ove attendere l’avviso, attraverso altoparlante, della possibilità di accedervi, rivolto periodicamente dal personale addetto ad un numero di candidati adeguato alla capienza dei servizi, in tal modo risparmiando agli utenti notevoli perdite di tempo e soprattutto evitando la formazione di lunghe file, con le relative conseguenze. Secondo detta disciplina, una volta chiamato il suo numero, il candidato avrebbe potuto utilizzare il bagno, dopo aver depositato, presso la postazione sopra menzionata, la busta contenente il proprio lavoro, da riprendere all’uscita. Tale cautela per evitare che lo stesso potesse essere sottratto o copiato in sua assenza; inoltre, il conteggio delle buste in deposito si è rivelato utile, consentendo ai vigilanti di calcolare esattamente, in ogni momento, quante persone si trovavano nelle toilettes e quindi di meglio disciplinarne l’accesso.
    Rigorosa attuazione, poi, si è ritenuto di dare al divieto di lasciare i locali di esame prima del trascorrere di quattro ore dalla dettatura della traccia, imponendolo, oltre che ai candidati intenzionati a ritirarsi o a consegnare il tema, a tutto il personale di vigilanza e finanche ai componenti della commissione.
    A tal fine, immediatamente prima della dettatura, è stata richiamata detta prescrizione, invitandosi a lasciare le aule tutti coloro (in particolare il personale di vigilanza) che non avrebbero potuto o voluto rimanervi per almeno altre quattro ore. In proposito per il futuro si suggerisce ai responsabili dell’ufficio concorsi di tenere presente tale obbligo di permanenza nell’assegnazione dei turni di vigilanza, per non creare malintesi ed ottenere dunque il «consenso informato» del personale addetto, magari strutturando i turni in maniera che quello iniziale (delle ore 7, per intendersi) abbia termine appena prima della dettatura della traccia (che mediamente avviene verso le ore 11-12). Sarebbe inoltre opportuno prevedere, per il secondo giorno di esame, una diversa localizzazione del personale, assegnando a ciascun vigilante un’aula o un settore differente da quelli del primo giorno, per evitare la possibilità di «sorvegliare» nei due giorni i medesimi candidati e quindi per impedire qualsiasi eventualità di organizzare «particolari contatti».
    Si è poi deciso, contrariamente alla consuetudine formatasi negli ultimi concorsi, di richiedere ai candidati la riconsegna di tutti i fogli recanti il timbro della commissione ad essi consegnati, utilizzati o meno che fossero. Tale determinazione è apparsa innanzi tutto più consona ai dettami normativi, giacché non a caso l’art. 6 del menzionato regolamento del 1925 fa riferimento alla carta sulla quale i temi devono essere «scritti» e «copiati»: l’uso dei due verbi è evidentemente riferito alla brutta ed alla bella copia; in secondo luogo, la disponibilità da parte della commissione della c.d. brutta copia e dell’eventuale «schema» o «scaletta» è certamente utile, anche e soprattutto per il candidato bravo e preparato, consentendo ai correttori di valutare la tecnica di elaborazione del tema e l’autonomia creativa dell’autore, oltre che — ovviamente — di meglio interpretarne la grafia in caso di bisogno. Il mancato rispetto di tale prescrizione, però, non può essere sanzionato, sia perché non previsto dalla norma sia perché non è in concreto verificabile; infatti i candidati possono chiedere durante la prova altri fogli bianchi e, una volta diventato anonimo l’elaborato dopo l’operazione di abbinamento delle buste, non è possibile verificare se ciascuno abbia riconsegnato tutti i fogli ricevuti.
    Sono state altresì disciplinate rigorosamente le operazioni di allattamento per le candidate autorizzate dal Csm, nell’intento di evitare, o quanto meno sorvegliare, ovviamente nel corso delle prove, ogni contatto delle stesse con gli affidatari del lattante.
    A chiusura di questo paragrafo deve purtroppo segnalarsi che, ad eccezione dei pochi specializzati «ministeriali» e di qualche altro scrupoloso e serio responsabile della vigilanza, il personale civile incaricato dei controlli nelle aule, almeno per quanto concerne la sede romana, ha lasciato molto a desiderare, in genere dimostrandosi inefficiente e del tutto inadeguato alle consegne: soggetti svogliati, distratti, demotivati, spesso «impegnati» in letture, discussioni o lunghe meditative «pause di riflessione». Non infrequenti i capannelli di vigilanti che, completamente disinteressandosi delle vicende dell’esame, disturbavano con incontrollati parlottii la concentrazione dei candidati. In definitiva anche i sorveglianti dovevano essere «sorvegliati» dai commissari, che sovente li hanno richiamati all’ordine.
    Chi scrive ben conosce le difficoltà concrete per trovare, nei diversi uffici giudiziari, dei volontari per la sorveglianza, tanto più che il compenso previsto è irrisorio, tuttavia ritiene che il problema andrebbe risolto una volta per tutte, magari con incentivi anche di natura economica, così da poter effettuare, tra molti aspiranti, una vera e propria selezione, che non prescindesse peraltro dalle informazioni e referenze del dirigente dell’ufficio di appartenenza. Evidentemente questo comporterebbe un’ulteriore incombenza per l’ufficio concorsi, che dovrebbe predisporre quasi dei «quadri permanenti» di sorveglianti «affidabili». Valida alternativa sarebbe quella di delegare, ove fosse possibile, la sorveglianza non a personale civile, ma a corpi di polizia (provinciale, comunale, statale) o ai carabinieri. Pienamente soddisfacente, infatti, si è rivelato il contributo fornito dal personale della polizia penitenziaria, sempre rigoroso, scrupoloso, diligente e disponibile.

    5. - Uno dei momenti più importanti e qualificanti del concorso è senza dubbio quello della scelta dei temi, oggetto di tante discussioni e fantasticherie. Nell’attuale disciplina l’onere di tale scelta è posto a carico della commissione ristretta, composta da sette membri effettivi (presidente, vicepresidente, tre professori universitari, due magistrati) e cinque supplenti (tre professori universitari e due magistrati). A mio avviso, secondo una rigorosa interpretazione delle disposizioni normative, in difetto di precisazioni sul punto, solo i primi dovrebbero provvedere alla scelta e formulazione delle tracce, entrando in campo i supplenti — per definizione — esclusivamente nell’ipotesi di indisponibilità dei titolari. Nondimeno ho ritenuto opportuno, per non rinunciare a preziose competenze e più ampi contributi, e quindi nell’ottica di un risultato migliore, il coinvolgimento anche dei supplenti in tale ponderoso incombente, riservando ovviamente ai soli titolari la risoluzione di eventuali conflitti decisionali.
    Per assicurare la massima trasparenza e segretezza di tale momento topico ed impedire la possibilità — ancorché remota per la serietà ed affidabilità dei commissari — di «perdita di notizie», si è unanimemente ritenuto preferibile rinviarlo alla mattina stessa di ciascuna prova, senza alcuna predefinizione, neppure a grandi linee, di eventuali «aree» d’interesse; negli incontri preliminari, infatti, si sono stabiliti soltanto criteri orientativi generali, quali l’individuazione di argomenti che, quantunque non facilmente prevedibili, non risultassero ermetici o particolarmente ardui, ma consentissero di saggiare preparazione e maturità del candidato, la piena assimilazione dei principî generali, la sua capacità di elaborarli, di ragionare e di muoversi disinvoltamente nell’ambito del nostro ordinamento giuridico e di quello comunitario, oramai collegato ed imprescindibile, cercando possibilmente, essendo esclusa dall’esame scritto di questo concorso una delle tre materie basilari, tematiche interdisciplinari, non dipendenti solo dalla conoscenza di una specifica decisione giurisprudenziale o di un particolare atteggiamento della dottrina. (Omissis)
    La riconosciuta esigenza di formulare le tracce la mattina stessa dell’esame e quella di non ritardare eccessivamente la loro dettatura, per evitare ai candidati un ulteriore motivo di stress, ha imposto il pernottamento dell’intera «commissione dei dodici» presso l’Hotel Ergife per rendere possibile l’inizio dei lavori puntualmente alle ore 6 del giorno successivo, senza pericolo di differimenti dovuti a ragioni di traffico o altro.
    L’art. 18 l. 48/01 stabilisce che, per i tre concorsi «semplificati» da essa previsti, le materie oggetto della prova scritta vengano «sorteggiate» nell’imminenza della prova stessa.
    Per conferire visibilità e trasparenza anche a questo importante momento ed evitare illazioni, peraltro già in circolazione, sul «pilotaggio» delle relative operazioni, si è ritenuto d’invitare a presenziare ad esse i candidati ed in effetti, entrambe le mattine, diversi concorrenti sono stati presenti al sorteggio, effettuato proprio da uno di essi. Questa innovazione, che si consiglia di ripetere nel prossimo concorso, è stata accolta dai candidati con molto favore e meraviglia, conferendo in definitiva maggiore credibilità alle operazioni concorsuali in genere.
    Immediatamente dopo il sorteggio della materia, la commissione, senza l’assistenza del segretario, ha iniziato la discussione sulla scelta concreta dei temi da imbustare, riuscendo a predisporli in tempi contenuti sì da poter dare inizio alla prova non appena ultimate le operazioni di identificazione e di accesso dei candidati nelle due sedi di esame. Ciascun commissario era stato da tempo invitato a predisporre tracce di temi, senza limiti numerici o di competenza per materia, con l’unico vincolo di non comunicarli preventivamente ai colleghi, neppure al presidente, in modo da responsabilizzare ciascuno in ordine alla segretezza delle proprie proposte. Delle tracce concordate si è poi fatta una valutazione globale e comparativa per contenere gli effetti aleatori del sorteggio. I temi delle due prove venivano, quindi, così formulati:
    Diritto amministrativo
    «1) Individuati i caratteri del giudicato amministrativo, si prendano in esame gli effetti del giudicato amministrativo di annullamento degli atti della procedura espropriativa sulla reintegrazione dei diritti reali lesi, senza trascurare la ricognizione dei successivi poteri della pubblica amministrazione.
    2) Ammissibilità e limiti della modificazione e della rinegoziazione delle clausole negoziali, con particolare riferimento agli accordi procedimentali e ai contratti ad evidenza pubblica.
    Brevi cenni ai profili di giurisdizione.
    3) Individuata la distinzione tra illegittimità successiva e illegittimità derivata del provvedimento amministrativo, si esaminino gli effetti sul contratto dell’annullamento dell’aggiudicazione nelle procedure ad evidenza pubblica».
    Diritto penale
    «1) Il candidato esamini l’incidenza del diritto comunitario sul diritto penale, evidenziando i rimedi esperibili dal giudice nazionale in caso di contrasto tra norma comunitaria e norma interna; valuti, inoltre, gli effetti riflessi del diritto comunitario sulla fattispecie incriminatrice e sulle sanzioni e, in particolare, la compatibilità del reato previsto dall’art. 4, comma 4 bis, l. 13 dicembre 1989 n. 401, e successive modifiche, con i principî di libertà di stabilimento e di libera prestazione di servizi all’interno della Comunità europea.
    2) Il candidato esamini le problematiche derivanti dall’applicazione del principio dell’affidamento nel reato colposo e tratti della responsabilità penale derivante da una posizione di garanzia volta all’impedimento dell’altrui reato.
    3) Successione di norme integratrici della fattispecie penale, con particolare riferimento all’art. 323 c.p. e all’art. 576, 1° comma, n. 5, c.p.».
    Nei due giorni di esame risultava estratto, dal candidato offertosi volontario, il primo di essi; delle tracce non sorteggiate veniva data lettura, come previsto dalla norma.
    La consegna degli elaborati, alla fine di ciascuna prova, non ha creato problemi, essendo stata organizzata per singole file; in altri termini i candidati, allo scoccare dell’ora di chiusura, sono stati invitati ad imbustare il proprio tema ed a rimanere al loro posto, attendendo il turno per la consegna. Si è evitato in tal modo il formarsi di code ai banchi della commissione e conseguentemente sono stati portati a termine ordinatamente gli incombenti connessi alla chiusura della prova.
    Deve darsi atto, infine, della perfetta efficienza e funzionalità del servizio di videoconferenza predisposto tra le due sedi di esame, che ha reso possibile seguire in simultanea da Milano l’estrazione e la dettatura delle tracce avvenute a Roma. Nella sede lombarda, inoltre, sugli schermi all’uopo approntati sono rimaste proiettate per un certo periodo le tracce onde facilitare le operazioni di copiatura di essi da parte dei candidati. Il servizio ha consentito, inoltre, di avere da Roma la visuale interna dei padiglioni della fiera ove si svolgevano le prove, mentre un ulteriore collegamento audio-video ha permesso in diretta la conversazione riservata tra la commissione ed il comitato di vigilanza.

    6. - Per quanto concerne infine i dati statistici, si segnala che su 18.353 candidati ammessi a sostenere le prove scritte nelle due sedi, se ne sono presentati complessivamente 6.372, di cui 2.710 a Roma e 3.662 a Milano; di questi, alla fine della prima prova (diritto amministrativo), ne sono rimasti complessivamente 5.330 e, dopo la seconda (diritto penale), 4.009. Deve, pertanto, procedersi alla correzione di 8.018 temi. (Omissis)
    Roma, 4 aprile 2006.

    III Correzione delle prove scritte

    1. - (Omissis). Questa terza relazione ha ad oggetto, come sopra indicato, la fase successiva alle prove scritte, con particolare attenzione alla correzione degli elaborati dei 4.009 candidati che hanno consegnato entrambe le prove.
    Dopo l’effettuazione di queste (in data 1° e 2 febbraio 2006) e la concentrazione — presso la sede del ministero di giustizia — dei plichi contenenti i lavori dei candidati, si procedeva, sempre ad opera della «commissione ristretta», alle operazioni c.d. di «abbinamento delle buste» e cioè al raggruppamento degli elaborati di ciascun concorrente, contrassegnati dal medesimo numero, e all’inserimento di entrambi in un’altra busta dopo averli resi anonimi, con le modalità prescritte dall’art. 8, 5° comma, r.d. 1860/25, come modificato dall’art. 1 d.p.r. 28/49.
    Alle menzionate operazioni presenziavano alcuni candidati «volontari», essendo stati avvertiti di tale possibilità — a mezzo altoparlante — tutti i partecipanti alla seconda prova scritta.
    Il 15 febbraio 2006 s’insediava la commissione esaminatrice nella sua intierezza, come previsto dall’art. 125 ter ord. giud., per iniziare i lavori di correzione. Ovviamente venivano preventivamente definiti i criteri per la valutazione degli elaborati scritti e delle prove orali e concordate le concrete modalità operative da seguire.
    Per quanto concerne i criteri finalizzati ad assicurare la formazione di giudizi oggettivi ed uniformi nella correzione delle prove scritte, la commissione deliberava all’unanimità che i singoli elaborati, per raggiungere la soglia dell’idoneità, avrebbero dovuto — innanzi tutto — presentarsi in corretta forma italiana, sotto il profilo terminologico, sintattico e grammaticale, ed evidenziare una padronanza della terminologia giuridica da parte dell’autore, essendo tali requisiti basilari per l’adeguata redazione di ogni provvedimento giudiziario. In secondo luogo l’elaborato avrebbe dovuto contenere pertinente ed esauriente trattazione del tema assegnato, da cui evincere, oltre ad una congrua cultura giuridica generale, la sufficiente conoscenza dell’istituto di riferimento e dei principî fondamentali della materia. Il candidato inoltre avrebbe dovuto dimostrare capacità di analisi dello specifico problema sottopostogli, prospettando soluzioni comunque logicamente argomentate in coerenza con gli istituti e principî regolanti la materia, ancorché non condivisi.
    Venivano anche concordati criteri di massima relativi all’esame orale, da ribadire e meglio puntualizzare prima dello stesso.
    Con riguardo alle modalità delle operazioni di correzione, si decideva di dare finalmente corretta applicazione all’art. 14 d.leg. 398/97, richiamato dall’art. 125 quater, comma 3 bis, ord. giud., che impone, con l’evidente finalità di velocizzare i lavori di correzione, qualora i candidati che hanno portato a termine la prova scritta siano più di trecento (ed in questo concorso, lo si ripete, sono 4.009), la formazione per ogni seduta di due sottocommissioni. Detta norma, essendo testuale il relativo dato, può solo essere interpretata nel senso che le due sottocommissioni — quando ne è obbligatoria la formazione, come nel caso di specie — devono, nei limiti del possibile, operare contemporaneamente; solo siffatta modalità, peraltro, consente di rispettare la soglia minima di elaborati da correggere mensilmente («di non meno di 320 candidati»), stabilita dal medesimo art. 125 quater.
    Veniva stabilito altresì che per un congruo periodo di tempo, individuato in tre settimane, gli elaborati sarebbero stati corretti dalla commissione nel suo plenum per favorire l’omogeneità delle valutazioni nonché la corretta e costante applicazione dei criteri sopra riportati; inoltre tale modus operandi avrebbe consentito a ciascun commissario di esprimere la propria motivata opinione su ogni elaborato e di ascoltare quelle degli altri, contribuendo così non solo all’approfondimento delle specifiche questioni giuridiche toccate dai temi, ma anche e soprattutto alla reciproca conoscenza dei commissari, della loro peculiare preparazione e delle particolari caratteristiche comportamentali di ciascuno (duttilità, equilibrio, capacità di argomentare, modo di esprimersi, disponibilità al dialogo, ecc.).
    Va subito detto che la decisione di far operare — a regime — due sottocommissioni in simultanea, oltre ad imporre ai commissari un ritmo lavorativo di notevole impegno, ha creato non trascurabili problemi alla struttura che, impreparata a tale evenienza, è risultata del tutto inadeguata sotto il profilo logistico al contemporaneo impiego di venti persone (diciotto commissari e due segretari). Invero, per l’esame contestuale dei lavori di ogni candidato, come prescrive la normativa, ciascuna delle due sottocommissioni, formate dal presidente e da otto componenti, deve scindersi in due collegi, e procedere alla contemporanea lettura, a voce medio-alta, degli elaborati del medesimo candidato, per cui nello stesso contesto temporale devono essere letti quattro temi diversi. Evidentemente è impossibile fare ciò in un unico locale, occorrendo, se non quattro stanze contigue, almeno due sale di una certa ampiezza, sempre che il tono di voce dei «lettori» sia contenuto.
    In concreto uno dei maggiori disagi che ha dovuto affrontare la commissione è stato, quindi, quello di non poter fare affidamento stabilmente su adeguati locali per operare, dovendo provvedere di volta in volta alla bisogna, e magari all’ultimo minuto, utilizzando ambienti occasionalmente disponibili, spesso non confortevoli e talvolta anche poco dignitosi, pur limitando — proprio per tale problema — l’impegno contestuale delle due sottocommissioni a soli tre giorni settimanali.
    A questo proposito mi sento di esprimere il più vivo apprezzamento per tutti i commissari che, con abnegazione e vero senso del dovere, hanno sopportato condizioni lavorative spesso assolutamente sfavorevoli e comunque del tutto inadeguate alla loro professionalità ed alla delicatezza dell’incarico espletato.
    È auspicabile, alla luce di detta esperienza, che l’ufficio concorsi, pur nella oggettiva penuria di locali disponibili nella sede del ministero, possa per il futuro attrezzarsi per fronteggiare la contemporanea operatività di due sottocommissioni d’esame, prescritto dalla normativa, reperendo, semmai anche al di fuori della struttura di via Arenula, locali adeguati, sì da consentire alla commissione un ordinato e programmato svolgimento dei lavori in tempi accettabili.
    Il calendario di correzione degli scritti, così organizzato, ha consentito, nonostante qualche imprevisto, di completare i lavori — valutazione di 8.018 elaborati — in nove mesi, compreso il periodo estivo, durante il quale le sedute si sono regolarmente tenute, eccezion fatta per la settimana di ferragosto. A tal proposito, a fronte di qualche iniziale resistenza alla scomoda «novità» di voler proseguire i lavori anche in agosto, deve evidenziarsi che il disposto dell’art. 125 quater ord. giud. precedentemente richiamato (aggiunto dall’art. 10 d.leg. 398/97) non lascia dubbi in merito, testualmente prevedendo «I componenti della commissione esaminatrice fruiscono del congedo ordinario nel periodo compreso tra la pubblicazione dei risultati delle prove scritte e l’inizio delle prove orali». Appare dunque arbitraria, anche se entrata nella prassi dei precedenti concorsi, la sospensione dei lavori in concomitanza delle ferie estive, giacché finirebbe col gratificare i commissari d’esame di un ulteriore e non previsto periodo di congedo ordinario.
    Le correzioni si sono di regola articolate complessivamente, considerata cioè l’attività di entrambe le sottocommissioni, in sedici sedute settimanali (otto antimeridiane ed otto pomeridiane) nel corso di ciascuna delle quali sono stati corretti mediamente gli elaborati di otto/dieci candidati. Ogni sottocommissione ha operato suddivisa in due collegi di quattro membri, delegati per una delle due materie per entrambe le sedute giornaliere. Alla fine della lettura dell’elaborato di competenza, ciascuno dei collegi, coordinati dal presidente, esprimeva la propria valutazione; in caso di pareri non unanimi (sia in ordine al raggiungimento della soglia dell’idoneità, sia in ordine al voto da assegnare), il tema veniva sottoposto alla rilettura dall’intera sottocommissione. Particolare attenzione veniva dedicata a quei candidati risultati largamente idonei in una delle due prove e non sufficienti nell’altra. Ad eccezione di rarissimi casi, riservati alla «plenaria» ai sensi dell’art. 12, ultimo comma, r.d. 1860/25 (come modificato infine dall’art. 1 d.p.r. 617/65) per richiesta del commissario dissenziente, ogni divergenza di valutazione ha sempre trovato composizione nell’ambito delle sottocommissioni.
    Si è rivelata opportuna la scelta (peraltro vincolata dalla normativa, come si è detto nella seconda relazione) di pretendere la consegna da parte dei candidati della «brutta copia», quantunque tale «pretesa», non essendo sanzionabile, non è stata da tutti osservata. Il raffronto tra «bella» e «brutta», infatti, non solo ha consentito — in casi dubbi — di verificare la genuinità dell’elaborato, ma ha spesso chiarito l’effettivo pensiero e la progressione argomentativa dell’autore (desumibile, ad es., da uno schema), e talvolta ha fatto imputare a fretta o distrazione errori ortografici o sintattici presenti solo in «bella». Non rari i casi, infine, in cui difficoltà di lettura, dovute a grafie particolari, sono state superate col ricorso alla «brutta», oltre a frequenti ipotesi di temi ricopiati solo in parte, nelle quali la valutazione non poteva prescindere dalla lettura della «brutta copia», talvolta scritta con abbreviazioni o linguaggio da «Sms».
    Per quanto concerne le modalità di valutazione degli elaborati, la commissione si è attenuta alle prescrizioni della vigente normativa (art. 12 e 16 r.d. 15 ottobre 1925 n. 1860), supportata dalla prevalente giurisprudenza amministrativa e costituzionale (Corte cost. 466/00, Foro it., 2001, I, 757; 233/01, id., Rep. 2002, voce Avvocato, n. 82; 419/05, 420/05 e 28/06), assegnando il voto numerico solo ai temi ritenuti idonei e dichiarando «non idonei» gli altri, senza indicazione di voti o giudizi. Per gli elaborati idonei si è ritenuto, altresì, sufficiente — anche dopo l’entrata in vigore della l. 241/90 — il c.d. punteggio alfanumerico, da intendersi quale formula sintetica, ma eloquente, da cui evincere la valutazione tecnica effettuata dalla commissione. Detta valutazione, infatti, essendo espressione di giudizio e non atto provvedimentale, non può ricomprendersi nelle previsioni dell’art. 3 menzionata l. 241/90, a parte la considerazione che il punteggio numerico è espressamente previsto dalla norma che disciplina l’esame in questione (in tal senso, Cons. Stato, sez. IV, 19 luglio 2004, n. 5175, id., Rep. 2005, voce Concorso a pubblico impiego, n. 109; nella stessa direzione, ex multis, le sentenze 543/98, id., Rep. 1998, voce Impiegato dello Stato, n. 525; 14/99, id., Rep. 1999, voce Concorso a pubblico impiego, n. 115; 5073/00, id., Rep. 2000 voce cit., n. 187; 5635/01, id., Rep. 2002, voce Avvocato, n. 83; 1162/03, id., Rep. 2003, voce cit., n. 108; 4084/03, id., Rep. 2004, voce Concorso a pubblico impiego, n. 120; 8320/03, ibid., voce Avvocato, n. 102; 6155/04, id., 2005, III, 382, e, da ultimo, 6169/06). (Omissis)
    A tal proposito s’impone una riflessione. È sotto gli occhi di tutti, e la storia non è nuova, che mentre i magistrati ambiscono a far parte della commissione de qua, tanto che — a fronte di numerose «dichiarazioni di disponibilità» — il Csm si è determinato da qualche tempo a procedere al sorteggio dei componenti togati, scarso interesse a partecipare (ed in genere poco entusiasmo) dimostrano invece i docenti, non raramente «sollecitati» ad accettare l’incarico dai rettori o da «amici» del consiglio superiore. La ragione è evidente e comprensibile. I docenti universitari, oltre a non avere alcun vantaggio economico come del resto anche i membri togati, non traggono alcun beneficio dalla partecipazione in questione né sotto il profilo lavorativo, in quanto i loro impegni accademici rimangono inalterati, né sotto quello del riconoscimento a fini di carriera. Se si aggiunge che talvolta i professori universitari esercitano anche attività forense, si comprende come la partecipazione ai lavori della commissione possa essere da essi considerata non gratificante ed una mera «perdita di tempo». Da qui la «crisi di vocazioni» sempre crescente, con conseguenti dimissioni a catena dei docenti, anche in corso d’opera, ed estrema difficoltà di sostituzione.
    Ed allora, se la norma relativa alla composizione della commissione d’esame resta immutata quanto alla necessaria presenza dei professori universitari — e chi scrive lo auspica vivamente, ritenendo irrinunciabile il contributo dei docenti per l’esperienza didattica, la confidenza con gli esami, il differente approccio agli insegnamenti, la diversa forma mentis, ecc., a parte l’approfondita e specifica preparazione giuridica nella loro materia — occorre che le competenti istituzioni (Csm e ministeri interessati) propongano validi e concreti incentivi per stimolare l’interesse dei professori all’incarico; quanto meno, ad esempio, consentendo un’adeguata riduzione dei loro concomitanti impegni accademici e magari riconoscendo una qualche valenza «curriculare» ad un’encomiata partecipazione alla commissione. Diversamente, sempre ammesso che si trovino docenti di livello disposti ad accettare l’incarico, è probabile che siano scarsamente motivati, poco disponibili e pronti all’abbandono alla prima difficoltà.
    Un altro accorgimento che ritengo certamente utile è quello di reiterare l’interpello ai docenti interessati appena prima della nomina, in quanto la dichiarazione di disponibilità potrebbe essere stata da essi rilasciata da molti anni ed in presenza di condizioni personali e lavorative affatto diverse. A conforto dell’assunto che precede si segnala che nella nostra commissione, finora si sono avvicendati, con giustificazioni varie, sei docenti per gli otto posti riservati ai professori universitari.
    Terminata la correzione degli elaborati (il 20 novembre 2006) si è posto il problema dell’ordine di apertura delle buste contenenti i nomi dei candidati per attribuire i temi ai rispettivi autori. Essendo non trascurabili gli effetti, soprattutto con riferimento alla consueta comunicazione confidenziale dei risultati a qualche interessato, lo scrivente ha ritenuto di investire della scelta il plenum e non decidere ex autoritate come sempre avvenuto in precedenza.
    Si profilavano tre possibilità, ciascuna delle quali con vantaggi e svantaggi: 1) aprire prima le buste relative ai candidati ammessi agli orali, come consuetudine; 2) seguire l’ordine progressivo della numerazione delle buste (da 1 a 4.009); 3) aprire prima quelle dei «non idonei». La terza possibilità veniva scartata quasi all’unanimità; delle altre due prevaleva, seppure di misura, la seconda che, ex post, si rivelava la più opportuna quantunque innovativa.
    La scelta, infatti, innanzi tutto ha determinato una costante attenzione da parte dei commissari, che hanno partecipato con interesse dal primo all’ultimo giorno delle operazioni; in secondo luogo ha evitato che l’ufficio concorsi del ministero fosse tempestato, prima della completa apertura delle buste, di richieste d’informazione degli interessati; in terzo luogo ha limitato al massimo la «fuga di notizie», che comunque non poteva che essere parziale e limitata a qualche singolo candidato. La tempestiva pubblicazione dei risultati complessivi (il giorno successivo a quello di apertura dell’ultima busta) mediante contemporanea affissione presso gli ingressi del ministero di giustizia e divulgazione attraverso il sito Internet ministeriale, ha fatto il resto, assicurando una tranquilla gestione di questa fase del concorso da parte dei commissari e dei competenti uffici di via Arenula.
    L’apertura delle buste per l’identificazione dei candidati non ha presentato particolari problemi e comunque la commissione ha superato questioni meramente formali che non compromettevano la sicura attribuibilità degli elaborati.
    Il 23 novembre 2006 la commissione, in seduta plenaria, subito dopo la conclusione delle operazioni di apertura delle buste, procedeva al sorteggio delle corti d’appello per stabilire l’ordine di svolgimento degli esami orali nonché all’approvazione del relativo calendario predisposto dallo scrivente. La decorrenza delle dette prove è stata fissata per il 26 febbraio 2007 in considerazione sia del periodo di congedo ordinario di cui devono godere i commissari, sia del tempo necessario per la notifica del calendario agli ammessi, sia delle esigenze operative dell’ufficio concorsi, impegnato dal 22 gennaio 2007 nelle preselezioni per il prossimo concorso. Si è fissato poi un ulteriore incontro della commissione, prima dell’inizio del periodo di congedo ordinario, per il conferimento delle deleghe in relazione alle materie oggetto dell’esame orale, al fine di consentire ai commissari uno specifico approfondimento delle stesse.
    Ed ora qualche spunto di riflessione suggerito dagli allegati dati statistici.
    Erano presenti alle prove scritte (il primo giorno) 6.354 candidati, e cioè il 34,62 per cento di quelli ammessi (18.353) e solo il 15,30 per cento di quelli che avevano presentato domanda di partecipazione (41.527). Evidentemente nel lungo lasso di tempo intercorso tra il bando e l’effettuazione del concorso (quasi due anni), molti aspiranti hanno trovato una diversa occupazione o hanno comunque cambiato idea. Degli effettivi partecipanti, 4.594 (72,30 per cento) gli esonerati dalle preselezioni, mentre 1.760 (27,69 per cento) gli altri. Un dato certamente singolare è che 240 candidati, passati attraverso le preselezioni, non si sono poi presentati agli esami.
    Alla fine delle prove hanno consegnato entrambi gli elaborati, come si è detto, in 4.009, e cioè il 63 per cento dei partecipanti agli scritti; di essi 2.807 tra gli esonerati dalle preselezioni e 1.202 tra i «preselezionati». Quindi il 68,29 per cento di questi ultimi ed il 61,10 per cento dei primi.
    Superavano poi le prove scritte 212 concorrenti esonerati dalle preselezioni e 130 non esonerati. Sono stati quindi ammessi agli orali percentualmente più concorrenti che hanno superato lo scoglio della prova preselettiva (7,38 per cento) degli altri (4,61 per cento), con ovvie considerazioni circa il rispettivo livello medio di preparazione.
    Sono risultati ammessi agli orali un numero di candidati (342) inferiore del 9 per cento rispetto ai posti messi a concorso (380), corrispondente all’8,53 per cento dei concorrenti che hanno terminato le due prove (4.009). Considerato che quasi la metà degli ammessi (44,15 per cento) ha riportato la votazione minima (24/40) ed il 63,45 per cento non ha comunque superato la soglia di 25/40, questo concorso ha evidenziato un livello medio di preparazione decisamente basso.
    Dei non idonei, il 77,37 per cento dei concorrenti (3.102) sono stati dichiarati tali in entrambe le prove; il 13,67 per cento (548) hanno riportato invece un’idoneità (208 in diritto amministrativo e 340 in diritto penale). Le prove di 17 candidati sono state invalidate per riconoscibilità dell’autore.
    Per quanto concerne il rapporto tra i sessi dei partecipanti, sono stati ammessi agli orali 165 uomini (48,24 per cento) e 177 donne (51,75 per cento), ma mentre i primi rappresentano il 10,83 per cento di quelli che hanno consegnato i temi ed il 7,20 per cento di coloro che hanno partecipato all’esame, le donne corrispondono al 7,11 per cento di quante hanno completato gli scritti e solo al 4,35 per cento delle iniziali partecipanti. Se ne potrebbe dedurre, con tutti i limiti di questa sorta di deduzioni, una maggiore cautela nel consegnare da parte degli uomini.
    Tra i distretti delle corti d’appello che vantano più ammessi, ancora una volta primeggia quella di Napoli (70), seguìta da quelle di Roma (51) e Bari (21); è quella di Perugia, però, a riportare il miglior risultato percentuale, essendo stati ammessi il 20 per cento dei partecipanti, a fronte del 12,24 per cento di Potenza e del 12 per cento di Firenze. Dei 26 distretti solo quello di Trento non annovera alcun ammesso.
    Un dato singolare, infine, è quello dell’esatta ripartizione degli ammessi tra le due sedi degli scritti: 171 a Roma ed altrettanti a Milano. In definitiva, quindi, le inevitabili differenze delle situazioni logistiche e ambientali evidenziate nelle due sedi non hanno influito sul risultato finale.
    Roma, 29 gennaio 2007.

    Il presidente della commissione
    CARLO M. GRILLO
     
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  2. angel_devil_7
     
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    A me hanno colpito due cose, l'elogio della Fiera di Milano (quando, con tutto il rispetto, il Presidente Grillo fisicamente non c'era) e la questione relativa alla Raccolta delle leggi della Simone. Anzi, sarebbe interessante sapere se comunque sono state ammesse agli scritti svolti a Febbraio 2006.
     
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    forumista di seconda generazione

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    Molto cortese questo Presidente a preoccuparsi per le tasche dei meno privilegiati per i Codici della Simone e poi non farsi sfiorare minimamente dal problema economico di un trasferimento in quel di Milano per concorrenti che per la maggioranza provengono dal Sud....
    Bà. Non ho parole. Solo l'idea che un concorso così importante per lo Stato si svolga in una sede differente da Roma mi pare una cosa fuori del mondo....
    ma probabilmente sono una statalista vecchio regime :P
     
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  4. L'Acchiappavvocati
     
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    Io ancora non ci credo che non lo fanno a Roma. Abbiamo accolto milioni di persone per i funerali del Papa e ci vogliono far credere che non siamo in grado di accogliere 25.000 persone per un concorso? Mah.
     
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  5. micheleAg
     
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    beh...tanto noi Siciliani (per logiche ragioni di vicinanza) andremo a MILANO...
    peccato...un paio di giorni di riposo nella città più bella del mondo dopo il concorso sarebbero stati decisamente graditi...

    il livello medio era molto basso...ma ha mai letto alcune sentenze dei suoi colleghi della Cassazione?da mero osservatore sono convinto che almeno 1000 concorrrenti (per essere ingeneroso) avevano un' OTTIMA PREPARAZIONE...

    Edited by micheleAg - 22/4/2007, 23:06
     
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  6. Diego75
     
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    CITAZIONE (micheleAg @ 22/4/2007, 01:04)
    il livello medio era molto basso...ma ha mai letto alcune sentenze dei suoi colleghi della Cassazione?da mero osservatore sono convinto che almeno 1000 concorrrenti (per essere ingeneroso) avevano un OTTIMA PREPARAZIONE...

    sono d'accordo! -_-
    a patto che gli almeno 1000 concorrenti non abbiano scritto "un ottima preparazione" senza apostrofo :shifty:


    P.S. micheleAg, nulla di personale! Sicuramente sei incorso in una svista occasionale, ma la battuta te la sei chiamata :)
     
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  7. micheleAg
     
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    CITAZIONE (Diego75 @ 22/4/2007, 20:44)
    CITAZIONE (micheleAg @ 22/4/2007, 01:04)
    il livello medio era molto basso...ma ha mai letto alcune sentenze dei suoi colleghi della Cassazione?da mero osservatore sono convinto che almeno 1000 concorrrenti (per essere ingeneroso) avevano un OTTIMA PREPARAZIONE...

    sono d'accordo! -_-
    a patto che gli almeno 1000 concorrenti non abbiano scritto "un ottima preparazione" senza apostrofo :shifty:


    P.S. micheleAg, nulla di personale! Sicuramente sei incorso in una svista occasionale, ma la battuta te la sei chiamata :)

    beh ,mi sembra che esistano i REFUSI...non amo perdere troppo tempo a correggere ciò che scrivo al computer (salvo le e mail di carattere ufficiale e gli interventi nel blog di Beppe Grillo)...preferisco abbreviare,non usare le maiuscole e non perdere tempo a rileggere...soprattutto all'una di notte (e soprattutto dopo aver perso venti minuti per leggere la relazionedel "megapresidente")...ogni tipo di comunicazione ha diverse necessità di espressione...

    Edited by micheleAg - 22/4/2007, 23:53
     
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  8. Galvanor
     
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    Eddai, Caringella è un maestro in refusi... vuoi forse gufare il tuo collega non augurandogli lo stesso successo del Consigliere. L'ascia perderre, su!!!

    Che figata Milano. Io c'ero, ma lui dov'era??!? Non è che la relazione l'ha compilata Bonavolontà!?!? :P
    Ironico, poi, che la fiera di Milano sia idonea a fornire alloggio a tutti i candidati quando a Rho gli alberghi sono solo 3 (ed erano prenotati da oltre 4 mesi. Ma questo non lo dice nessuno...).

    Tutta questa segretezza mi onora. Prossimo esame possiamo fare un after: pizzeria, disco, cornetto caldo, estrazione temi e concorso (magari quest'ultimo lo anticipiamo verso le 5) ^_^



     
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  9. scorpioncina79
     
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    CITAZIONE (micheleAg @ 22/4/2007, 23:06)
    CITAZIONE (Diego75 @ 22/4/2007, 20:44)
    CITAZIONE (micheleAg @ 22/4/2007, 01:04)
    il livello medio era molto basso...ma ha mai letto alcune sentenze dei suoi colleghi della Cassazione?da mero osservatore sono convinto che almeno 1000 concorrrenti (per essere ingeneroso) avevano un OTTIMA PREPARAZIONE...

    sono d'accordo! -_-
    a patto che gli almeno 1000 concorrenti non abbiano scritto "un ottima preparazione" senza apostrofo :shifty:


    P.S. micheleAg, nulla di personale! Sicuramente sei incorso in una svista occasionale, ma la battuta te la sei chiamata :)

    beh ,mi sembra che esistano i REFUSI...non amo perdere troppo tempo a correggere ciò che scrivo al computer (salvo le e mail di carattere ufficiale e gli interventi nel blog di Beppe Grillo)...preferisco abbreviare,non usare le maiuscole e non perdere tempo a rileggere...soprattutto all'una di notte (e soprattutto dopo aver perso venti minuti per leggere la relazionedel "megapresidente")...ogni tipo di comunicazione ha diverse necessità di espressione...

    sicuramente il fatto che solo 1000 persone su 4000 hanno preso almeno un'idoneità è un dato abbastanza significativo!C'è indubbiamente un livello molto basso di preparazione rispetto a quello richiesto dalle commissioni!se poi il livello richiesto è troppo elevato rispetto alla preparazione necessaria per poter fare questo lavoro non sta a me giudicarlo, però è un dato di fatto che per loro solo 1000 candidati si stavano giocando il posto ed avevano elaborato temi quanto meno leggibili.
    per quanto riguarda le osservazioni che si possono fare in merito a questa relazione, posso dire che il concorso, a mio parere, si è svolto in modo trasparente e la commissione mi è sembrata molto seria. La relazione del presidente mi sembra la testimonianza della volontà della commissione di voler operare correttamente e velocemente. Anche se si è sottolineato di come spesso ciò sia impossibile o molto difficile perchè mancano gli strumenti adeguati per poter operare in tal modo.
     
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  10. micheleAg
     
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    il problema è che la commissione può essere seria al momento dell'elaborazione ma non al momento della correzione...
    peggio...può essere eccessivamente seria...pretendere, non si sa perchè, troppo

    vi invito inoltre ad una riflessione "statistica":è possibile che il numero degli ammessi sia pressocchè pari a quello degli altri concorsi in relazione ad un numero di partecipanti 10 volte maggiore?
    è possibile veramente che la percentuale di "bravi" sia scesa al 10 % rispetto a quella degli anni scorsi?
    così come,mi chiedo, è possibile che agli scritti di avvocatura la percentuale di ammessi in ogni corte di appello sia sempre uguale?
    a me sembra più probabile che si stabilisca PRIMA quanti devono passare,per ogni concorso...non pensate?
     
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  11. scorpioncina79
     
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    CITAZIONE (micheleAg @ 23/4/2007, 13:16)
    il problema è che la commissione può essere seria al momento dell'elaborazione ma non al momento della correzione...
    peggio...può essere eccessivamente seria...pretendere, non si sa perchè, troppo

    vi invito inoltre ad una riflessione "statistica":è possibile che il numero degli ammessi sia pressocchè pari a quello degli altri concorsi in relazione ad un numero di partecipanti 10 volte maggiore?
    è possibile veramente che la percentuale di "bravi" sia scesa al 10 % rispetto a quella degli anni scorsi?
    così come,mi chiedo, è possibile che agli scritti di avvocatura la percentuale di ammessi in ogni corte di appello sia sempre uguale?
    a me sembra più probabile che si stabilisca PRIMA quanti devono passare,per ogni concorso...non pensate?

    forse in parte è vero ciò che affermi,ma per quanto rigurda quello da uditore forse è meglio non fare paragoni con il precedente concorso!Le tracce erano nettamente più semplici, chiunque aveva preparato un minimo seriamente il concorso a mio parere sarebbe stato in grado di consegnare! I temi dell'ultimo concorso, invece, richiedevano una preparazione di anni di studio....Chi è andato tanto per provare, dopo solo qualche mese di studio, non aveva alcuna speranza...
    Credo che le tracce di questo concorso fossero veramente difficili e la scelta di proporre tali temi forse è derivata anche dalla costantazione della presenza di un gran numero di concorrenti e, quindi, della neccessità in qualche modo di sfoltire i lavori.....
    Detto ciò suppongo che ad ottobre non citroveremo di certo davanti a tracce molto più tranquille di queste!! :wacko:
     
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  12. vanina
     
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    In genere, tendo a ponderare bene le parole e a riflettere più attentamente prima di intervenire in una discussione. Ma, stavolta, leggere questa relazione, nella parte in cui si sottolinea il livello basso della preparazione dei candidati, mi ha proprio indignato! Lo dico con cognizione di causa...perchè ho consegnato e sono in quel 77%, anche se conoscevo bene entrambi gli argomenti delle tracce, in particolare quello di diritto amministrativo. Scusatemi la presunzione che sto dimostrando, ma sapete cosa penso?! Che la scarsa preparazione sia nei Commissari di concorso, ovvero in quei magistrati, professori universitari...Non c'era nessuno che fosse non voglio dire esperto, ma, perlomeno, con conoscenze professionali in diritto amministrativo; l'unico era un tal professore di diritto processuale amministrativo, che, dalle sue parti, non gode d una grande nomea...era un pubblico ministero fino a pochi anni prima, divenuto professore (straordinario) direttamente (ossia senza fare il percorso ordinario di dottorato, ricerca, associato...). La traccia era specialistica e complicata e non totalmente fondata sull'Adunanza Plenaria n. 2/2005, perchè si richiedevano anche delle cognizioni specifiche sul giudicato "amministrativo". E quale di quei giudici, il Pres. Grillo, forse?!, aveva cognizione del giudicato "amministrativo"?! Delle diatribe sull'esecuzione delle ordinanze cautelari, ad esempio?! Istituto sconosciuto ai processual-civilisti. Si spera, comunque, che, magari, anche gli "ignoranti", in senso etimologico, ovvero quei commissari che "non conoscevano" l'argomento, nel corso delle correzioni abbiano studiato, abbiano letto l'Adunanza Plenaria. Ma allora, perchè li ho sentiti, anche in convegni successivi allo svolgimento del concorso, disquisire di argomentazioni come dicono loro "inconferenti" (termine usato nelle loro sentenze di Cassazione), ovvero occupazione appropriativa-occupazione usurpativa...quando, invece, l'evoluzione della giurisprudenza ci aveva spiegato che non ha più senso operare una tale distinzione?! Scusate lo sfogo...ma mi sono proprio arrabbiata a sentirmi valutare con un giudizio di scarso livello da gente che, secondo me, oggi avrebbe serie difficoltà a superare il concorso! Poi se siano stati seri, buoni, trasparenti...bontà loro. Io continuo a ritenere che avrei meritato di superare il concorso e che, soprattutto, avrei svolto bene la professione. Ciò che, invece, non farò mai più!
     
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  13. stupito
     
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    Cari giovanotti, capisco che siete preparatissimi e potreste fare benissimo questo e altri più prestigiosi lavori (tar, corte conti, consiglio stato, avvocatura stato). Un pò di modestia, tuttavia, non potrebbe che farvi bene. Le prove, cari miei, non potete giudicarle voi, ma, appunto, gli esaminatori.
    Credo che pecchiate un tantino di prosopopea.Come diceva il divo Giulio, non basta aver (o creder di aver) ragione; occorre che qualcuno te la dia (la ragione).
    Andate a studiare, e state più calmi.
     
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  14. emy76
     
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    tu non c'eri nemmeno vero?
     
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  15. stupito
     
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    CITAZIONE (emy76 @ 28/4/2007, 11:24)
    tu non c'eri nemmeno vero?

    Ho fatto diversi concorsi. Alcuni li ho superati, altri no.
    In alcuni casi ho creduto, e credo tuttora, di aver fatto benne. Purtroppo non è andata bene. detto questo, non è che ogni volta che non sono riuscito ho pensato che ci fossero dei brogli, che i commissari fossero ignoranti od altro. Più semplicemente, ho pensato di non avere avuto quel pizzico di fortuna che, a parità di preparazione, è indispensabile affinchè quello che hai scritto venisse letto sotto la giusta "luce".
     
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27 replies since 19/4/2007, 22:00   6148 views
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