Bertolaso indagato

dimissioni respinte.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    ____

    Group
    Member
    Posts
    18,428

    Status
    Anonymous
    Giustizia, il codice della volpe
    così il Cavaliere cambia le regole
    di GIUSEPPE D'AVANZO

    IL disegno di legge contro la corruzione, annunciato da Silvio Berlusconi, non c'è perché non poteva esserci. Nel mondo meraviglioso di mister B., i fatti sono immaginari e la comunicazione sostituisce l'azione. Chi si ricorda del "piano casa"? Berlusconi: "Venerdì, faremo il provvedimento sul piano casa che avrà effetti straordinari sull'edilizia" (7 marzo 2009). Non se n'è avuta più traccia. E tuttavia, anche nel mondo fiabesco del Cavaliere, emerge con molta coerenza il principio di non contraddizione tutte le volte che sono in ballo gli affari, la storia e il destino del presidente del consiglio. Berlusconi che annuncia di voler inasprire le pene per i corrotti, di voler liberare il suo partito e quindi il Parlamento e il governo da "chi sbaglia o commette dei reati" è la volpe che pretende di essere custode del pollaio. E' una scena non disponibile in natura, a meno di voler credere che il bianco possa essere uguale e contrario al nero. A meno di non immaginare - ma chi è così ingenuo o stupido? - che il presidente del consiglio voglia allontanare dalle sue stanze gli uomini che lo hanno accompagnato nella sua avventura, pagando al successo dell'"uomo del fare" un alto conto giudiziario.

    Qualche nome soltanto, estratto dal "cerchio stretto" che lo circonda. Marcello Dell'Utri, condannato in primo grado per mafia; Massimo Maria Berruti, condannato per favoreggiamento nella storia delle tangenti alla Guardia di Finanza; Aldo Brancher condannato per falso in bilancio; Romano Comincioli impicciato in bancarotte fraudolente e false fatture. Birbantelli, birbaccioni, direbbe il Capo, che per suo conto si è scritto un curriculum da gran briccone. Ora che "chi sbaglia" dovrebbe pagare, vale la pena ricordare rapidamente gli "sbagli" del Cavaliere, discussi in sedici processi, quattro sono ancora in corso: corruzione in atti giudiziari per l'affare Mills; istigazione alla corruzione di un paio di senatori; fondi neri per i diritti tv Mediaset; appropriazione indebita nell'affare Mediatrade.


    Nei dodici processi già conclusi, in soltanto tre casi le sentenze sono state di assoluzione. In un'occasione con formula piena per l'affare "Sme-Ariosto/1" (la corruzione dei giudici di Roma). Due volte con la formula dubitativa e nel secondo caso - le tangenti alla Guardia di Finanza - il Cavaliere è stato condannato in primo grado per corruzione; dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche; assolto in Cassazione per "insufficienza probatoria".

    Riformato e depenalizzato il falso in bilancio dal governo Berlusconi, l'imputato Berlusconi viene assolto in due processi (All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato". Due amnistie estinguono il reato e cancellano la condanna inflittagli per falsa testimonianza (aveva truccato le date della sua iscrizione alla P2) e per falso in bilancio (i terreni di Macherio). Per cinque volte è salvo con le "attenuanti generiche" che si attribuiscono a chi è ritenuto responsabile del reato. Per di più le "attenuanti generiche" gli consentono di beneficiare, in tre casi, della prescrizione dimezzata che si era fabbricato come capo del governo: "All Iberian/1" (finanziamento illecito a Craxi); "caso Lentini"; "bilanci Fininvest 1988-'92"; "fondi neri nel consolidato Fininvest" (1.500 miliardi); Mondadori (l'avvocato di Berlusconi, Cesare Previti, "compra" il giudice Metta, entrambi sono condannati).

    Si può dire che buona parte della storia politica del Cavaliere sia stata consumata nel manipolare la legge per tenersi lontano da condanne probabili. Senza le amnistie, le riforme del codice (falso in bilancio) e della procedura (prescrizione) preparate dal suo governo, Berlusconi sarebbe considerato oggi un "delinquente abituale" e non un "birbantello". Difficile immaginare che il Cavaliere voglia espellere se stesso dal partito che ha creato, dalla maggioranza parlamentare che ha nominato, dal governo che presiede.

    Che il "giro di vite sulla corruzione" fosse soltanto un espediente per rassicurare un elettorato disilluso dal malcostume che affiora nello scandalo della Protezione civile, lo si era capito ieri. Non deve stupire - oggi - che la trovata da marketing politico non sia nemmeno riuscita a mostrarsi come il simulacro che sostituisce l'evento. Quando discute di sorvegliare e punire, il Cavaliere diventa terribilmente serio, gli cade l'umore, non ha voglia di barzellette. Vuole che il sorvegliare sia problematico e il punire improbabile. Lungo questa strada corre da anni e, sveltissimo, in questa legislatura. Un provvedimento di maggiore inibizione della corruzione avrebbe contraddetto, in modo radicale, tutte le sue politiche. Soprattutto due capisaldi: il processo breve e gli interventi sulle condizioni che consentono le intercettazioni telefoniche, unico modo per venire a capo dei crimini dei "colletti bianchi".

    Il "processo breve", si sa, non è altro che una prescrizione rapida. Solitamente, a fronte dei reati più gravi, uno Stato responsabile si concede un tempo adeguato per accertare il reato e punire i responsabili (la prescrizione non è altro). Più grave è il reato, più laborioso il suo accertamento, maggiore è il tempo che lo Stato si riconosce prima di considerare estinto il delitto. Dovrebbe essere così per la corruzione se non fosse che Berlusconi, dettando le regole del "processo breve" (gli servono per venir fuori dalla condanna nel processo Mills), considera quel reato non grave, una pratica penalmente lieve, socialmente risibile, così inoffensiva da meritare una depenalizzazione o una permanente amnistia.

    "Corrotto" e "corruttore" sono considerati attori sociali infinitamente meno pericolosi di "scippatore", "immigrato clandestino", "automobilista distratto". Interessa poco a Berlusconi, "uomo del fare", se i mercati dominati da distorsioni e "tasse immorali" (60 miliardi di euro ogni anno per la Corte dei Conti, un balzello occulto che equivale a una tassa di mille euro l'anno per ogni italiano, neonati inclusi) garantiscono benefici soltanto agli insiders della combriccola corruttiva. Come dimostra con vivacità lo scandalo della Protezione civile.
    Il governo dovrebbe intervenire contro la corruzione per rafforzare competitività perché i mercati corrotti sono segnati sempre da una bassa crescita (troppe barriere all'entrata, troppi rischi di investimento). Dovrebbe essere consapevole che è dimostrata la relazione tra il grado di corruzione di un "sistema" e la sua crescita economica. Dovrebbe, in altri termini, considerare il contrasto alla corruzione una priorità per rimettere in sesto in Paese. Ce lo chiedono peraltro anche gli organismi internazionali.

    Un rapporto del Consiglio d'Europa sulla corruzione in Italia, recentemente, ha rilevato che dalle nostre parti i casi di malversazione sono in aumento; le condanne sono diminuite; i processi non si concludono per le tattiche dilatorie che ritardano i dibattimenti e favoriscono la prescrizione; la normativa è disorganica; la pubblica amministrazione ha una discrezionalità che confina con l'arbitrarietà. Il gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d'Europa ha inviato all'Italia 22 raccomandazioni di stampo amministrativo (introduzione di standard etici, per dire), procedurali (per evitare l'interruzione dei processi), normative (nuove figure di reato). Le sollecitazioni sono rimaste lettera morta e si può dubitare che il presidente del consiglio abbia voglia di leggerle.

    Lo slogan "più severità contro la corruzione" è quel che è, soltanto un vivamaria elettorale, comunicazione politica per correre ai ripari dinanzi a pessimi sondaggi che segnalano il disincanto degli italiani in blu che hanno creduto in Berlusconi antipolitico e lo ritrovano identico a un leader politico della Prima Repubblica, "commissario ideologico" di un "sistema" che assicura affari e prebende ad amici, familiari, clientes. Alla fine, non fosse altro per salvare la faccia e affrontare la campagna delle Regionali, qualcosa verrà fuori, magari l'annuncio di regole per una maggiore trasparenza nella pubblica amministrazione, come chiede Renato Brunetta, per far sì che almeno lì "i fenomeni corruttivi si marginalizzino e diventino fisiologici". E' un'intenzione che difficilmente potrà farsi strada lungo gli accidentati percorsi parlamentari ostruiti dalle leggi ad personam (processo breve, legittimo impedimento, nuova legge immunitaria). Le parole di Berlusconi contro la corruzione resteranno quel che sono, la stravaganza di un imbonitore che vuole far credere che la volpe possa badare al pollaio.

    © Riproduzione riservata(20 febbraio 2010)

    http://www.repubblica.it/politica/2010/02/..._volpe-2366191/
     
    .
  2. ragionevolidubbi
     
    .

    User deleted


     
    .
  3. ragionevolidubbi
     
    .

    User deleted


    Nella rete di Letta
    M. Damilano

    La ragnatela c'è, il Ragno è invisibile. "Allora, ho parlato con Gianni che ha portato tutto a Bertolaso". "Sono qui a Palazzo Chigi, in sala d'attesa", si ripetono gli indagati al cellulare dove tutti conversano con tutti. Ma di lui neppure una telefonata in oltre quarantamila pagine di inchiesta, neanche un sms. È come la pipì dei gatti, si diceva un tempo di Giulio Andreotti quando non c'erano ancora le intercettazioni, ne avverti la presenza per l'odore, ma non la vedi mai. Così, in questi giorni il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il dottor Gianni Letta si muove nell'occhio del ciclone dove, si sa, regna la calma assoluta. Ma il Governante è tutt'altro che sereno. "Lo vogliono fermare nella successione a Berlusconi a palazzo Chigi. O nella corsa per il Quirinale", lamenta un amico deputato Pdl. Costretto per la prima volta a esporsi per difendere in pubblico il suo uomo di fiducia, Guido Bertolaso, anticipando perfino Berlusconi. Con il Cavaliere quasi disorientato da uno scandalo che non coinvolge direttamente la sua persona e la cerchia di Arcore, ma la presidenza del Consiglio come istituzione. E il suo direttore d'orchestra. Il suo mondo: quell'intreccio romano di buone frequentazioni, retorica, salotti, canottieri Aniene e messe mattutine che Letta coltiva da quando arrivò in piazza Colonna nel 1959, più di mezzo secolo fa, da redattore del 'Tempo', di fronte a palazzo Chigi, e non se n'è più andato. Una rete di relazioni informali che controlla il governo. Il Partito dei Commissari, potenti senza volto mai votati da nessuno che si presentano come servitori dello Stato, con al vertice il Commissario numero uno, Gianni Letta. Bipartisan, al servizio di tutti gli schieramenti, riservati, discreti, trasversali. Inodori e incolori, in apparenza. Come si usa nel Letta-monde. Un sistema che mette insieme centrodestra e centrosinistra, apparati statali e Vaticano. Angelo Balducci, l'arrestato numero uno, l'uomo chiave dell'inchiesta, è un fervente gentiluomo di Sua Santità, come Letta ma entrato dieci anni prima di lui nell'esclusivo club di vip papalini nominati con la benedizione della Curia vaticana. Per grazia ricevuta: in virtù dei buoni servigi offerti durante il Giubileo. A richiedere favori e raccomandazioni spuntano due ex segretari generali di palazzo Chigi, il direttore generale della Rai Mauro Masi e il presidente della Fieg Carlo Malinconico, più il vice-direttore generale della Rai Giancarlo Leone che discute con l'imprenditore Diego Anemone dell'inserimento nel cast di una produzione tv di Lorenzo Balducci, figlio di Angelo, e della lunghezza dei suoi capelli. Bertolaso, del gruppo, è il più fragoroso. Sempre in prima pagina e con robusti rapporti politici che ripercorrono la linea di discendenza del palazzo romano. Ogni dieci anni un salto di carriera e un padrino eccellente: nel 1990 arriva a palazzo Chigi con Andreotti. Nel 2000 è a fianco di Francesco Rutelli sindaco di Roma, come vice-commissario al Giubileo. "Rutelli è un allenatore eccezionale che ha fatto giocare al meglio una squadra di fuoriclasse", riassume, modesto come sempre. Della squadra fanno parte il vice-capo di gabinetto del sindaco Marcello Fiori, il responsabile lavori Maurizio Pucci. E il provveditore alle opere pubbliche del Lazio, Balducci.


    Va talmente bene che dopo quell'esperienza nel 2001 Rutelli si candida premier con il centrosinistra. Alla Squadra va ancora meglio: non si sono persi di vista, nel 2010, dieci anni dopo, sono ancora lì, al gran completo, tutti insieme. Con nuovi ruoli: Bertolaso è il super-sottosegretario, con la prospettiva di più alti incarichi. Balducci è presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, Fiori è al ministero dei Beni culturali, commissario straordinario agli scavi di Pompei, Pucci è direttore della Protezione civile del Lazio. Anche l'uomo del Vaticano per il Giubileo Crescenzio Sepe ha fatto carriera, è cardinale di Napoli. Riceve di prima mattina in arcivescovato Bertolaso quando il commissario è in città per la gestione dell'ermergenza rifiuti. "Mi sottopone le sue decisioni", si compiace il cardinale. E già: prima di tutto l'ossequio alle autorità costituite, prevede la tavola dei comandamenti del nuovo allenatore che protegge la Squadra: il Marcello Lippi di Palazzo Chigi, Letta.

    Peccato che lo stesso rispetto formale non valga quando si tratta dell'equilibrio tra le istituzioni. Fin dal 2001, con la sponsorizzazione del numero due del governo Berlusconi, parte l'equiparazione dei grandi eventi alle emergenze, con l'assegnazione dei pieni poteri a Bertolaso, tornato alla guida della Protezione civile. Per estendere il sistema, il felpato Letta si trasforma in una belva. Con l'inquilino del Viminale Giuseppe Pisanu sono scintille in Consiglio dei ministri. Un primo scontro è sui vigili del fuoco: competenze che Letta vorrebbe assegnare a Bertolaso e che Pisanu difende. Ma il conflitto riguarda anche la gestione di un eventuale attacco terroristico, questione centrale negli anni delle bombe nelle metro di Madrid e Londra. Letta prova a piazzare il capo della Protezione civile e con il ministro dell'Interno volano parole grosse. Risultato: oggi Pisanu è fuori dal governo. E il duo Letta-Bertolaso domina la scena.

    È con il ritorno del centrodestra a Palazzo Chigi, nel 2008, che il sistema delle ordinanze diventa la regola. Anche perché, intanto, Gianni è riuscito a convincere Berlusconi che i grandi eventi sono la leva per governare scavalcando votazioni parlamentari, controlli di legittimità, incursioni della Corte dei conti e della Ragioneria centrale dello Stato. Lo strumento ideale per il governo del fare, il più coerente con la concezione berlusconiana della politica. Con una Santa Trinità a dirigerlo: Silvio, Gianni e Guido. "Berlusconi è l'ideologo, Letta è il capo di Stato maggiore e Bertolaso il generale di campo", sintetizza il senatore del Pd Luigi Zanda, il più tenace avversario della trasformazione della Protezione civile in Spa. Un'ideologia che riguarda tutto il governo. Al ministero dei Beni culturali, che gode delle attenzioni privilegiate di Letta, il commissariamento è la norma. Piccoli Bertolaso crescono. C'è l'ex rutelliano Fiori, ex vice di Bertolaso, commissario agli scavi di Pompei. C'è l'enfant prodige Salvatore Nastasi, a trentasei anni è capo di gabinetto del ministro Bondi, direttore generale dello spettacolo dal vivo, commissario del Maggio fiorentino e del San Carlo che appassiona Letta e vice-commissario del Petruzzelli di Bari. Il commissario? Balducci, ancora lui. Al posto di Nastasi nel 2007 a Bari arriva Gaetano Blandini, direttore generale del cinema, altro protegé di Letta. "Siete formidabili", li coccola il sottosegretario. Formidabili soprattutto nello scalare posizioni. Blandini conquista la direzione della Siae. E nel decreto sulla Protezione civile spa compare un articolo che prevede l'inquadramento nel ruolo di dirigenti di prima fascia per i dipendenti di un ministero che abbiano cinque anni di anzianità come direttori: non c'entra nulla con i rifiuti ma calza a pennello per Nastasi. Un codicillo preparato dalla mente giuridica della Protezione civile di Bertolaso, l'avvocato dello Stato Ettore Figlioia, l'uomo che ha materialmente scritto il decreto, già consigliere legislativo di Rutelli ai Beni culturali. Da Rutelli a Letta: la Squadra continua a scambiarsi la palla. Fino a oggi. Quando si è scoperto che alcuni giocatori della Squadra facevano parte della Cricca.

    La nascita per decreto di una Spa di diritto privato, di proprietà al cento per cento della presidenza del Consiglio, sembrava essere la consacrazione del Sistema. Un trionfo per il regime dei Commissari, il vero partito egemone della maggioranza, mal sopportato dai ministri più forti politicamente, Giulio Tremonti, Claudio Scajola, i leghisti. Il ministro dell'Economia è taciturno e felice per la marcia indietro sul decreto Bertolaso e per il ridimensionamento di Letta, al pari di Gianfranco Fini, che vede azzoppato un temibile competitore nella corsa al Quirinale. Nel Palazzo i veleni sui Letta-boys circolano senza freni: "Personaggi per tutte le stagioni che si preparavano a tradire e offrirsi per un governo istituzionale se fosse caduto Berlusconi. Incredibile che Silvio possa essere colpito a causa loro".

    Incredibile che possa essersi incrinato il vertice della piramide, il mitico Letta. L'uomo che nessuno ha mai ascoltato parlare di politica e che è diventato il silenzioso, nascosto crocevia delle trame d'Italia. Alla vigilia del salto finale: da dipendente di Berlusconi a statista, premier o presidente della Repubblica, come Silvio comanda. Ma ora nella ragnatela rischia di finire invischiato anche il Ragno.

    (18 febbraio 2010)
    Espresso on line
     
    .
  4. ragionevolidubbi
     
    .

    User deleted


    "Tangenti pulite e fatturate"
    il business consulenze d'oro

    di GIUSEPPE D'AVANZO


    LA FIGURA, le mosse abusive, la fiacchezza morale di Achille Toro sono decisivi per comprendere che cosa è accaduto; perché; che cosa accadrà ora; in quale budello è finito Bertolaso; la "tangente pulita" che oggi definisce la corruzione italiana. Achille Toro è l'influente procuratore aggiunto di Roma. Sovraintende le inchieste contro la pubblica amministrazione marcia. Si sente in pectore il nuovo procuratore della Capitale (ahinoi, se non fosse stato costretto a dimettersi, non avrebbe avuto torto a crederlo).

    Quando le sue parole si manifestano nell'universo sonoro dell'inchiesta che esamina gli affari extra ordinem della Protezione civile, i pubblici ministeri di Firenze hanno già pronto il calendario delle loro iniziative. Due blocchi di arresti da eseguire nello stesso giorno dentro il sistema, direbbe Denis Verdini, cresciuto come una metastasi lungo il corpaccione ipertrofico della Protezione civile e nelle strutture di governo dei Lavori pubblici. L'uno e le altre sottomesse all'urgenza della politica di creare un cerchio chiuso e oligarchico di consenso e obbedienza. I prosecutors hanno sistemato una stabile ragnatela intorno agli attori che decidono e beneficiano degli appalti del Dipartimento di Guido Bertolaso. Comunicazioni, dati, informazioni, immagini, documenti confermano, senza ambiguità, la scena e il delitto. All'ombra del "vuoto di diritto", creato dall'emergenza, si è formata una consorteria affaristica. Vi fanno parte imprenditori, spesso scadenti per capacità industriale, alti funzionari dello Stato delle opere pubbliche, influenti giudici amministrativi - regionali e della Corte dei conti - addetti ai controlli che, al contrario, sono cointeressati, in proprio, agli affari dei controllati. In cima alla piramide, Guido Bertolaso, onnipotente per la mano libera che gli consente la legislazione straordinaria, dominante per il rapporto diretto, protetto, esclusivo con il sottosegretario Gianni Letta e il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. Bertolaso è al corrente di quel fondo fangoso? O, come dice oggi, è "parte lesa" perché non sa, non comprende, s'occupa di altro?

    Nell'inchiesta nata a Firenze, la mappa degli illegalismi, che ha il suo centro nella Protezione civile, è divisa in tre grandi aree: gli appalti "in deroga" del Dipartimento di Bertolaso (G8, Mondiali di nuoto, intervento nell'area terremotata dell'Aquila, celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia...); il quadro milionario che aiuta la distribuzione arbitraria delle consulenze per quelle opere ("tangenti pulite e fatturate", si sente dire); le manovre organizzate con gli "arbitrati", la decisione privata che risolve le controversie che oppongono le società appaltatrici di lavori pubblici alle amministrazioni che glieli hanno affidati (lo Stato è sempre perdente, soccombe nel 95 per cento dei casi).

    * * *
    Ogni inchiesta implica una strategia, un'economia, un modello. I pubblici ministeri di Firenze, nel loro lavoro, evitano fantasmi e forzature (modello). Si scoprono soltanto quando il terreno processuale appare solido, il reato documentato, le responsabilità ragionevolmente definite (strategia). Non infieriscono con atti di accusa e carcere, se non è indispensabile (economia). Si può dire che, in altri luoghi, Bertolaso forse sarebbe stato arrestato. Di sicuro sarebbe stato arrestato Mario Sancetta, consigliere delle Corte dei conti e presidente di sezione. Doveva essere "controllore", dalle carte emerge come un intrigante mediatore di affari. Suggerisce agli imprenditori dove giocare le loro chances, negli appalti del porto di Civitavecchia, della Fiera Spa di Milano, all'Aquila distrutta in aprile. Favorisce incontri (l'amico e imprenditore Rocco Lamino con Luisa Todini, parlamentare della maggioranza, alla guida di un'impresa vincitrice d'appalti per il terremoto abruzzese). Sancetta dice di avere "buoni argomenti per avvicinare Bertolaso" che ha procedimenti aperti alla Corte dei conti. Dice di poter condizionare ("influire") l'ex ministro Pietro Lunardi (è stato al ministero il capo del suo ufficio legislativo). Non si sa perché e come.

    Il presidente Mario Sancetta non viene arrestato perché a Firenze avvertono la loro competenza incerta. Accade anche per Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, interfaccia diretto di Bertolaso. L'intervento della procura di Roma appare il più coerente e corretto per legge. Qui cominciano imprevisti incidenti. In quella procura c'è una toga infedele. È Achille Toro, il procuratore addetto ai reati della pubblica amministrazione. Offre servizi spionistici alla combriccola affaristica. Quando da Firenze avvertono Roma che presto saranno inviati i risultati di un'istruttoria che richiede, "per competenza", l'intervento della Capitale, Toro allerta la consorteria. Tra il 28 e il 30 gennaio, come ha raccontato ieri la Repubblica, i movimenti del network diventano indiavolati. Incontri di buon mattino "senza telefoni" anticipano che "pioverà molto". I discorsi, dinanzi al peggio, si fanno depressi. "Mi sembri un morto", dice la moglie ad Angelo Balducci. È vero, Balducci è molto sconfortato. Il procuratore gli ha fatto sapere che sarà arrestato. Il grand commis corre ai ripari. Chiama lo studio dell'avvocato Coppi prima di raggiungere Palazzo Chigi e incontrare Guido Bertolaso e "quell'altro", con ogni probabilità Gianni Letta. Toro, per suo conto, vuole essere più avveduto. Lavora subito per coprirsi le spalle. Convoca una cronista e gli "soffia" che "il telefono di Angelo Balducci è intercettato dai Ros per conto della procura di Firenze". La notizia sarà pubblicata il 9 febbraio. Tornerà utile se le cose si mettono male, pensa il magistrato. Si precostituisce un alibi. Potrebbe dire Toro a chi lo interroga: come potete pensare che abbia fatto la spia, la notizia dell'indagine e delle intercettazioni di Balducci era nota, pubblica, scritta nera su bianco nelle cronache. Non sanno - né Balducci né Toro - che i guai sono più vicini di quanto immaginano. Balducci sarà arrestato il giorno dopo. Toro saprà di essere indagato per violazione del segreto istruttorio e, una volta trasferita a Perugia l'indagine, per corruzione. Si dimetterà il 17 febbraio per scrollarsi così di dosso la probabilità di essere arrestato (ancora con la toga sulle spalle, avrebbe potuto inquinare le indagini).

    * * *
    Il "servizio" offerto dal procuratore alla consorteria di imbroglioni mette sottosopra il calendario dei pubblici ministeri di Firenze. Sono costretti ora a muoversi in fretta. Volevano agire con due diversi iniziative (arresti a Roma e a Firenze). Ne devono privilegiare una, quella nella Capitale, per distruggere subito e in fretta la trama che tesse Achille Toro, per evitare fughe all'estero (un paio già in preparazione), l'inquinamento delle prove, la scomparsa dei documenti, le pressioni inevitabili del potere sulle burocrazie della sicurezza. L'urgenza non è priva di conseguenze. Lascia in secondo piano l'esame del gran circo degli "arbitrati" che costa allo Stato, più o meno, 350 milioni di euro l'anno e arricchisce di, più o meno, 25 milioni l'anno gli "arbitri": un ristretto club di avvocati - non più di una decina - , giudici amministrativi, avvocati generali dello Stato, giudici contabili. Il "tradimento" di Achille Toro provoca un secondo danno. Rallenta l'intervento sulla rete delle "tangenti pulite e fatturate", come ormai hanno imparato a chiamarle anche fonti vicine all'inchiesta.

    Si tratta di questo. La Protezione civile ha centinaia di consulenti. Ci sono consulenze di "area politica ed economica", di "ricerche e di indagine". Se ne rintracciano alcune stravaganti. "Consulenti di comunicazione politica e pubblica nel settore", consulenti di "accessibilità immediata agli specialisti del settore per la risoluzione di problematiche improvvise", "consulenti in strategie e tecniche dell'informazione, di immagine e divulgazione della cultura di protezione civile", consulenti per "coadiuvare il Capo del Dipartimento nelle attività collegate all'iter parlamentare dei provvedimenti legislativi", "consulente per le attività di comunicazione visiva". Ogni progetto o intervento della Protezione civile può rendere necessario, per un brevissimo, breve o lungo periodo, un'"assistenza tecnica", di "sperimentazione e analisi", dall'emergenza piogge in Friuli Venezia Giulia all'emergenza Pantelleria, dalla "Commissione generale di indirizzo Campionati del mondo di ciclismo su strada 2008" alle celebrazioni per il 150 anni dell'Unità d'Italia. I consulenti possono tirar su centinaia di migliaia di euro o anche trentamila euro per pochi giorni di lavoro e senza alcuna fatica o competenza. Le fumisterie degli incarichi corrispondono all'assoluta arbitrarietà degli ingaggi e delle selezioni, spesso direttamente decise da Guido Bertolaso. Tuttavia, se si guarda con attenzione ai nomi dei consulenti, alle loro famiglie e relazioni e ruoli pubblici, si intravede una razionalità e un disegno. Nelle liste dei consulenti delle più bizzarre e ben pagate consulenze, ci sono coloro che direttamente possono proteggere il sistema che si è creato negli interstizi operativi della Protezione civile. La consulenza non è altro che "una tangente pulita e fatturata" per tener buono il giudice amministrativo, l'assessore riluttante, il giudice contabile, il pargolo scapestrato del parlamentare, il genero del capo corrente, il procuratore cui si chiede di farsi quietista e guardare da un'altra parte. È il modo di creare intorno al sistema un muro di supporters e un anello di complicità.

    Terzo e ultimo danno per l'inchiesta di Firenze. L'infedeltà di Toro ha costretto a una discovery anticipata. La premura ha frenato l'accertamento di che cosa sapesse davvero Guido Bertolaso di quel che si muoveva dentro e intorno alle traboccanti responsabilità. È l'ultima questione da affrontare.

    * * *
    Sembra di poter dire: Bertolaso crede che convincere sia ingannare. Ancora ieri ha ripetuto: "Vogliono distruggere la mia credibilità". Il fatto è che la sua affidabilità è in calare per quel che non ha fatto, quando sarebbe stato necessario, e per quel che oggi dice e dissimula risistemando gli avvenimenti del passato come meglio gli conviene. Dice: nessuno mi ha avvertito, mentre è stato avvertito dell'indagine e proprio dal maggiore indagato, Angelo Balducci. È una prognosi con un forte rilievo induttivo che il presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, messo sul chi vive dalle informazioni che abusivamente gli offre Achille Toro, si precipiti a Palazzo Chigi e riveli al capo del Dipartimento della Protezione civile le rogne che sono vicine. È una suggestione, è vero, anche se molto ragionevole. Con chi volete che ne parli, quel pover'uomo di Balducci? È vicino alla rovina. Lo è, non soltanto per le sue voglie, ma anche per le azioni che hanno mosso e assestato tasselli già pronti, integrato con la sua influenza e potere e docilità il sistema che ha, nel suo vertice operativo, Guido Bertolaso. Oggi Bertolaso disconosce Balducci. Nelle sue parole Balducci appare un tipo che si è ritrovato tra i piedi, non ha potuto evitare, anche se l'avrebbe fatto volentieri. Non sapeva che fosse quel fior di manigoldo ("Sono stato ingannato", dice).

    Nella storia dell'indagine di Firenze, invece, ci sono i segni della loro antica relazione, a volte complice. Quando il 30 gennaio, il presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici si precipita a Palazzo Chigi per incontrare "Bertolaso e quell'altro" non è la prima volta che invoca l'aiuto dell'onnipotente leader tecnocratico del governo. Accade anche alla fine del 2008. Succede questo. L'Espresso racconta (23 dicembre) come in una casa di produzioni cinematografica, la Erretifilm srl, si incrocino i destini di Rosanna Thau, 62 anni, moglie di Angelo Balducci, e di Vanessa Pascucci, 37 anni, moglie di quel Diego Anemone che, pur dichiarando 26 dipendenti, si taglia la fetta più grossa dei 300 milioni di euro necessari per costruire il centro congressi per il G8 della Maddalena. In quell'occasione, Balducci concorda con Bertolaso una lettera per denunciare "la evidente natura scandalistica dell'articolo [che] introduce, ad arte, le attività hobbistiche della signora Thau, ventilando commistioni del tutto inesistenti". Bertolaso prende subito, e pubblicamente, per buona la replica. Nelle stesse ore diffonde un comunicato: "Il capo del Dipartimento della Protezione Civile e commissario delegato per il G8, dott. Guido Bertolaso, ha ricevuto dall'ingegner Balducci una relazione che ribadisce la regolarità delle procedure seguite ed esclude qualsiasi legame familiare con imprese impegnate nella realizzazione delle opere". Pur promettendo la massima trasparenza sul caso, la Protezione civile toglie in quelle ore dal suo sito le ordinanze di Palazzo Chigi con cui Balducci era stato nominato "soggetto attuatore" e il provvedimento con cui Silvio Berlusconi ha chiesto a Bertolaso di "assicurare un'adeguata attività di verifica degli interventi infrastrutturali posti in essere dai soggetti attuatori".

    È una buona occasione per tagliare i ponti con Balducci. Non accade. È il momento giusto per liquidare quel Anemone. Non accade neanche questo. Al contrario, le carte fiorentine raccontano come il capo della Protezione civile accetti di incontrare l'imprenditore, non in ufficio né al circolo della Salaria. Si incontrano in strada, in piazza Ungheria ai Parioli. Parlano di appalti. Di lievitazione e adeguamento di prezzi. Con la soddisfazione di Anemone che, salutato Bertolaso, dice ai suoi compari: "L'ho convinto". I modi per difendersi e di persuadere sono molti. Quelli scelti da Guido Bertolaso, finora, devono far dimenticare troppi ricordi e indizi e prove per poter essere efficaci e convincerci che egli ignorasse i segreti della sua bottega.
    (22 febbraio 2010)


     
    .
  5. Silu
     
    .

    User deleted


    Premesso che a me non è mai piaciuto parlare di "scontro tra Procure",tuttavia effettivamente c'è qualcosa che stona...


    Giorno 17 Febbraio è comparso sul sito dell'ANM il comunicato che è possibile leggere di seguito.
    Esso è stato diramato in coincidenza dell'annuncio delle dimissioni del procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, coinvolto nelle indagini sulla Protezione Civile per un'ipotesi di rivelazione del segreto d'ufficio.
    Persino molti magistrati non ne hanno ancora compreso l'esatto senso e si stanno interrogando sul “messaggio” che si è inteso con esso veicolare.

    MAGISTRATURA E QUESTIONE MORALE
    Le recenti indagini presso la Procura della Repubblica di Firenze rappresentano l'occasione per ribadire che la deontologia professionale, la correttezza e il riserbo nei comportamenti rappresentano baluardi della credibilità della magistratura, in relazione ai quali si impone un costante impegno complessivo e coerente di autoriforma. E', pertanto, indispensabile che tali questioni, in quanto esprimono valori fondamentali della giurisdizione, trovino concreta e tempestiva risposta nell'organo di governo autonomo, anche attraverso la scelta di una dirigenza professionalmente adeguata.

    E' di oggi la notizia della reazione della Procura di Roma nei confronti di quella di Firenze, accusata di scorrettezza: http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-ital...firenze-254679/

    Ricorda molto la proiezione cinematografica che ha avuto come protagonisti le Procure di Salerno e di Catanzaro. Una fiction che le prime critiche avevano subito stroncato come frutto di una sceneggiatura male orchestrata nella quale i ruoli di vittime e di carnefici erano stati preventivamente assegnati e la cui regia è apparsa dilettantesca.

    L'epilogo era quindi scontato e la trama per nulla affascinante.

    Eppure alcuni di coloro che avevano denotato impegno per la riuscita di quella impresa stanno per raccoglierne i frutti.

    La qual cosa incoraggia, dopo la sciagurata “opera prima”, sceneggiatori e regista a tentare un improbabile sequel di un vero fiasco cinematografico sotto gli occhi di tutti, con l'unica diversità rappresentata dai ruoli oggi interpretati dalle procure di Firenze e di Roma e da un certo incremento del numero delle pagine dell'inchiesta (20.000 contro 1.300) che i cittadini non avrebbero dovuto conoscere.

    Il manifestino cinematografico dell'ANM sulla violazione del "riserbo" è già affisso da alcuni giorni.

    Ma chi è il produttore di questi flop?
    www.toghe.blogspot.com/

     
    .
  6. Spiritolibero
     
    .

    User deleted


    Qui si dice che è stata la procura di Roma a "frenare" l'indagine sugli appalti della protezione civile. :unsure:
    http://www.repubblica.it/politica/2010/02/...ndagini-2397732
     
    .
  7. ragionevolidubbi
     
    .

    User deleted


    L'affare Bertolaso si colora sempre più...la cricca al suo seguito mostra tutte le sue facce:


    Balducci, nuova ipotesi di reato
    spunta l'ombra della prostituzione gay

    di CARLO BONINI



    ROMA - La catastrofe senza fine di Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio nazionale dei lavori pubblici, perno e anima della "cricca", detenuto dal 10 febbraio, conosce un ennesimo passaggio istruttorio che adombra una nuova e diversa ipotesi di reato: favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione maschile. E che porta in Vaticano, lì dove documenta traffici di giovani ragazzi presentati, talvolta, come seminaristi e identifica un "religioso" nigeriano del "coro di san Pietro" il cui solo mestiere sembra essere recuperare, pronta consegna, la merce per l'ingegnere "Gentiluomo di sua Santità", classificandola per altezza, peso, colore della pelle e misure anatomiche.

    É una storia raccolta in 72 pagine di intercettazioni (da ieri depositate a Perugia a disposizione delle difese), che un'informativa della sezione Anticrimine di Firenze del Ros dei carabinieri datata 5 febbraio 2010 riassume, nel suo incipit, in poche burocratiche righe, abbozzando un'ipotesi di reato per la quale la Procura di Perugia, al momento, non ha ancora deciso se procedere con un'indagine stralcio. "Nell'ambito del procedimento penale in oggetto - si legge - è emerso che l'ingegner Balducci Angelo, per organizzare incontri occasionali di tipo sessuale, si avvale dell'intermediazione di due soggetti, che si ritiene possano far parte di una rete organizzata, operante soprattutto nella capitale, di sfruttatori o comunque favoreggiatori della prostituzione maschile"

    I due uomini hanno un'identità. Un tipo che si fa chiamare "Mike", ma di nome fa Chinedu Thomas Ehiem, 40 anni, nigeriano, residente a Roma e "indicato all'anagrafe come "religioso"". E tale Lorenzo Renzi, veneto di Feltre, che di anni ne ha 33. Dall'aprile del 2008 al gennaio scorso, il contenuto delle loro conversazioni con Balducci viene annotato e trascritto perché, rapidamente, quella che all'inizio appare la libera e insindacabile inclinazione sessuale di un uomo (come tale oggetto di inviolabile privacy), si trasforma rapidamente in una coazione a ripetere di appuntamenti che svelano una rete di prostituzione maschile e di potenziale ricatto.

    Ehiem e Renzi sono espliciti nei dettagli con cui ragguagliano il cliente su tipo di prestazione e qualità dei ragazzi da portare agli incontri. "Angelo... Io non ti dico altro. É alto 2 metri, per 97 chili, 33 anni, completamente attivo", spiega il "religioso" a Balducci in un format che si ripete e che varia solo nelle misure. E poi e ancora, ogni due, tre giorni: "Ho una situazione di Napoli". "Ho una situazione cubana". "Ho un tedesco appena arrivato dalla Germania". "Ho due neri". "Ho il calciatore". "Ho uno dell'Abruzzo". "Ho il ballerino Rai".
    L'ingegnere alle proposte dei due non sembra resistere. Sia che lo raggiungano mentre è in riunione a palazzo Chigi. Sia che lo sorprendano mentre è in udienza privata con un cardinale. I ragazzi, per quel che si comprende, spesso frequentano i seminari o i collegi ecclesiastici di Roma ("Lui poi a che ora deve ritornare in Seminario?", chiede Balducci a Ehiem). Altre volte appaiono extracomunitari in cerca di permesso di soggiorno (Balducci, in un caso, promette di attivarsi con il Ministero dell'Interno). Ragazzi a cui, il 6 dicembre scorso, Renzi spiega così il lavoro: "Te li pigli pure 2000 euro. Non rompere il cazzo!! Ti servono i soldi... metti un po' di musica, tiri fuori la (...)... ti cali il Viagra lì. E via!".
    (03 marzo 2010)



    proprio affari da Gentiluomini ....di sua Santità...che dovrebbe vegliare un po' di più sulla sua Curia!..e sull'attribuzione di certe onoreficenze
     
    .
  8. ragionevolidubbi
     
    .

    User deleted


    altre sconcertanti rivelazioni su "cricca Balducci, il gentiluomo di sua Santità!"





    «Cartello» degli appalti
    Una talpa nei Servizi segreti

    I pm: una società intestata a Verdini è riconducibile al costruttore Fusi

    PERUGIA—La «cricca» che gestiva gli appalti per i Grandi Eventi poteva contare su appoggi all’interno della Guardia di Finanza e dei servizi segreti. E così veniva informata sugli sviluppi delle indagini in corso. A rivelare questi rapporti sono i nuovi atti giudiziari depositati dai magistrati di Perugia. Le migliaia di pagine - con intercettazioni, pedinamenti e accertamenti effettuati dai carabinieri del Ros - confermano l’esistenza di una rete ampia sulla quale potevano contare in particolare i due alti funzionari Angelo Balducci e Fabio De Santis e l’imprenditore Diego Anemone. Rivelano quanto accaduto all’interno della procura di Roma dopo il coinvolgimento dell’aggiunto Achille Toro. Ma soprattutto individuano una società intestata al coordinatore del Pdl Denis Verdini che gli investigatori ritengono riconducibile a Riccardo Fusi, l’imprenditore che il politico avrebbe agevolato nell’assegnazione di alcuni lavori. Si tratta della Parved che ha «la sede viene posta in Firenze via Alfieri 5 (ove hanno sede numerose imprese del gruppo Fusi) e che viene poi «trasformata in Parfu, di cui diventa socio portatore di azioni lo stesso Fusi ».
    Nelle ultime ore la Banca d’Italia ha avviato un’ispezione del Credito cooperativo di cui Verdini è presidente.

    GLI INCONTRI CON IL GENERALE - È la metà di febbraio 2009, tra i componenti della «combriccola» c’è agitazione per i controlli effettuati nei cantieri. Anemone attiva il suo commercialista Stefano Gazzani per saperne di più e il 24 febbraio lui gli fa recapitare un appunto. L’imprenditore è allarmato: «L’ho letto, mi debbo preoccupare quindi... un pochino ». Il professionista è a disposizione: «Mo’ bisogna interessarsi... capire... potrebbe essere anche una cazzata, cioè una cosa come dire preliminare che poi finisce lì, però la cosa strana è che, come hai letto, riguarda un’altra cosa. Boh! A te non ti risulta che ci stato nessun problema?» Anemone dice di non sapere nulla. Ma dalla settimana successiva contatta il generale delle Fiamme Gialle Francesco Pittorru, dal 2002 in servizio al Sisde. I rapporti con lui sono stretti, tanto che «dal febbraio 2010 - evidenziano gli investigatori - sua figlia Claudia è stata assunta presso il Salaria sport village», il circolo sportivo di Anemone frequentato anche da Guido Bertolaso e diventato una delle strutture dei Mondiali di nuoto. A fare da intermediario per gli appuntamenti è uno dei collaboratori dell’imprenditore, Roberto Molinelli. A maggio, quando i giornali danno conto proprio dell’inchiesta sui mondiali, vengono registrati diversi contatti e appuntamenti. Al telefono non pronunciano mai il suo nome, lo chiamano semplicemente «il generale» oppure «la torre». E subito dopo gli incontri, si scambiano le informazioni che hanno ottenuto. Il 20 luglio Molinelli rassicura: «Diego ti cercavo perché mi ha chiamato "la torre" emi dice "mi raccomando digli che è tutto a posto e di comunicarlo anche alla persona altra con i capelli bianchi» che, dicono gli investigatori, è Balducci.

    L'INCONTRO CON NICOLO' POLLARI - Il 21 maggio, Roberto Di Mario, il segretario di Angelo Balducci lo informa che il generale Niccolò Pollari, ex direttore del Sismi, vuole incontrarlo: «Quel ragazzo che era venuto con il generale della Guardia di Finanza, non mi ricordo come si chiama, Valletta no Ballotta forse? qualcosa del genere, che lavora con Pollari, è venuto. Lui diceva "se il presidente è libero chiamo il generale che voleva vedere pure lui"». Balducci si rende disponibile: «Digli che se per lui va bene, domani mattina, magari se non vuol venire in ufficio, che ne so, ci possiamo vedere al Grand Hotel». Il segretario lo contatta nuovamente dopo poco: «Eccomi, allora ti aspetta al Grand Hotel stasera... viene anche questo suo attendente». Dieci minuti prima dell’appuntamento Balducci chiama Anemone.
    Balducci: Niente... io c’avevo una riunione con uno dei professionisti adesso per quegli arbitrati che sono rimasti indietro. Però nel frattempo mi sono dovuto riallontanare perché mi ha chiesto... voleva prendere un caffè con me il... diciamo quello che una volta era il capo di "Merulana" per intenderci... quello il più famoso che è molto amico anche di Piero.
    Anemone: ah ho capito
    Balducci: e che faccio non ci vado? Loro li ho lasciati lì che stanno guardando le carte...E allora fa una cosa magari se tu alle 7 e mezzo ... ci possiamo vedere dove vendono quei vasi, quelle cose o meglio ancora al coso lì, a quello del teatro dell’opera. Ci prendiamo un caffè cinque minuti e poi io rivado lì da loro».

    TORO E IL PROCURATORE - Il 10 febbraio scorso, quando scattano arresti e perquisizioni, il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro - accusato dai colleghi fiorentini di aver passato alla "cricca" notizie sull’inchiesta e ora anche di corruzione - contatta il capo del suo ufficio Giovanni Ferrara e in alcuni momenti alludono a passaggi dell’indagine.

    Ferrara:...Achille ... tu che fai passi di qui o no?
    Toro:... me ne sono tornato a casa Gianni ...sono andati a perquisire pure ... dove stava Stafano (si sbaglia) all’ufficio che mo ... non ho capito ad Infrastrutture ...presso ... a Porta Pia.
    Ferrara:...ah! ... perché lui c’ha una cosa là ?
    Toro:...lì ..te l'ho accennato .. ha avuto recentemente ... ... quella cosa che ti avevo accennato Ferrara:...ah! ho capito
    Toro:...quindi... non lo so che cosa stanno costruendo ... che cacchio hanno fatto ... comunque domani mattina alle 10 mi vedo con l’avvocato... oggi pomeriggio con l'altro avvocato ... e vediamo di capire... alle 9 e mezzo sto in ufficio perché devo vedere l'avvocato ...
    Ferrara:...domani vieni perché vediamo che cosa accade domani sui giornali
    Toro:...e già lo sto leggendo ora ... già ... il riferimento al magistrato romano su Repubblica Ferrara:...ah sì ... che dicono ? .. no ci sta niente
    Toro:... nell'inchiesta sono finite altre 20 persone parlano dell’arresto di Bertolaso
    Ferrara:... no mica l'hanno arrestato Bertolaso!!
    Toro:... no no .. scusa .. di Balducci ... De Santis e Della Giovampaola ...dunque sono finiti in manette anche De Santis Mauro Della Giovampaola e Diego Anemone ...poi tutto è avvenuto nell’ambito di un'indagine del ROS .. nell'inchiesta sono finite altre 20 persone indagate tra le quali anche un magistrato romano ... e quindi già hanno avuto la notizia ...
    Ferrara:... ma certo ... mo sta sull' Ordinanza
    Toro:...e Repubblica quindi ... ovviamente .. gli altri non ce l'hanno ancora ma Repubblica già ce l'ha ... quindi ho un attimo il problema di riprendermi io insomma ... hai capito?
    Ferrara:... e domani con calma vediamo di ..
    Toro:...e domani ... alle 10 viene di corsa ...coso ... Rampioni perché voglio dirgli quello che so insomma ... quello che non so perché qui ... non lo so come lo connettono ... poi insomma io non è che so tutto quello che ovviamente che è avvenuto però non mi pare che noi abbiamo fatto cose che ... va be’ comunque staremo a patire
    Ferrara:... va be’ sono cose di prima di dicembre .. quindi non c’era proprio ... allora c’era solo la pendenza ...
    Toro:... e no ... dalla comunicazione ... ci sono dei rapporti del Ros ... pure di recente ...di gennaio e del 2 febbraio ...hai capito?
    Ferrara:... ah questo non lo so .. non abbiamo le carte .. hai capito?
    Toro:... no no ... infatti voglio la copia di quello che hanno notificato a mio figlio per capire che cacchio stanno facendo ... mi preoccupa ’sto fatto che sono andati a perquisirlo pure nell’ufficio nuovo ... figurati un pochettino ... l’immagine per lui... io sono vecchio... che me frega insomma ... ma lui ... in tutti e due gli uffici sia all’Acea che là... va be’... e niente Gianni .. non me la sento oggi Ferrara:...oggi no ....oggi no ... domani
    Toro:...parlo con l'avvocato poi appunto scambiamo due parole un attimo, ho bisogno Ferrara:...d’accordo a domani ...ciao

    Tre giorni dopo Toro parla con una parente e afferma: «Io qui mi ero già stancato da qualche mese ... ma c’avevo la prospettiva da qui a un anno e mezzo che se ne andava Gianni (Ferrara, ndr) quasi sicuramente diventavo procuratore ...». Invece decide di dimettersi.

    I FESTINI - In un capitolo dell’informativa i carabinieri evidenziano come «l’ingegner Balducci, per organizzare incontri occasionali di tipo sessuale, si avvale dell’intermediazioni di due soggetti che si ritiene possano far parte di una rete organizzata, operante soprattutto nella capitale, di sfruttatori o comunque favoreggiatori della prostituzione maschile». Su questo è stata avviata un’indagine parallela che si concentra sull’attività di Thomas Ehiem, un giovane nigeriano che nelle telefonate afferma di far parte del coro di San Pietro «e all’anagrafe di Roma è indicato come "religioso"». È lui ad offrire le prestazioni dei ragazzi, soprattutto stranieri, in cambio di soldi e piccoli favori. L’altro intermediario indicato nella relazione investigativa è invece Lorenzo Renzi, anche lui residente nella capitale.

    LE TELEFONATE CON MINZOLINI - Sia Balducci, sia Anemone mostrano di essere in confidenza con il giornalista Augusto Minzolini. E quando questi diventa direttore del Tg1 lo chiamano per congratularsi, ma non solo. Alle fine di settembre scorso, dopo una serie di telefonate, i tre si incontrano. E, annotano gli investigatori «la ragione di questo incontro si trae dalla conversazione del 2 ottobre tra Patrizia Cafiero e Anemone; la donna lo informa che intanto sta andando all’appuntamento (con Giancarlo Leone) e per l’indomani pomeriggio ha organizzato un incontro al TG1 fra il giornalista Vincenzo Mollica e Lorenzo Balducci per la promozione del film «Io, don Giovanni», nel cui cast compare appunto il figlio dell’ingegner Balducci.

    Tre giorni dopo Minzolini chiama Balducci.
    Minzolini: allora ... ti è piaciuto?
    Balducci:... grazie ... bellissimo.
    Minzolini:... è stato proprio bello il servizio ... devo dire che lui è bravo ma anche Mollica è per queste cose.
    Balducci:... guarda.. il servizio è venuto benissimo proprio, anche le scene poi si prestavano bene. Minzolini:...come no, infatti erano proprio bellissimi quei...
    Balducci: io non ho parole.
    Minzolini:...macchè! ... lascia perdere ... volevo soltanto sapere se ti è piaciuto... lui è contento? Balducci:... molto guarda ...
    Minzolini:... memo male ... lì è una specie di investitura sai no? ... in quel mondo lì ...(ride)
    Balducci: io ti, ovviamente ti avrei chiamato stasera perché non ti volevo
    Minzolini: ma che scherzi? ... non ti preoccupare ... volevo sapere così .. son contento
    Balducci:...ci vediamo presto?
    Minzolini:...quando ti pare.

    Fiorenza Sarzanini
    03 marzo 2010





    sempre dal Corriere on line:


    «Balducci? Era una mia fonte in Vaticano»
    Il direttore del Tg1 intercettato


    ROMA - «Ma che ne sapevo che c’ero anch’io?». Nel giorno in cui tra le carte spunta la telefonata in cui Angelo Balducci gli chiede un favore per il figlio, Augusto Minzolini conferma: «L’editoriale del Tg1 contro le intercettazioni, che espongono alla gogna mediatica gente che non c’entra nulla, lo rifarei. Oltretutto all’epoca si alludeva ad amici di Rutelli e Veltroni. Se poi c’è davvero nelle carte che quella Francesca faceva massaggi anche alla figlia di Bertolaso allora è dimostrato: è una vergogna». E il favore a Balducci? «Ma quale? Io dico a tutti di sì. Poi faccio come voglio». L’intervista al figlio di Balducci fatta da Vincenzo Mollica però c’è stata. «Sì. Ma il film che interpretava era importante e mi pare fosse Rai». Nessun problema a spiegare il suo contatto: «Balducci era una mia ottima fonte in Vaticano. Mi dette quindici giorni prima la notizia della nomina di Bagnasco. Una volta cenai da lui con monsignor Sandri. Diego Anemone l’ho conosciuto attraverso di lui. Ma sono contatti di lavoro. Mi invitavano alla partita, ma per fortuna io non vado mai. Magari per telefono posso averlo chiamato "tesoro". Ma lo faccio con tutti. Non vorrei passare per...».



    V. Pic.
    03 marzo
     
    .
  9. ragionevolidubbi
     
    .

    User deleted


    Vaticano, allontanato corista della Cappella Giulia
    avrebbe combinato gli incontri gay di Balducci
    Per l'ex dirigente si affaccerebbe anche l'ipotesi di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione maschile


    CITTA' DEL VATICANO - Allontanato dal coro della Cappella Giulia il nigeriano Chinedu Thiomas Ehiem. L'uomo è indicato nell'indagine sugli appalti per il G8 e per le Grandi opere quale procacciatore di incontri omosessuali per Angelo Balducci, l'ex numero uno del Consiglio superiore dei lavori pubblici, dal 10 febbraio a Regina Coeli. "Non è un religioso, né un seminarista", hanno precisato fonti della Santa Sede. Il difensore dell'ingegnere: "E' una vergogna che vengano pubblicate cose non attinenti all'inchiesta".

    La decisione di allontanare il cantore nigeriano è stata presa dai responsabili della Cappella, che dipende dall'arciprete della Basilica di San Pietro, cardinal Angelo Comastri. La Cappella Giulia è il coro utilizzato nelle cerimonie celebrate in San Pietro in assenza del Papa. Le celebrazioni papali, infatti, sono accompagnate dalla Cappella musicale pontificia Sistina.

    Per Balducci, nelle ultime ore, si starebbe affacciando l'ipotesi di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione maschile.
    Una storia che passa per il Vaticano e che è stata raccolta in 72 pagine di intercettazioni (da ieri depositate a Perugia a disposizione delle difese), che un'informativa della sezione Anticrimine di Firenze del Ros dei carabinieri datata 5 febbraio 2010 riassume in poche righe: "Nell'ambito del procedimento penale in oggetto - si legge - è emerso che l'ingegner Balducci Angelo, per organizzare incontri occasionali di tipo sessuale, si avvale dell'intermediazione di due soggetti, che si ritiene possano far parte di una rete organizzata, operante soprattutto nella capitale, di sfruttatori o comunque favoreggiatori della prostituzione maschile".

    I due uomini sono, per l'appunto, il nigeriano Chinedu Thomas Ehiem, che si fa chiamare "Mike", 40 anni, residente a Roma e Lorenzo Renzi, 33 anni, veneto di Feltre. Dalle loro conversazioni gli inquirenti hanno tratto il sospetto dell'esistenza di una rete di prostituzione maschile e di potenziale ricatto. Da quello che emerge, i ragazzi spesso frequentano i seminari o i collegi ecclesiastici di Roma ("Lui poi a che ora deve ritornare in Seminario?", chiede Balducci a Ehiem), mentre altre volte appaiono extracomunitari in cerca di permesso di soggiorno .

    "E' una vergogna che vengano pubblicate cose non attinenti all'inchiesta. Stiamo riflettendo, ma siamo pronti per azioni legali. Nel corso dell'interrogatorio "non abbiamo parlato di vicende private", dice Franco Coppi, legale di Angelo Balducci, al termine dell'interrogatorio ha commentato le nuove intercettazioni pubblicate questa mattina da alcuni quotidiani. "Quando abbiamo visto con Balducci gli articoli - ha aggiunto il penalista - c'era quasi da ridere, poi avevamo cose più importanti di cui parlare. Non si può dire qualsiasi cosa a ruota libera solo perché uno si trova in carcere".
    (03 marzo 2010) Tutti gli articoli di Cronaca
     
    .
  10. ragionevolidubbi
     
    .

    User deleted


    Ecce gentil..(H)omo...di Sua Santità

    image

    Andrea Marcenaro per "il Foglio"

    E vabbè, che a Roma sia diffuso, chiamiamolo così, un certo lassismo organizzativo, è una notizia per modo di dire. Roma è Roma, dopo tutto, il tempo degli abbacchi si avvicina, la primavera stenta un po' a spuntare, ma se ne avverte già il profumo nell'aria. Non hanno presentato le liste, e il fatto è grave, ma non crollerà il Colosseo per così poco.

    Dice: la corruzione. Ma anche la corruzione, a volersela raccontare tutta e senza infingimenti, stupisce e non stupisce, a Roma. Si tratta di una notizia spacciata per clamorosa, che clamorosa in fondo non è. Troppo Capitale d'Italia, Roma, troppi ministeri, troppo accentramento, troppa burocrazia per sperare che di tanto in tanto non ci scappi una busta, una spinta esagerata, qualche appoggio di traverso.

    Col risultato che nessuna nuova, in questa metropoli eterna, sa regalare mai un autentico sapore di novità. O meglio, nessuna nuova non proprio. Che di tanto in tanto s'inchiappettassero una voce bianca, a Roma, questa davvero non s'era mai sentita!



    Ansa.it

    G8: Balducci non piu' gentiluomo Papa
    Protocollo non prevede revoca, ma cancellazione da annuario

    04 marzo, 13:29



    ROMA, 4 MAR- Non sara' piu' chiamato a svolgere il ruolo di 'Gentiluomo di Sua Santita''. Angelo Balducci, in carcere per l'inchiesta sui Grandi eventi. Lo hanno riferito fonti vaticane, precisando che il protocollo non prevede alcun atto formale di revoca dall'incarico, ma solo la cancellazione dall'Annuario pontificio dopo un certo tempo di mancato svolgimento dei compiti assegnati. Balducci e' l'ex numero uno del Consiglio dei Lavori Pubblici.


    Edited by ragionevolidubbi - 4/3/2010, 17:44
     
    .
  11.  
    .
    Avatar

    granatiere granitico

    Group
    Member
    Posts
    23,190
    Location
    La prima capitale d'Italia

    Status
    Offline
    MilanoToday - cronaca e notizie da Milano

    Sms sbagliati, 900 anziani in fila per il vaccino: Bertolaso furioso con Aria
    Maxi coda fuori dal Niguarda. Bertolaso, che è responsabile della campagna: "Mi scuso"



    Potrebbe interessarti: www.milanotoday.it/
     
    .
85 replies since 10/2/2010, 14:48   1359 views
  Share  
.