RISCATTO ANNI DI LAUREA

PENSIONE

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  1. kristiann
     
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    grazie,io ho vinto un concorso x c1 negli enti locali, quindi lo stipendio dovrebbe essere 17500,e non ho mai lavorato prima
     
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  2. enrico.righi
     
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    si può riscattare la pratica forense?
     
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  3. Lizzy.Bennet
     
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    se non ho capito male tutti i suggerimenti, ho fatto una gran fesseria a riscattare gli anni di laurea e di pratica forense appena iscritta alla cassa e cioè nel 2004 :cry: :cry: :cry:
     
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  4. Emanuela81
     
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    http://www.corriere.it/economia/08_marzo_0...3ba99c667.shtml
     
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  5. WildBunch
     
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    Ringrazio Emanuela81 per aver sottoposto quest'interessante studio operato dalla società di consulenza Progetica. Purtuttavia, una cosa mi è poco chiara e mi sembra doveroso segnalarla a tutti gli utenti del forum.

    Incrociate i dati delle Tabelle relative a COSI' CAMBIA LA PENSIONE e IL TEST DI EFFICIENZA. E' facile rilevare che, l'ipotesi fatta dalla società di consulenza, è che gli uomini vadano in pensione a 65 anni e le donne a 60. Fin qui, ok.
    Ora, analizziamo la posizione finanziaria attesa per l'uomo.
    Il beneficio pensionistico con un riscatto di 5 anni (tab IL TEST DI EFFICIENZA) per l'uomo è di 2593€ o di 2893€ annui. Ora, moltiplichiamo tale beneficio annuo per la VITA MEDIA ATTESA ALL'ETA' DELLA PENSIONE, ipotizzando la speranza di vita di 77anni (dati Istat 2005):

    Ipotesi 1 - 2593x (77-65) = 31116
    Ipotesi 2 - 2893x (77-65) = 34716

    Confrontiamo queste cifre con il costo REALE del riscatto (che è piu' basso di quello NOMINALE perchè il pagamento avviene in 10 anni SENZA INTERESSI):

    Costo Reale Ipotesi 1 - 31717
    Costo Reale Ipotesi 2 - 33333

    Dunque, sembra che l'indice di efficienza finanziaria (che si ottiene determinando il rapporto tra BENEFICIO PENSIONISTICO e COSTO REALE del riscatto) NON SIA POI COSI FAVOREVOLE:

    Ipotesi 1 - 31116/31717= 0.98
    Ipotesi 2 - 34716/33333= 1,04

    cioè, nel primo caso UN EURO SPESO PER IL RISCATTO genera 0,98 EURO DI PENSIONE, mentre nel secondo UN EURO SPESO PER IL RISCATTO genera 1,04 EURO DI PENSIONE..... cioè, nel primo caso SI SUBISCE UNA PERDITA SECCA, nel secondo APPENA APPENA SI COPRONO LE SPESE SOSTENUTE!!!

    Ora io mi chiedo, e vi chiedo....non sarà che nel determinare la VITA MEDIA ATTESA ALL'EPOCA DELLA PENSIONE, la società di consulenza ABBIA ERRONEAMENTE AGGIUNTO UNA DECINA DI ANNI??? No, perchè..mi sembra davvero poco credibile che, DATI ISTAT 2005 alla mano (espressamente richiamati dalla tabella), la vita media di un uomo sia 65+23=88 anni e quella di una donna sia 60+31=91 anni!

    Ho sbagliato qualcosa??? Attendo precisazioni dagli statistici del forum.

    PS. Poi, se è il caso, discutiamo anche di altre cose....tipo, LA PERFETTA INUTILITA' DEL RISCATTO per un uomo che lavora da 25 fino a 65 ANNI, versando 40 anni di contribuzione CHE E' IL MASSIMO DELLA CONTRIBUZIONE CONTEGGIABILE PER LA PENSIONE (salvo che la contribuzione non sia versata in gestioni previdenziali diverse).

    Edited by WildBunch - 3/3/2008, 20:36
     
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  6. Andrea Carbone
     
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    Buongiorno,

    in merito all'analisi di WildBunch, i dati rilevati per la speranza di vita di un uomo (77 anni - ISTAT 2005), fanno riferimento alla speranza di vita alla NASCITA.
    Ben diversa è la speranza di vita ALL'ETA' DELLA PENSIONE (65 anni per un uomo), che è invece pari a circa 88 anni.

    Il fatto di essere "sopravvissuto" fino a 65 anni comporta infatti che l'aspettativa di vita sia maggiore di 77 anni (quella di un neonato), poichè sono già state "evitate" alcune cause di mortalità (infantile, incidenti stradali giovanili, incidenti sul lavoro, etc).

    L'analisi alla quale si fa riferimento è dunque corretta, in quanto la vita media attesa per un uomo 65enne è di circa 88 anni, e per una donna 60enne di circa 91.

    Spero di aver chiarito il dubbio di WildBunch.

    Andrea
     
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  7. WildBunch
     
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    Allora, su suggerimento dell'utente Andrea Carbone (che colgo l'occasione per ringraziare) ho provveduto ad acquisire i dati ufficiali dell'Istat (per chi fosse interessato, sono reperibili sul sito http://demo.istat.it/) relativi ai valori assunti dalla SPERANZA DI VITA ALL'ETA' DELLA PENSIONE, sia per gli uomini che per le donne. I risultati sono postati di seguito:

    2001 2002 2003 2004

    Uomini a 65 anni 81,8 81,87 81,83 82,4

    Donne a 60 anni 85,09 85,21 85,00 85,81


    Tutti gli utenti possono rilevare che, diversamente da quanto è riportato nell'articolo del Corriere (e suffragato dall'affermazione dell'utente Angelo), la vita residua di un 65enne UOMO nel 2004, era di 17,4 anni (e NON DI 23 ANNI), mentre la vita residua di una 60enne DONNA nel 2004 era di 25,81 anni (e NON DI 31 ANNI). E' vero che l'articolo fa riferimento ai dati Istat per l'anno 2005 (che, malgrado le mie ricerche, non sono riuscito a reperire), ma tutti gli utenti del forum possono rilevare che, dal 2001 al 2004, la vita residua di un pensionato 65enne UOMO e di una pensionata 60enne DONNA, è aumentata rispettivamente di "soli" 0,6 e 0,72 anni. Mi sembra improbabile (salvo smentita, dati alla mano) che dal 2004 al 2005, l'aumento della vita media sia stato di 5,6 per gli uomini (da 82,4 a 88) e di 5,19 per le donne (da 85,81 a 91).

    Quali sono le conseguenze? Ricalcoliamo il BENEFICIO PENSIONISTICO, tenendo conto della vita residua attesa per un pensionato 65enne:

    Ipotesi 1 - 2593 x (82,4-65)=45118
    Ipotesi 2 - 2893 x (82,4-65)=50038

    e dato il COSTO REALE del riscatto, pari a:

    Ipotesi 1 - 31717
    Ipotesi 2 - 33333

    si ottiene un indice di efficienza finanziaria pari a:

    Ipotesi 1 - 45118/31717 = 1,4226
    Ipotesi 2 - 50038/33333 = 1,50

    cioè, per ogni euro pagato per il riscatto, otterro' 1,4226 € di pensione in piu' nella prima ipotesi e 1,5 € in piu' nella seconda ipotesi.

    D'altra parte, alternativamente al riscatto della laurea, l'interessato potrebbe decidere di investire la somma necessaria a pagare l'onere di riscatto (cioè, mediamente 32.000€) in titoli pubblici INDICIZZATI (es, CCT) con tasso di rendimento REALE (cioè depurato dall'inflazione) pari o superiore all'1%. Ipotizzando 3 soluzioni d'investimento alternativo (1%, 1,5%, 2% reale) per un UOMO 30enne e supponendo che i versamenti avvengano solo nei primi 10 anni (montante di una rendita di 10 anni, con versamento di una rata costante di 3200€ annui), mentre dal 40esimo anno di età e fino al raggiungimento dell'età pensionabile (65 anni), il montante ottenuto sarebbe reinvestito al tasso interesse reale previsto nella soluzione d'investimento prescelta (1%,1,5% o 2%), senza ulteriori versamenti da parte dell'interessato, potremmo avere:

    Ipotesi 1 - rendimento 1% - 3200x13,42 =42944
    Ipotesi 2 - rendimento 1,5% - 3200x15,71 =50272
    Ipotesi 3 - rendimento 2% - 3200x17,9641 = 57485

    E' facile notare che il beneficio ottenibile è praticamente identico a quello realizzabile col riscatto del periodo di studi, nell'ipotesi di un tasso d'interesse REALE pari all'1%, mentre è sempre piu' vantaggioso l'investimento in CCT indicizzabili, nel caso di un interesse reale uguale o maggiore all'1,5% annuo.
     
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  8. Andrea Carbone
     
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    Due considerazioni in merito alla dettagliata analisi di WildBunch :

    1) Le aspettative di vita considerate nell'articolo, le ISTAT 2005, sono proiettive. Sono le cosiddette IPS55, realizzate da ISTAT nel 2005, e includono nell'analisi il progressivo e costante aumento della vita media.
    Le tavole ISTAT citate (2001-2004) fotografano il presente, e proprio per questo non sono idonee a rappresentare le aspettative di vita di un 30enne di oggi quando avrà 60 o 65 anni.

    Le aspettative di vita considerate nell'articolo del Corriere sono pertanto coerenti con i profili evidenziati: i trentenni di oggi, quando avranno 65 e 60 anni, avranno una vita media attesa di almeno, rispettivamente, 23 e 31 anni, come stimato da ISTAT.

    2) La strada "finanziaria" proposta da WildBunch è interessante, ma presenta alcune importanti controindicazioni.
    Cercare infatti una soluzione finanziaria per provvedere alle proprie necessità pensionistiche espone al rischio di "sopravvivere al proprio reddito".

    La pensione infatti è una rendita vitalizia, mentre il capitale ottenuto per via finanziaria è destinato ad esaurirsi.

    Pertanto, nel caso (positivo) che il pensionato vivesse più a lungo dell'età media prevista da ISTAT, la soluzione finanziaria "fai da te" esporrebbe al rischio di ritrovarsi in un'età avanzata senza più risorse sulle quali contare.

    Naturalmente non esistono verità assolute, ma è bene evidenziare la differenza fra finalità pensionistiche e finalità finanziarie.
     
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  9. WildBunch
     
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    Qualche considerazione sulle dotte argomentazioni di Andrea (e sull’articolo del Corriere):

    PREMESSA. Prendo per buono cio' che mi dici...e cioè, che le statistiche Istat 2005 siano "proiettive", cioè relative non al presente ma rispettivamente:
    a. all'anno (2040), in cui i 30enni del 2005, compiranno l'età pensionabile (65 anni), ed avranno una speranza di vita di altri 23 anni;
    b. all'anno (2035), in cui le 30enni del 2005, compiranno l'età pensionabile(60 anni), ed avranno una speranza di vita di altri 31 anni.

    L'investimento in un'obbligazione finanziaria PRIVA DI RISCHIO INSOLVENZA da parte dell'Ente emittente e con un TASSO D'INTERESSE INDICIZZATO ALL'INFLAZIONE (es, CCT o BTPei) consente di spuntare RENDIMENTI REALI CERTI sulla somma impiegata, attenuando in modo consistente sia il rischio di LIQUIDITA' (si tratta di emissioni liquide e negoziabili sul mercato secondario senza sostenere costi impliciti incisivi) che il rischio di PREZZO (almeno nel caso in cui la variazione dei tassi d'interesse sia dovuta solo all'inflazione...ed in ogni caso, quando si decida di detenere tali titoli sino alla scadenza naturale). Inoltre, caratterizzandosi per offrire la STABILITA' DI UN REDDITO REALE DI LUNGO PERIODO, svolgono una funzione eminentemente PREVIDENZIALE.
    L'investimento alternativo di cui stiamo trattando (riscatto del periodo di studi per fini pensionistici) dovrebbe svolgere funzioni analoghe (tutela del reddito reale e integrazione del reddito da pensione), ma presenta in se una serie d'incognite che vanno valutate con attenzione, anche perchè non citate nell'articolo del Corriere:

    A. INCERTEZZA DEL RENDIMENTO DEI CONTRIBUTI VERSATI (o riscattati).
    La pensione liquidata col solo sistema contributivo (riguarda tutti i lavoratori assicurati in una forma di previdenza obbligatoria dal 1° gennaio 1996) è determinata utilizzando 2 elementi: il MONTANTE CONTRIBUTIVO e i COEFFICIENTI DI TRASFORMAZIONE.
    a1. il MONTANTE CONTRIBUTIVO è ottenuto dalla somma dei contributi versati anno per anno (33% della retribuzione lorda per i lav.dip), rivalutati per la media del tasso di crescita del PIL nominale (cioè, crescita del Pil reale x deflattore del Pil, che è un indicatore del tasso d'inflazione) del quinquennio precedente. Ovviamente, poichè stiamo ragionando in termini REALI, non consideriamo l'inflazione, ma solo il PIL reale e il tasso di crescita delle retribuzioni reali: quanto piu' velocemente cresce il Pil reale, tanto maggiore sarà la crescita del montante, a parità di contributi versati e di tasso d'inflazione. In definitiva, un'economia reale che cresce rapidamente genererà pensioni piu' ricche. Analogamente, quanto maggiore sarà la crescita delle retribuzioni reali, tanto piu' prospere saranno le pensioni reali. Ora, se volessimo soffermarci sull'andamento delle RETRIBUZIONI REALI e del PIL REALE negli utlimi anni, la situazione sarebbe BEN MENO ROSEA di quanto indicato nell'articolo del Corriere. Le retribuzioni REALI non sono aumentate dell'1% all'anno, ma SONO DIMINUITE dello 0,2% ANNUO (periodo 1993-2004, fonte Istat), mentre il PIL reale è aumentato nell’ultimo decennio di circa l’1.3% annuo (1996-2006, dati Eurostat), quindi abbastanza in linea con la previsione del modello (1,1% annuo).
    a2. i COEFFICIENTI DI TRASFORMAZIONE, sono stabiliti dalla legge (L.335/95, Tab A). Per determinare l’importo della pensione contributiva, si calcola il prodotto tra il MONTANTE per il corrispondente coefficiente di cui alla Tab A della L.335/95, associato all’età. I coefficienti vanno da un minimo del 4,7% (età 57 anni) ad un massimo del 6,1% (età 65 anni). In realtà, il protocollo del welfare recentemente approvato (L.247/07) ha stabilito UN TAGLIO NETTO DEI COEFFICIENTI DI TRASFORMAZIONE di poco meno del 10%, con decorrenza GENNAIO 2010. Ad es., il coefficiente di trasformazione associato ai 65 anni di età, passa dal 6,1% al 5,62%. Cio’ comporterà, a parità di contributi versati, UNA RIDUZIONE DELLA PENSIONE CALCOLATA IN FUTURO (e quindi, del rendimento della contribuzione obbligatoria e da riscatto versata).
    Mi sembra corretto far notare che, se i dati evidenziati dall’articolo del Corriere sono corretti, (e non vi è dubbio che lo siano), a legislazione invariata, una donna 30enne che versa contributi per 30 anni (cioè, fino al 60° anno di età), percepirà mediamente una pensione pubblica per 31 anni (cioè fino al 91° anno di età). Tale ipotesi mi sembra scarsamente plausibile perché non in linea con l’obiettivo di finanza pubblica di garantire la SOSTENIBILITA’ di LUNGO PERIODO del sistema pensionistico. Pertanto, è lecito attendersi, in un futuro nemmeno troppo lontano, un ulteriore intervento/riesame dei coefficienti medesimi (in diminuizione) o dell’età pensionabile (in aumento). In entrambi i casi, diminuirebbe il c.d “beneficio pensionistico” derivante dal riscatto del periodo di studi, nel primo caso per riduzione del rendimento; nel secondo per riduzione del periodo di fruizione della pensione (a causa dell’aumento del periodo di lavoro).


    B. RIDUZIONE DELLA PENSIONE CONTRIBUTIVA IN CASO DI DECESSO DELL’ASSICURATO/PENSIONATO.
    In caso di decesso dell’assicurato/pensionato, i cc.dd “superstiti” (coniuge, figli minori, studenti o inabili, etc) hanno diritto ad una pensione “ridotta” rispetto a quella a cui avrebbe avuto diritto il dante causa. Ad es, nel caso (che accade piu’ sovente nelle famiglie con coniugi ultra60enni) in cui a rivendicare il diritto sia il solo coniuge superstite, questi avrà diritto ad una pensione che è pari al 60% di quella che percepiva (o avrebbe avuto diritto a percepire) il dante causa.
    Inoltre, se il decesso dell’assicurato interviene PRIMA DEL COMPIMENTO DELL’ETA’ PENSIONABILE, nel calcolo della pensione saranno utilizzati i coefficienti di trasformazione RIDOTTI (dal 2010, il 4,42% se il decesso interviene prima dei 58 anni di età).
    Il capitale derivante dall’investimento in titoli privi di rischio insolvenza e a tasso d’interesse indicizzato, invece, è trasmissibile INTEGRALMENTE AGLI EREDI (non ai semplici “superstiti”), senza alcuna riduzione.

    C. LIMITE DELLA CONTRIBUZIONE UTILIZZABILE PER LA LIQUIDAZIONE DELLA PENSIONE.
    La contribuzione utile per liquidare una pensione in una gestione obbligatoria qualsiasi (Inps, Inpdap, etc) è MAX 40 ANNI: quale utilità concreta puo’ ottenere un 25/27enne dal riscatto del periodo di studi, qualora alimenti la propria posizione contributiva continuativamente ed ininterrottamente fino al conseguimento dell’età pensionabile (65/67 anni)? Da ricordare che, una volta corrisposto integralmente l’onere da riscatto, la contribuzione viene accreditata nella posizione assicurativa del lavoratore E NON PUO’ PIU’ ESSERE RESTITUITA, nemmeno qualora non sia stata utilizzata per la liquidazione del trattamento pensionistico.


     
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  10. WildBunch
     
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    Dalla circolare Inps n.29 dell'11 marzo 2008:

    a. Le disposizioni introdotte in merito alle modalità di esercizio della facoltà di riscatto si applicano esclusivamente alle domande presentate a decorrere dal 1° gennaio 2008.
    Ne consegue che chi volesse avvalersi delle nuove condizioni avendo presentato domanda ANTERIORMENTE al 1° gennaio 2008 potrà RINUNCIARE alla domanda in questione e proporne una successiva ovvero chiedere che l’istanza precedentemente avanzata venga considerata come presentata alla data del 1° gennaio 2008, avendo contezza che i criteri di calcolo dell’onere di riscatto terranno conto della nuova data di presentazione della domanda.
    Analogamente, chi AVESSE INIZIATO IL PAGAMENTO RATEALE POTRA' INTERROMPERE LO STESSO, ottenere l’accredito del periodo coperto dal pagamento delle rate effettuate E PRESENTARE - per il periodo del corso di studi RESIDUO - NUOVA DOMANDA DI RISCATTO il cui onere terrà conto, come nel caso precedente, del diverso momento di presentazione della domanda;

    b. l’onere di riscatto di periodi che si collochino anteriormente al 1° gennaio 1996, chiesti da soggetti NON ISCRITTI AD ALCUNA GESTIONE PREVIDENZIALE OBBLIGATORIA, sarà comunque determinato secondo il calcolo percentuale proprio del SISTEMA CONTRIBUTIVO. La valutazione del periodo a fini pensionistici sarà anch’essa di tipo contributivo ed i periodi così riscattati non daranno luogo al passaggio dal sistema contributivo a quello misto. La disposizione in argomento si deve intendere come norma speciale rispetto alle disposizioni che regolano la materia dei riscatti di laurea ed, in particolare, riguardo a quelle che disciplinano i criteri di calcolo dell’onere in rapporto alla collocazione temporale dei periodi, come stabilito dall’art. 2 del decreto legislativo n. 184 del 1997.

    IN SINTESI:

    a. anche chi ha presentato la domanda di riscatto PRIMA del 1° gennaio 2008 puo' avvalersi delle nuove regole introdotte dalla L.247/07. Se non ha iniziato a pagare, rinuncia e presenta una nuova domanda; se ha già iniziato a pagare, puo' rinunciare per la parte non ancora pagata.

    b. in deroga alla norma generale (art.2 dlgs 184/97), i periodi di studio ANTE 1/1/1996, se riscattati da parte di chi NON HA CONTRIBUZIONE VERSATA antecedentemente alla domanda di riscatto, sono calcolati secondo la disciplina prevista per il sistema contributivo (33% della retribuzione delle 52 settimane contributive precedenti alla domanda).

    E' il caso di ricordare che le specifiche contenute nei punti a. e b. ineriscono alle domande di riscatto presentate all'INPS, da parte dei suoi assicurati (dipendenti del settore privato, commercianti, artigiani e coltivatori diretti, dipendenti di enti privatizzati, dipendenti Inps e Inail, etc).

    Edited by WildBunch - 14/3/2008, 09:46
     
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  11. Emanuela81
     
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    per chi volesse sapere a che età dovrebbe andare in pensione!!

    http://www.corriere.it/economia/08_marzo_1...3ba99c667.shtml
     
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  12. seppietta
     
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    fatti fare i conti, non vale davvero la pena per chi ha un guadagno medio dignitoso... è una cosa che o fai subito dopo l'università o a meno che non hai uno stage o uno stipendio minimo naon ha senso...
     
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  13. mariello_nello
     
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    Se voglio riscattare sia gli anni del corso di laurea che quelli della scuola di specializzazione è necessario aspettare di concludere quest'ultima e richiedere un unico riscatto oppure si possono fare due riscatti in due tempi diversi (uno subito dopo la laurea e uno dopo la sspl)?

     
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  14. Quarryman
     
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    Ragazzi,
    mi é arrivata la risposta dall'INPS(dopo 5 mesi):

    5 anni di univ
    5 mesi di contrib post laurea

    calcolo inps:
    26.106*0.33*5 = 43.076€
    Rateizzazione 10 anni, 120 rate -> 358€/mese
    Primo bollettino scadenza fra 3 mesi.
    La cosa positiva é che se uno si stanca di pagare ( o non ce la fa) ad un data X, gli anni pregressi/pagati vengono conteggiati COMUNQUE, quindi non si perde assolutamente niente.
    Se considerate l'assenza di interessi, inflazione e aumenti di stipendi, fra qualche anno sarà poca roba da pagare.

    Cmq da rapidi sondaggi effettuati molti "giovani" non ne vogliono sapere di riscattare, la cosa sembra non interessare loro. Forse ( e giustamente) sono + interessati a trovare un buon lavoro.
     
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  15. totalmentepazzo
     
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    Gentile WildBunch, approfitto della tua cortese disponibilità per chiederti un consiglio.
    Ho 30 anni e ho da poco superato una selezione concorsuale per dirigenti nel comparto regionale. Secondo te sarebbe opportuno riscattare 6 anni di studi pregressi (4 di laurea + 2 di specializzazione)?
    Se la risposta dovesse essere positiva, il riscatto conviene farlo prima della stipula del contratto di lavoro (quindi da mero disoccupato), oppure successivamente?
    Grazie anticipatamente par la risposta.
    Ciao ciao :D
     
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124 replies since 5/2/2008, 16:23   9225 views
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