Posts written by reckless

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    640bis intendi?
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    http://www.self-entilocali.it/2018/02/07/a...la-concorrenza/

    CITAZIONE
    L'elusione o violazione delle norme dell’evidenza pubblica determinano una lesione del principio della concorrenza che si traduce in un danno nei confronti della p.a. in veste di contraente.

    Trattasi di voce autonomamente valutabile e che si determina nella perdita della possibilità per l’amministrazione di conseguire, a seguito di una procedura di gara rivolta ad una adeguata platea di imprese, una prestazione oppure una fornitura ad un prezzo più vantaggioso.

    Questo il principio espresso dalla Corte dei Conti, sez. centrale di Appello, con la sentenza n. 533 depositata il 12 dicembre 2017.

    Nel caso di specie il funzionario pubblico era stato condannato per il delitto di turbativa d’asta aggravata, perché turbava le gare di appalto indette dall’amministrazione per la manutenzione di immobili pubblici, mediante accordi collusivi, promesse e accordi fraudolenti, facendo ricorso, in violazione della normativa di settore, all’affidamento diretto, al cottimo fiduciario e alla trattativa privata in difetto dei presupposti e assegnando i lavori prevalentemente allo stesso operatore, anche mediante l’artificioso frazionamento dei lavori, che dovevano considerarsi unitari.

    Il Collegio di primo grado (sez. giur. Lombardia, sentenza n. 222/2016), aveva rigettato la domanda della Procura relativamente al danno c.d. alla concorrenza, ritenendo che non fosse stata data dimostrazione della lesione patrimoniale subita dall’amministrazione.

    Di diverso avviso i giudici nella sentenza in commento secondo cui, al contrario, la violazione della concorrenza provoca un danno patrimoniale concreto e attuale per l’amministrazione, in quanto, ad esempio determina ribassi di gara inferiori a quelli conseguibili mediante l’espletamento di procedure eque e non inquinate (Corte dei Conti, sez. giur. Campania, sent. n. 321/2017; sez. giur. Trentino Alto Adige, Trento, sent. n. 17/2017; sez. giur. Toscana, sent. n. 93/2015).
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    'e voglia a mettere rum, chi nasce strunz' nun pò addiventa' babbà
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    CITAZIONE (rospo @ 13/12/2004, 11:11) 
    Vorrei segnalare un interessante libro di Marco Garavelli,già magistrato di Cassazione e presidente del Tribunale di Torino e della Corte d’Appello di Genova e coautore con G.C. Caselli di due volumi sull’attività antidroga, " Ma cos’è questa giustizia?, Editori Riuniti settembre 2003.

    Un piccolo stralcio:“Vi è poi una pattuglia di magistrati, poco nota all’esterno ma ben conosciuta dagli addetti ai lavori, che è affetta da una sindrome forse dovuta alla stessa professione, notoriamente stressante e patogena anche perché la patologia sociale è il suo humus naturale. Si tratta delle tare psicologiche di varia intensità ed espressione che alterano il desiderato equilibrio di chi per mestiere deve giudicare gli altri… Il fatto è che i magistrati disonesti, di cui abbiamo appena parlato, sono molto pochi; pochissimi sono, ancora, i magistrati stupidi; anche gli ignoranti non sono numerosi (salvo certi analfabetismi di ritorno, tipici di chi si adagia in una sua nicchia e non apre più un libro di diritto); gli squilibrati, invece, sono in numero più preoccupante, se come tali intendiamo i pazzi non dichiarati ma quelli che, passando per i vari gradi dell’alterazione psichica, vedono compromesso appunto il loro equilibrio nel giudicare e nell’agire, che in questo lavoro è la cosa più preziosa. Passando a qualche esempio, si va da chi perde le staffe di fronte ad ogni più piccola opposizione a chi prevarica su tutti nell’esporre le proprie opinioni, restando sordo a quelle degli altri; da chi scrive motivazioni sconclusionate a chi segue personalissimi criteri di interpretazione della legge e di conduzione delle udienze; da chi sonnecchia durante queste ultime (il che, secondo Calamandrei, avveniva anche in Cassazione) a chi intraprende, come pubblico ministero, personali battaglie seguendo imperscrutabili sentieri di politica giudiziaria.
    A differenza di Amleto, non c’è metodo in queste follie: esse colpiscono qua e là, a caso, infettano giovani penalisti e stagionati civilisti, agiscono anche in ambienti apparentemente tranquilli, dove non vi è lo scontro quotidiano con le cosche criminali o la marea asfissiante dei fascicoli che possano spiegare il fenomeno. Si tratta di un male oscuro, tipico della funzione e variegato nel suo manifestarsi cosicché, il più delle volte, per fortuna, si esaurisce in modeste deviazioni, ma altre volte offusca grandemente l’immagine pacata di chi dovrebbe impersonare la maestà della legge”.

    Non so se i test psicoattitudinali siano la soluzione,anche perchè le forma patogene di cui parla l'autore si sviluppano dopo e non prima, ma credo che si debba tener conto di questà realtà!

    rospo.

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    comunque ho ascoltato la canzone vincitrice e non è male per niente. mi rende soddisfatto e felice il fatto che ci sia un albanese nel duo, conferma la mia teoria che la rinascita in tutti i settori passa attraverso il ricambio.
    non sapevo neanche che partecipassero gli stato sociale, scopro che sono arrivati addirittura secondi
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    la musica italiana non è sanremo
    intanto, l'italia è proprio storicamente la nazione della musica per eccellenza, quella dove sono state letteralmente inventate le convenzioni musicali moderne. ed è la nazione dell'opera, genere che ha influenzato anche la musica leggera contemporanea, con tutto il filone melodico che trova ancora oggi in sanremo una propria rappresentazione, seppure di livello molto basso.
    anche in italia, però, nel XX e XXI secolo abbiamo avuto altri filoni, molto interessanti, producendo artisti che hanno davvero rivoluzionato la musica contemporanea, come moroder o morricone, ed artisti che rilanciando l'antica tradizione hanno venduto più dei coldplay o degli oasis, vedi bocelli o pavarotti.
    e poi tutto il cantautorato, la cui fama non è uscita dai confini nazionali ma ce la teniamo stretta.
    d'altra parte, se per musica nazionalepopolare ningun intende il filone pop/rock, allora c'è poco da fare. l'inghilterra in quell'ambito è la nazione che ha prodotto più e meglio di tutte le altre messe insieme. è la nazione dei beatleas, dei rolling stones, dei pink floyd, di david bowie e più recentemente di muse, radiohead, massive attack e chi più ne ha più ne metta.
    in italia il rock lo hanno fatto in pochi, il movimento progressive negli anni settanta (banco, pfm), qualche band un po' punkeggiante come cccp, marlene kuntz o verdena, poco altro. chi ha raggiunto il successo lo ha fatto addolcendo il genere e riportandolo dentro i canoni estetici della canzone melodico-commerciale. quindi su questo, nettamente l'inghilterra ci batte. anzi, non c'è neanche paragone. lì del resto sarebbe impensabile una manifestazione come sanremo, come qui non vedremo mai un festival come glastonbury. eventi diversi che celebrano generi diversi.

    ningun, ti sei complimentato con me per il forum dei tifosi del napoli nonostante io non sia campano, cosa devo fare adesso con te che parli della musica inglese e sei napoletano...? :rolleyes:

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    AMARCORD

    Storia di Duchense, :toccodiassadhon.gif: una delle tante stelle nate sul web

    Edited by reckless - 10/2/2018, 23:44
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    CITAZIONE (Silu @ 10/2/2018, 00:51) 
    Lo scritto di Giovanni Canzio, se si vuole approfondire, lo si trova a questo link: www.penalecontemporaneo.it/upload/5115-canzio2018a.pdf

    molto interessante.
    aggiungo allora anche questo articolo
    (segnalato qualche giorno fa su facebook da parte di un galantuomo, come direbbe fulsere, che un tempo era attivo anche sul forum)

    l'italia è sempre stata un po' razzista dentro, rassegnamoci
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    CITAZIONE (Annalisa.18 @ 9/2/2018, 16:55) 
    I am the fire that burns against cold

    Some say the world will end in fire,
    Some say in ice.
    From what I’ve tasted of desire
    I hold with those who favor fire.
    But if it had to perish twice,
    I think I know enough of hate
    To say that for destruction ice
    Is also great
    And would suffice.
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    http://formiche.net/2018/02/08/dirigenza-p...ica-punto-capo/

    CITAZIONE
    Con la conclusione della XVII legislatura repubblicana si è ufficialmente aperta una campagna elettorale particolarmente incerta in cui, al momento, non sembra aver ancora trovato posto una discussione articolata sullo stato ed il ruolo della pubblica amministrazione e, in particolare, della dirigenza pubblica. Non appaia insolito: Governo e Parlamento sono stati a lungo impegnati nella faticosa elaborazione dell’ambiziosa riforma della PA intestata alla ministra Madia, con l’adozione della legge 124 del 2015 e la messe di conseguenti decreti attuativi. Se, tuttavia, si centra l’attenzione su quel che a ragione può essere definito il motore della macchina pubblica, ovvero la dirigenza, sarebbe utile che la politica che verrà non si dimentichi della questione. L’intervento sulla dirigenza, azzerato dalla Corte costituzionale per effetto della sentenza n. 251 del 2016, rappresentava, infatti, uno dei pilastri del disegno certamente più ampio dell’operazione a cuore aperto sulla PA. Lo stop della Consulta, evitando seri rischi per l’imparzialità dell’azione amministrativa e l’autonomia della dirigenza stessa, ha, tuttavia, fatto saltare l’opportunità di attualizzare il quadro normativo. L’assoluto protagonismo della figura del dirigente, infatti, nel rapporto con la politica, nel funzionamento dei sistemi di performance, trasparenza e lotta alla corruzione – la cui complessità sta debordando nella concreta ingestibilità – e nel dispiegarsi di una reale semplificazione dei processi, rende evidente l’importanza di alcuni nodi da sciogliere che si crede opportuno siano parte della comune cultura in fatto di burocrazie e che hanno carattere prodromico ad ogni futuro intervento.

    Il primo è certamente quello relativo al recupero della serenità della discussione che, nel corso degli ultimi anni, ha visto muovere contro i dirigenti pubblici accuse ed asprezze irricevibili che hanno gravemente danneggiato i rapporti all’interno della cosa pubblica e, cosa assai più grave, invelenito il clima sociale. Riconoscere il ruolo indispensabile della dirigenza pubblica e dei lavoratori pubblici in generale è elemento indefettibile se si vuol compiere una analisi seria e di lungo respiro dei problemi delle amministrazioni e della dirigenza in Italia, che sono molti e complessi da aggredire. La narrazione della riforma della dirigenza, incentrata sull’assalto ai privilegi ed all’inefficienza dei dirigenti pubblici di questo Paese (i “burocrati che remano contro”), condotta con fare arrembante e senza distinguo alcuno, è stato un infelice esempio di tale approccio da accantonare. Recenti prese di posizione sul primo giornale Italiano hanno sostanzialmente identificato le burocrazie come gruppi di golpisti: “Le burocrazie, amministrative e giudiziarie, spadroneggiano. I politici o sono al loro servizio o sono troppo deboli per tenerle a bada. Lasciate a se stesse quelle burocrazie ci preparano un futuro di autarchia e di declino economico e culturale”. Un’atmosfera pre-elettorale plumbea, purtroppo, che non fa ben sperare. Sia chiaro: non che non esistano burocrati e dirigenti inefficienti o inadatti. Ottusi, persino. Ma è la cattiva burocrazia l’avversario da sottomettere, non la burocrazia tout court.

    Il secondo riguarda le modalità di reclutamento della dirigenza. L’estrema frammentarietà dei sistemi di selezione della dirigenza pubblica in Italia ha fatto sì che essa, diversamente da prefetti, diplomatici e magistrati (non casualmente la parte ancora non privatizzata del personale pubblico), non abbia saputo dar prova della propria natura di corpo dello Stato, troppo spesso incapace di scrollarsi di dosso un alto grado di autoreferenzialità e di mantenere un corretto rapporto di sana alterità con la politica. Superare l’attuale doppio accesso alla dirigenza, incanalando finalmente l’intero flusso di richiedenti per il tramite della Scuola Nazionale di Amministrazione, costituirebbe una delle leve determinanti per infliggere un colpo mortale al vizio del “particulare” che tanti danni ha fatto alla PA in Italia, magari prevedendo congrui periodi di stage per i neo-dirigenti (almeno un anno) e di servizio obbligatorio all’estero per tutti. Il recupero ed il rilancio dell’esperimento del corso-concorso per la carriera dirigenziale, mai veramente decollato, con gli opportuni correttivi per chi entri per la prima volta nella PA, per chi è già funzionario e per chi acceda a seguito di esperienze nel settore privato, rappresenta senza dubbio una leva per contribuire a (ri)fondare quello spirito di corpo che drammaticamente latita.

    L’ultimo elemento investe, infine, natura e ratio della dirigenza stessa. Dopo decenni di ubriacatura neoaziendalista e di superfetazioni di concetti e modalità organizzative trapiantate direttamente nel tessuto molle delle amministrazioni, qualche segnale di ritorno alla peculiarità della funzione pubblica sembra oggi cogliersi, riaggiornandola con le esigenze proprie di una società italiana (e globale) in rapida mutazione. Il tema dell’amministrazione collaborativa, come descritto nella presentazione del recente Annual Report di ForumPA, sembra cogliere questo aspetto, che vede, in concreto, la PA muoversi in un’ottica di garante delle reti di interlocutori e delle transazioni sociali che si snodano, mutevoli, intorno ad essa. Se questo è vero, occorre allora porsi una domanda: che dirigente pubblico si vuole e per far cosa? La banale risposta è che il dirigente pubblico altri non può essere che colei o colui che viene chiamata/o ad esercitare le peculiari funzioni di amministrazione della cosa pubblica: districandosi tra sapere amministrativo-contabile, managerialità e gestione delle risorse umane (qui andrà verificata la carica di potenziale dello smartworking) e capacità di interloquire con i tanti e diversi stakeholder che con la PA hanno a che fare, senza dimenticare il compito fondamentale di intessere con l’Autorità politica di riferimento condizioni e scenari per l’attuazione delle politiche. Ciò richiederebbe che tali responsabilità vengano attribuite a chi sia stato adeguatamente formato, magari attraverso una selezione che rivoluzioni una volta per tutte le modalità sinora troppo nozionistiche di testare i candidati. Ofelè, fa el to mestè, direbbe la saggezza popolare. Eppure, a fronte di una tale ovvietà, negli anni si è di fatto affermato il principio che chiunque possa esercitare il mestiere: la competenza non paga più. E non si tratta solo dell’annosa questione dell’accesso esterno, senza concorso, di soggetti scelti dalla politica, o dell’inusuale numero di magistrati cui vengono affidati uffici e dipartimenti (si è mai visto un dirigente pubblico amministrare la giustizia in un’aula di tribunale?): un progressivo svilimento della funzione ha di fatto comportato un depauperamento del valore del ruolo sociale della dirigenza, il cui capitale reputazionale si è pressoché dissolto nelle pubbliche opinioni e nel comune sentire.

    Non è troppo tardi per invertire la rotta. È di tutta evidenza che il miglioramento dell’efficacia ed efficienza di un’organizzazione è un processo che non finisce ma si rinnova continuamente: la “perfetta amministrazione” di cui parla Benedetto Croce, e che Bernardo Mattarella richiama nel suo recentissimo volume su burocrazia e riforme, resta un traguardo mutevole e sfuggente. Tuttavia, all’indomani di uno sforzo riformatore imponente, i cui effetti vedremo nel medio e lungo periodo, recuperare responsabilmente alcune norme di basilare e civile convivenza fra pezzi della Repubblica, adottando accorgimenti mirati per scopi specifici, può far sì che il sistema delle amministrazioni Italiane diventi finalmente un pezzo dello sviluppo di questo Paese. Senza sconti a nessuno. Ma senza pregiudizi.
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    Oggi che abbiamo le unioni civili, chissà cosa ne penserebbero dream, sturmer e tutti gli altri
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    CITAZIONE (Spiritolibero @ 9/2/2018, 21:47) 
    Ma cosa sta facendo Fulsere? È da tanto che non lo sento.
    Qualche progetto letterario?

    quando lo vedo io (raramente purtroppo) gli unici progetti che facciamo sono su dove e cosa mangiare,
    per il resto non so
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    CITAZIONE (Spiritolibero @ 9/2/2018, 21:41) 
    Sulla SS.UU del 2017, ritengo che, con riferimento alla mancata registrazione del contratto, i principi afferiscano anche alle locazioni abitative. Ciò in quanto la legge non fa distinzione sulla destinazione d'uso della cosa e quindi è scorretto che venga fatta dall'interprete. Poi pensala come vuoi eh. :)

    non è che la penso diversamente, inverto semplicemente l'ordine. riguardano le abitative e, in virtù di (o come confermato da) SSUU 2017, anche le non

    ok la spiegazione su l. 431/1998
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    visto che prima io personalmente ho citato le sentenze a caso, riparto facendo ordine anche se gli intervenuti non ne avevano bisogno

    SSUU 18123/2015 interviene sulla locazione ad uso abitativo registrata per un canone inferiore al reale
    SSUU 18124/2015 sulla mancanza della forma scritta della locazione ad uso abitativo
    SSUU 23601/2017 sulla locazione ad uso non abitativo registrata per un canone inferiore al reale

    dunque a noi deve interessare esclusivsamente SSUU 18124/2015, che era stata correttamente citata da silu se non sbaglio

    questa sentenza afferma che la forma richiesta a pena di nullità non è né ad substantiam né ad probationem, ma "ad essentiam"
    ed arriva a conclusioni su cui siamo d'accordo:

    CITAZIONE
    Il giudice dovrà pertanto accertare, da un canto, l'esistenza del contratto di locazione stipulato verbalmente in violazione della L. n. 431 del 1998, art. 1, comma 4, e, dall'altro, la circostanza che tale forma sia stata imposta da parte del locatore e subita da parte del conduttore contro la sua volontà, così determinando ex tunc il canone dovuto nei limiti di quello definito dagli accordi delle associazioni locali della proprietà e dei conduttori ai sensi del comma 3 dell'art. 2, con il conseguente diritto del conduttore alla restituzione della eccedenza pagata.
    *** In conformità con la lettera della legge, la nullità di protezione, e le relative conseguenze, sarà pertanto predicabile solo in presenza dell'abuso, da parte del locatore, della sua posizione "dominante", imponendosi il tal caso, e solo in esso, a causa della eccessiva asimmetria negoziale, un intervento correttivo ex lege a tutela del contraente debole. In concreto, sarà pertanto necessario che il locatore ponga in essere una inaccettabile pressione (una sorta di violenza morale) sul conduttore al fine di costringerlo a stipulare il contratto in forma verbale, mentre, nel caso in cui tale forma sia stata concordata liberamente tra le parti (o addirittura voluta dal conduttore), torneranno ad applicarsi i principi generali in tema di nullità. Il locatore potrà agire in giudizio per il rilascio dell'immobile occupato senza alcun titolo, e il conduttore potrà ottenere la (parziale) restituzione delle somme versate a titolo di canone nella misura eccedente quella del canone "concordato" - poichè la restituzione dell'intero canone percepito dal locatore costituirebbe un ingiustificato arricchimento dell'occupante.

    però allora chiedo al civilista di spiegarmi meglio, questo suo passaggio:

    CITAZIONE
    Quest'operazione adesso non è più possibile perché il legislatore ha abrogato la disposizione di legge su cui si basa il ragionamento della Corte, vale a dire l'art. 13, comma 5, che è stato riscritto ed è diventato art. 13, comma 6 della legge 431/1998, non prevedendo più questo beneficio di protezione in favore del conduttore, che già comunque la Cassazione riteneva applicabile entro i limiti di cui sopra.

    perché prima gli ho prestato fede senza chiedere spiegazioni.

    il diverso problema della simulazione che qui non c'entra niente e che ho sollevato io soltanto,
    (perché ricordavo di averlo letto da qualche parte - ed infatti era il manuale di plaisant 2017 pag. 593ss) :rolleyes:
    è relativo alla locazione ad uso abitativo registrata per un canone inferiore al reale, SSUU 18123/2015.
    d'altra parte neanche c'entra niente con l'amico di queen la SSUU 23601/2017 citata dal civilista, che comunque ha risolto il caso, perché è una estensione di SSUU 18123/2015, riguardando locazione ad uso non abitativo registrata per un canone inferiore al reale.

    Edited by reckless - 9/2/2018, 19:55
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    CITAZIONE (jakmandolino @ 9/2/2018, 10:00) 
    CITAZIONE (reckless @ 9/2/2018, 09:54) 
    Studiare pure pare brutto, vero?

    Sì è come gli hot pants
    Dopo i 30 anni rischia di essere indecoroso.

    invece dovresti provare seriamente, è una bella esperienza che ti ripaga

    dico gli hot pants
3930 replies since 28/1/2008
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