Dalla p.a. alla avvocatura?

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  1. ShiroRm
     
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    Non mi sembra affatto che la Pa sia il paradiso dell'obiettività.
    Piuttosto, anche sotto il profilo della gestione del personale, mi sembra che, il più delle volte, sia governata per gruppi di potere, con la conseguenza che, se non si riesce a farsi coinvolgere (positivamente) da uno di questi gruppi, si finirà, nella migliore delle ipotesi, per vegetare sul piano lavorativo.
    Quindi, sempre secondo quella che è stata la mia esperienza, se si vuole qualcosa di più rispetto alla minima sopravvivenza nella PA, il lecchinaggio rischia di essere un passaggio obbligato.

    Quanto alla libera professione, è vero che ci sono tanti avvocati, uno almeno in ogni famiglia. Però, è anche vero che i clienti intentano le cause non certo per sport, ma per vedere riconosciute le proprie ragioni. Perciò, alla lunga, un avvocato bravo dovrà per forza prevalere su un avvocato incapace.
    Allora, il problema vero della libera professione, secondo me, è rappresentato dai tempi necessari per affermarsi, avendone le capacità
     
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    CITAZIONE (ShiroRm @ 19/2/2010, 10:50)
    Allora, il problema vero della libera professione, secondo me, è rappresentato dai tempi necessari per affermarsi, avendone le capacità

    a questo problema è collegato il fatto che, nelle more dell'affermazione, si continua a mangiare e/o a dover dare da mangiare alla famiglia.

    la cosa rende impraticabile il passaggio quando l'interessato non è sicuro di poter contare su una mole di lavoro sufficiente a sopravvivere.
     
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  3. cucciolina24
     
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    non sono d'accordo...
    nello studio dove collaboro vi è un'avvocata donna che dire brava e dire poco...
    basta dire che è super aggiornata...qualsiasi cosa gli chiedi subito la risposta pronta e non ha mai perso una causa...eppure non ha clienti suoi, ma quelli che gli passa il dominus che si dedica solo ed esclusivamente al PR e, detto, tra di noi, non sa neanche scrivere un atto.
     
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  4. menzaparola83
     
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    CITAZIONE (pierocalamandrei @ 14/2/2010, 16:07)
    Pensate sia sensato - oggi- abbandonare la P.A. per dedicarsi alla avvocatura?anche se nel profondo nord?
    Grazie a chi vorrà rispondermi

    Io l'ho fatto. Ho lasciao una s.p.a. a totale partecipazione pubblica, dove ero entrata con pubblica selezione..dopo al laurea mi sono buttaat a pesce sui concorsi, e questo è stato il primo e l'unico.
    Mi sono dimessa e ho cominciato a lavorare in uno studio di avvocati amministrativisti. La professione è meravigliosa e non me ne sono mai pentita. L'ammin.vo è sempre diverso ed interessante, e non c'è il rischio di annoiarsi. Se dopo la laurea pensavo alla magistratura, adesso non mi alletta più come prima..
    C'è anche da dire che l'ho fatto perchè ero ancora molto giovane (25 anni), senza famiglia da mantenere, e mi sembrava troppo presto per avere rimpianti.
    La soddisfazione economica sta pian piano arrivando, io ho accompagnato il passaggio facendo un concorso di dottorato (l'ho provato in due città diverse, e in una delle due per fortuna è andata). Purtroppo stupidamente mi sono dimessa prima di fare il concorso.. sennò potevo godere della conservazione dello stipendio..ma vabbè non mel'aspettavo di vincerlo quindi è andata così.. il consiglio che ti posso dare è cercare anche tu una borsa di studio,e poi magari in base a quello scegliere la città in cui esercitare.
     
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  5. ShiroRm
     
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    CITAZIONE (cucciolina24 @ 19/2/2010, 11:00)
    non sono d'accordo...
    nello studio dove collaboro vi è un'avvocata donna che dire brava e dire poco...
    basta dire che è super aggiornata...qualsiasi cosa gli chiedi subito la risposta pronta e non ha mai perso una causa...eppure non ha clienti suoi, ma quelli che gli passa il dominus che si dedica solo ed esclusivamente al PR e, detto, tra di noi, non sa neanche scrivere un atto.

    beh, lei, di fatto, è una dipendente
     
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  6. pierocalamandrei
     
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    CITAZIONE (ShiroRm @ 19/2/2010, 10:50)
    Non mi sembra affatto che la Pa sia il paradiso dell'obiettività.
    Piuttosto, anche sotto il profilo della gestione del personale, mi sembra che, il più delle volte, sia governata per gruppi di potere, con la conseguenza che, se non si riesce a farsi coinvolgere (positivamente) da uno di questi gruppi, si finirà, nella migliore delle ipotesi, per vegetare sul piano lavorativo.
    Quindi, sempre secondo quella che è stata la mia esperienza, se si vuole qualcosa di più rispetto alla minima sopravvivenza nella PA, il lecchinaggio rischia di essere un passaggio obbligato.

    Quanto alla libera professione, è vero che ci sono tanti avvocati, uno almeno in ogni famiglia. Però, è anche vero che i clienti intentano le cause non certo per sport, ma per vedere riconosciute le proprie ragioni. Perciò, alla lunga, un avvocato bravo dovrà per forza prevalere su un avvocato incapace.
    Allora, il problema vero della libera professione, secondo me, è rappresentato dai tempi necessari per affermarsi, avendone le capacità

    Sono d'accordo in pieno.
    Si tratta di capire quanto siano determinanti nello stato attuale della P.A. le relazioni sindacali se queste siano un presidio a tutela dei lavoratori o siano, invece, un freno alla meritocrazia.
    Un discorso simile può essere fatto per gli ordini professionali: garanzia di qualità dell'offerta oppure ostacolo alla concorrenza reale?
     
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20 replies since 14/2/2010, 16:07   733 views
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