Lettere d'amore

2° concorso femminile

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    enfant terrible

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    Si riportano di seguito, nell’ordine determinato dal “sorteggio”, i testi di tutti gli elaborati che hanno partecipato al concorso, ivi compreso quello che si è classificato al primo posto. A breve sarà pubblicata la graduatoria definitiva, con la indicazione dei voti riportati, e saranno assegnati gli altri premi decisi dalla giuria, con la pubblicazione delle relative motivazioni.
    Non verranno pubblicati, invece, i nick delle partecipanti al concorso (né di quelle che avevano prestato il loro consenso alla pubblicazione dello stesso; né, tanto più, di quelle che avevano chiesto di poter restare anonime fino alla fine): qualora le stesse vorranno rivendicare pubblicamente la maternità della loro opera, è ovvio che potranno farlo nei modi e nei tempi che riterranno più opportuni.


    Prima lettera
    ORIANA FALLACI – “La rabbia e l’orgoglio”

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    Volevo solo amore.
    Nient’altro.
    Ti ho amato dal primo istante. Ci siamo guardati e Ti ho riconosciuto. Tutto è accaduto in un momento. Quel momento è impresso nella mia memoria, nel mio cuore, nei miei occhi e lì, rimarrà per sempre.
    Tutto è iniziato così.
    Poi, per lunghi anni, sono stata la tua compagna. Amica, amante, confidente, madre. Siamo cresciuti insieme. Uniti al punto da non sapere più, dove finivi Tu e dove iniziavo io. Eravamo NOI.
    Il resto non esisteva.
    Del resto non c’importava.
    Quando camminavamo, le nostre mani erano sempre intrecciate.
    Quando dormivamo, la mia guancia destra era sempre poggiata sulla tua spalla sinistra.
    Nei nostri silenzi, quant’erano belli i nostri silenzi, erano gli occhi, eloquenti più di tante, inutili parole, a comunicare.
    Non ci separavamo mai.
    Ma Tu, non mi hai mai amata.
    Credevi in Noi. Volevi una vita con me. Ma non mi hai mai amata.
    Scoprirlo è stato atroce. E’ stato doloroso rinunciare a Te. NOI potevamo vivere in eterno. Ma IO, volevo amore.
    Non dimenticherò mai quel caldo pomeriggio d’agosto, in cui tra le lacrime e con un filo di voce, T’implorai di essere onesto con me. A modo tuo lo fosti. Mi domandasti se poi c’era davvero una così grande differenza tra il voler bene e l’amare. Lì tutto fu chiaro. D’una chiarezza cristallina. Non mi avevi mai amata. Tutto qui.
    E’ passato tanto tempo da quel pomeriggio.
    Ci sono stati altri uomini nella mia vita. Questi uomini mi hanno amata dal primo istante e nel modo in cui ho sempre sperato mi amassi Tu. Ma questi uomini non erano, non sono e non saranno mai Te.
    Ed io, voglio Te.

    Caro P.,
    Sei stato l’unico amore della mia vita. E’ finita la nostra storia. Ma l’amore, quello no.
    Oggi più d’allora sono convinta che T’amerò per sempre e per sempre resterò tua e tua soltanto. Anche se Tu, non lo saprai mai.
    Quando s’è amato veramente, incondizionatamente e visceralmente, quell’amore non può finire e non può iniziarne un altro, perché nel cuore e nella mente non c’è spazio sufficiente ed io non voglio crearlo.
    Non ho rimorsi. La nostra storia doveva finire.
    Non ho rimpianti. Ti ho detto tutto ciò che era giusto sapessi. Nel bene e nel male.
    Ma non c’è notte in cui non Ti sogni. Ci sono momenti in cui mi sorprendo a sorridere del ricordo di istanti vissuti insieme. Ce ne sono altri in cui le lacrime bagnano le pagine che ho dinnanzi agli occhi pensando che non ci sei più e a come poteva essere, consapevole che tutto l’immenso amore che potevo ancora darTi, rimarrà dentro di me, incapace di donarsi.
    Non sei tornato indietro. Speravo T’accorgessi , in fondo, d’amarmi. Non è successo. Ma io proprio non potevo accontentarmi del tuo bene, pur di non rinunciare a Te.
    Prima o poi smetterò di piangere e di rimpiangerti.
    Prima o poi, i ricordi, anche quelli belli, diventeranno sempre più lontani e confusi.
    Prima o poi, il mio cuore tornerà a battere.
    Ma mai smetterò di amarTi.
    In vita mia niente è mai stato più chiaro.




    Seconda lettera
    KAREN BLIXEN – “La mia Africa”

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    Ciao piccolo,
    ti sto scrivendo dall’altra parte del mondo, non ho a disposizione molto tempo e spero sia sufficiente per dirti tutto quello che vorrei.
    E’ una strana sensazione, scriverti da qui; sembrano così lontani, adesso, i nostri giorni di allora…ricordi quando ti dissi che sarei partita? Scoppiasti a ridermi in faccia, con un'espressione identica a quella foto dove sei bambino; ti avrei strozzato, non mi hai mai presa sul serio! E invece eccomi qui, sono passati pochi mesi, eppure mi pare di vivere un’altra vita. So che nel frattempo hai ricevuto miei notizie dagli altri, forse ti aspettavi che io ti scrivessi, ma è stato meglio così; in certe situazioni, ci sarebbero così tante cose da dire, che è meglio tacere, per non fare torto a nessuno di quei pensieri.
    Sai che ho portato con me quel cd che mi avevi fatto la scorsa primavera? Ogni tanto, quando posso, lo ascolto, e se chiudo gli occhi mi sembra di non essere mai andata via.
    Partire è facile, lasciare indietro è il difficile.
    La sera prima di partire, mentre ero in macchina che stavo tornando a casa, hanno passato alla radio Baglioni. Guidavo e c’era questa stramaledettissima canzone; ma come fanno a scriverle certe cose? Nemmeno mi ero accorta di quanto mi mancassi finché non ho ascoltato quella canzone. Se ci penso ancora mi prende quel magone allo stomaco, più provavo ad inghiottirlo, più quello saliva fino agli occhi in cerca di una via d’uscita...
    Già. Confesso: Colpevole di pianto dentro la macchina scatenato dalle note di Baglioni!
    Però…non sai quante volte mi sono davvero chiesta “come stai”, chi è la compagna delle tue serate, chi è che ti chiama col cuore in gola per sapere come mai non sei ancora tornato a casa, chi è che si addormenta fra le tue braccia respirandoti vicino, chi ti accarezza i capelli baciandoti piano sulla guancia, chi è che può tuffare i suoi occhi nei tuoi e scordarsi del resto del mondo o correre da te per farsi coccolare un po’ se la giornata è stata troppo pesante, qual è la mano che stringi in un cinema, le risate che le fai fare, le sorprese che escogiterai per renderla felice…
    Chissà se sei felice…
    Sei felice?
    Sei felice senza di me?
    Ma certo che lo sei, che domanda stupida …anzi, è proprio quello che mi auguro! Anche se spero che tu non ti sia scordato di quello che eravamo insieme; ogni tanto mi chiedo se ripensi mai a noi…
    Ti ricordi quel pomeriggio, quando abbiamo iniziato a fare la lotta coi cuscini? Per poco non mi prese un attacco d’asma per il fiatone, ti eri così spaventato…che ridere!
    Per non parlare delle nostre birre sul balcone, le sere d’estate, te le ricordi? Quando parlavamo di quello che ne sarebbe stato del nostro futuro, dei nostri sogni…rammento ancora il modo in cui, ad un certo punto, il tuo sguardo si perdeva nel vuoto ed io ti restavo accanto, leggermente tesa, aspettandomi una qualche frase importante (ehm, ogni tanto mi sarei aspettata anche qualcosa che assomigliasse vagamente ad una dichiarazione, ma sarebbe stato pretendere troppo!) poi ti riprendevi, mi guardavi dritto negli occhi ed io pensavo “ecco l’illuminazione!” e tu te ne uscivi con una frase del tipo: “Ma secondo te, è possibile che qualcuno spenda davvero i suoi soldi per comprarsi una Matiz, ma che razza di nome è per una macchina?”
    Ah, che rabbia! Chissà se lo facevi apposta per prendermi in giro…non l’ho mai capito!
    E poi ci penso ancora, a quando la tua pelle era sulla mia. Te lo ricordi quanto era bello?
    In realtà sono abituata alla distanza che ci separa, eppure, è proprio la tua vicinanza fisica la cosa che ricordo in modo più vivido. E’ come se la mia stupida pelle conservasse una memoria epidermica del tuo corpo, dell’esatto spazio che occupava fra le mie braccia, e non sai quante volte mi sono sembrate terribilmente vuote, mi facevano quasi male…così fredde, senza il calore che mi dava l’abbracciarti.
    Qui fa così caldo, sembra una serra a cielo aperto; credo che tu non resisteresti un giorno!
    Comunque non rimpiango nulla, è giusto che sia andata così; le nostre vite hanno preso strade diverse e sono proprio quelle che ci siamo scelti. Stiamo facendo quello che volevano, in fondo, noi siamo sempre stati “quelli fortunati” ed ora abbiamo anche realizzato i nostri sogni, quelli di cui parlavamo su quel balcone nelle sere d’estate.
    Ce l’abbiamo fatta, non è meraviglioso?
    Chissà come trascorrono le tue giornate, a cosa pensi…se ti trovi bene col lavoro, se anche a te capita di sentire quel bisogno di prendere il telefono per chiamarmi, a me succede come se fosse un riflesso incondizionato; sapessi quanto avrei bisogno dei tuoi consigli, delle tue parole!
    Ti sembrerà strano che io mi metta a scrivere una lettera simile, considerato quello che mi circonda, eppure, vorrei darti i miei occhi per farti vedere tutto l’amore che c’è in questi luoghi! Se l‘amore fosse un Dio, è qui che vivrebbe il suo Messia, se tu potessi assistere ai gesti d’amore assoluto, gioioso e incondizionato cui ho assistito io… qui l’amore è la fonte da cui attingono l’acqua che non hanno; come vorrei che potessi vederlo, proprio tu che nell’amore non ci avevi mai creduto...
    Chissà se ora ci credi.
    Chissà se ami qualcuno.
    E’ la cosa che più vorrei, che tu amassi e fossi felice. L’uomo ha bisogno di credere in qualcosa e non si può dire di aver vissuto una vita piena se non si è amato fino in fondo, se non si è entrati in contatto così intimo e profondo con un altro essere tanto da non sapersi più immaginare senza l’altro. Io voglio che tu ami!
    La mia consolazione ai nostri silenzi è che il giorno in cui amerai veramente qualcuno, allora capirai, solo allora, come ti amavo…e sorriderai, perché finalmente lo sentirai; sentirai che non sei mai stato solo, neanche per un attimo.
    Quando ero piccola, ogni tanto mi mettevo a guardare il cielo e mi concentravo fortissimo su una persona, cercando di farle arrivare un mio pensiero, di “mettermi in contatto”; hai presente quegli stupidi giochi che fanno i bambini quando si vogliono convincere di avere dei poteri magici? Beh, non ridere, ma soprattutto i primi tempi, mi mettevo a guardare il cielo, poi chiudevo gli occhi e mi chiedevo se avresti sentito tutto il bene che ti volevo, se proprio in quel preciso momento avresti avvertito un sussulto al cuore…
    Ma ormai, è talmente tanta la distanza che ci separa (e non intendo solo quella geografica), da far sembrare anche un urlo una moneta lanciata dentro un pozzo troppo profondo.
    Potrei anche gridartelo, ma non lo sentiresti. Quanto ti amo.
    Ti amo.
    Ti amo per le nostre prime uscite, per il modo con cui tentavi di far colpo su di me cercando di indovinare i miei gusti e di come ti depistavo ridendomela sotto i baffi; ti amo per la prima volta che mi hai presa per mano, stringendomela forte..chissà se la mia ti è sembrata tanto piccola per quanto la tua mi è sembrata grande.
    Ti amo per il modo in cui mi prendevi in giro ed io mi offendevo, in realtà solo per farti sentire in colpa e vedere quell’espressione adorabile che fai quando ti mordi il labbro meditando a come rimediare ad un guaio che hai combinato, ti mangerei di baci quando fai quella faccia! Ti amo per i nostri litigi, quelli in cui mi sentivo schizzare gli occhi fuori dalle orbite, per come riuscivi a capire tutto senza che io ti dovessi spiegare nulla... Ti amo per i figli che non avremo, per il padre eccezionale che saresti stato, per la femminuccia che ti avrebbe rigirato con uno dei suoi sorrisi e per il maschietto che ti avrebbe preso in giro, spalleggiato dalla mamma. Ti amo per tutto il bene che ci siamo voluti e per l’immensa gioia che abbiamo condiviso. Ti amo per tutti i posti che ci vedranno separati ma di cui tanto abbiamo parlato insieme. Ti amo perché c’è una vita prima di te e una vita dopo di te, e la me stessa che sta scrivendo questa lettera nemmeno esisterebbe se non ci fossi stato tu. Ti amo per quella volta che mi hai preso il viso fra le mani dicendomi che mi avresti amata per sempre. Lo sapevo che non era vero, l’ho sempre saputo, ma non posso fare a meno di pensare che è stata tutta colpa mia, perché non ti ho creduto; magari non era vero sul serio, ma se ci avessi creduto, se almeno io, avessi creduto con tutte le mie forze in quel sogno che eravamo noi, forse si sarebbe realizzato!

    Però…però, adesso non sarei qui. Ed è qui che finalmente mi sento a casa; sto bene, sai? Stiamo ottenendo degli ottimi risultati e l’entusiasmo dei piccoli-grandi successi ci ripaga di tutte le altre sconfitte, cui quotidianamente assistiamo impotenti.
    Sapessi come sono cambiata, non mi riconosceresti quasi; tu che mi vedevi sempre come una sprovveduta, adesso resteresti sorpreso, chissà, credo che saresti persino fiero di me.
    Sono contenta, sì…e so che sarai contento della tua vita anche tu.
    Eppure, alcune notti, quando mi metto a letto e non sono troppo stanca, in quella zona franca che precede il sonno e in cui la ragione inizia a ritirarsi, io penso…
    Penso che fra qualche mese tornerò, e forse potrei venire a trovarti, farti una sorpresa! Imbuco questa lettera appena prima di arrivare, poi mi presento da te, così avrò il tempo di guardarti negli occhi, di dirti tutto quello avremmo dovuto ma che non ci siamo mai detti e…e se tu sarai con me, se mi vorrai, se crederai in noi, allora, quando ti arriverà questa lettera giorni dopo, verrai ad abbracciarmi dicendomi quanto sono stata stupida a dubitare di noi!
    Altrimenti, la leggerai che io già me ne sarò andata, e queste parole saranno state il mio addio per te.
    …sarà la millesima lettera che ti scrivo, in una notte dall’afa immobile, su un pc con i tasti umidi del mio sudore, lettera che puntualmente finisce per essere cancellata l’indomani…
    Magari stavolta la conservo.
    Si è fatto tardi, devo darti la buonanotte; ti scriverei ancora per ore, parlerei giorni e notti intere con te…non vorrei perderti mai, vorrei che tu non mi perdessi mai, e invece, ci siamo persi già.
    Abbi cura di te.
    Promettimi che avrai cura di te!
    Spero che non ti dispiaccia se ogni tanto, guardando il cielo, chiuderò gli occhi per immaginarti sbucare da una nuvola di terra rossa, corrermi incontro e prendermi fra le braccia, come la scena finale di un film, come ufficiale e gentiluomo!
    Sì, lo so, dovrei essere cresciuta e invece sono sempre quella scema sognatrice che conoscevi tu …ma in fondo, è solo un film, e un film non ha mai fatto male a nessuno.
    Ciao amore mio.




    Terza lettera
    VIRGINIA WOOLF – “La signora Dalloway”

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    ti vengo a cercare con la scusa di volerti parlare


    Baby, la città dorme ancora mentre io sono sveglia da tempo in questa notte trascorsa a rimestare senza posa nei tuoi ricordi. Quando intingo nel sangue il mio pennino il modo migliore per iniziare a parlarti è farlo dalla fine. Non posso esser certa che lo scoccare di questa voce dall'arco dei miei desideri raggiunga il bersaglio, ma vorrei tu sapessi che io, comunque, continuo a starti accanto anche dopo la fine della nostra storia.
    Certo mi chiedo spesso il senso di questo mia cocciuta ostinazione nello scriverti. Non fraintendere: se il fine di questo acerbo tentativo di comunicazione volesse essere quello di mettere un punto beh, allora direi che siamo proprio fuori strada.
    Perché in me c'è una sorta di impulso imperioso che, nonostante l'impiccio di una coscienza miscredente, mi costringe ogni volta a riprendere in mano il nostro ordito e a ricucire promesse che mai avrei voluto fossero disattese.
    Forse è proprio questa l'idea che sta dietro tutte le fantasie zeppe di talismani ed abracadabra: il lemma che vive di per sé e resta sulla pagina nonostante il suo autore, sì deve esser questa la pietra filosofale con la quale il rovello che mi parla dentro diventa inaspettatamente voce dorata, tua mia nostra, capace di tener fede al dialogo ineffabile che tra noi non smette di intrecciarsi.
    Magari questo nostro interloquire non depone a favore della lucidità del mio credo, destinato a smarrirsi a fronte di una strenua quanto vana ricerca di significato, ma sappi che fin quando avrò qualcosa da dirti ogni volta, inevitabilmente, tornerò a parlarti.
    Come va dalle tue parti? Deve essere un po' umido, certo, però silenzioso.
    Molto silenzioso, infatti, nulla che abbia qualcosa a che vedere con il fracassoso alternarsi di accordi di questo concerto dal vivo.
    C'è alfine davvero una grande quiete al centro del caos? Non stupirti di queste mie eccentriche domande: sanno di non potersi aspettare alcuna suadente speranza in risposta e di essere destinate a diventare il dente su sui ogni lingua crocifissa torna inevitabilmente a battere.
    Ma dimmi adesso, sii sincero: almeno un po' a me ci pensi ancora?
    Come dici? Lo so, sono noiosa a volte. E testarda anche.
    No...forse si....no… ok, la prima risposta è quella che conta. Ma non credere che mi spaventi, tutt'altro. Perché la mia peggiore paura invece è che tu pensi a me continuamente.
    Sai, esiste un dolore che non fa più male perché è tutto, che non dà tregua perché si ripete identico ogni volta che ricomincio a scavare, che non chiede mai di essere liberato da se stesso perché rappresenta il centro intorno a cui questo maledetto universo di battute continua a girare. Ma è pur sempre lo stesso dolore che si scopre inerme davanti alla mia voglia di venirti a cercare di cui niente e nessuno riesce mai ad avere ragione. Per questo come vedi, nonostante tutto, ancora una volta sono qui.




    Quarta lettera
    ISABEL ALLENDE – “La casa degli spiriti”

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    tua.
    sono stata tua dal primo momento in cui i tuoi occhi si sono posati su di me, denudandomi di ogni fierezza e razionalità…di ogni maschera.
    sì, deve essere stato allora che quell’insolito rossore deve aver tradito le mie guance, attentando alla fermezza della mia voce, strappandomi ad ogni compostezza e convinzione.
    fulmineo quel brivido che mi è risalito lungo la schiena per giungere sfrontato al cuore.
    per portarvi scompiglio…lui che era da sempre stato tranquillo, ordinato e regolare, pulsando monotono, sì…in fondo, come ogni giorno.
    ma perché hai scelto me? proprio me?
    io che ho fatto a lungo della solitudine la mia compagna più fedele e della malinconia il mio riflesso più vero, fuggendo dall’amore quasi come se fosse uno di quei morbi terribili e micidiali da non contrarre, mai…assolutamente!!! no…per carità!!!!!!!
    non so se per paura, orgoglio, noia… e non so spiegarti neanche il perché…ma, ora, ho arrestato la mia corsa e sono qui.
    per tutta la vita mi sono sentita estranea in ogni posto, persino nel ventre materno, ed ora non so spiegarti perché…ma solo tra le tue braccia mi sento a casa…a casa mia.
    solo lì sento il calore di un luogo che mi appartiene.
    strano…è come se fossi nata nel tuo abbraccio, è come se fossi sempre stata lì, come se lì avessi racchiuso tutti i miei sogni ed ogni mio respiro, quasi a dire che quello doveva essere da sempre il posto mio.
    grazie Amore per avermi distratta da un’esistenza grigia, illuminando ogni angolo buio in cui mi ero rifugiata; insegnandomi, con la dolcezza, che l’amore non può essere d’intralcio alla felicità e che correre da soli è come restare sempre al punto di partenza, fermi ed immobili…e sempre lì;
    per aver rischiarato le mie giornate col tuo sorriso…con quei tuoi stuzzicanti capricci che hanno colorato le mie pallide lune ed accelerato la mia rivoluzione;
    per avermi dato conforto e coraggio nei momenti di maggiore fragilità…ogni volta che sono caduta e, piangente ed imbronciata, ho alzato lo sguardo… tu sei stato lì, sempre e comunque, pronto ad offrirmi la tua mano per rialzarmi.
    ma grazie Amor mio soprattutto per avermi amata ed accettata per quella che sono, senza riserve e congetture, senza troppi se e troppi ma…solo per quella che sono.
    sei il mio orizzonte, limpido e chiaro, da guardare con incanto e speranza…l’aria fresca e pulita dopo il temporale da respirare profondamente…la bellezza incontaminata e selvatica della natura tutta da scoprire… la terra ferma nella quale affondare le radici.
    sei la roccia solida e levigata a cui ho legato il mio filo…e ti prego fa che quel nodo non si sciolga proprio adesso.
    ora che conosco il chiarore della luce non voglio tornare più nell’oblio.
    tua.




    Quinta lettera
    DACIA MARAINI – “Buio”

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    Silente.


    Sono lontana da tempo, da troppo tempo per sperare di ritrovare in te la quotidianità che ho lasciato. Sono andata in giro per il mondo: come tutti quelli che partono, senza sapere in cerca di cosa; finché un giorno ti ritrovi a scrivere poche parole su un pezzo di carta fortuito, rubato al cameriere di un bar di provincia. Le scrivi in silenzio.
    Ho attraversato mondi così lontani dal tuo, così diversi. Ho cercato pezzi di me che credevo nascosti, perduti, parti che temevo nel tuo mondo sarebbero morte, soffocate da quello che conta, da quello che occorre, da quel sacrificio continuo di te che offri agli altri per pagare al mondo la tua presenza. Questi piccoli occhi hanno osservato persone, legami, situazioni la cui vista non avrei mai pensato di poter sostenere; questo piccolo cuore si è riempito di paure, di comprensione, di amore come tu mai avresti pensato sarebbe potuto accadere.
    Sono scappata da te per paura di perdermi. Mi sono ritrovata persa, in mezzo alla vita, ad una vita di cui non conoscevo percorsi, soste, arrivi, e la mia unica guida sei stato tu. Tu mi hai consentito di ritrovarmi: scappando ti ho amato di più, in silenzio, da lontano. Finché un giorno, finalmente, si torna all’inizio del cerchio e scopriamo quello che cercavamo: esattamente quello che avevamo già; eppure il viaggio non è stato vano, perché oggi ritorno con una maggiore consapevolezza: la consapevolezza di chi ha conosciuto quello che sarebbe potuto essere.
    Sono lontana da tempo, da troppo tempo per sperare di ritrovare in te la quotidianità che ho lasciato. Da troppo tempo per sperare che questo mio percorso non ti abbia avvelenato la vita, pian piano, nel cammino con te già così poco amico. Da troppo tempo per sperare che le parole scritte su un pezzo di carta fortuito, rubato al cameriere di un bar di provincia, ti regalino quella serenità che meriti. Quella serenità è l’unica cosa che per me oggi conta. L’unica per la quale tornare a scrivere.
    Vorrei solo vederti felice. Ormai distante, vorrei che la vita finalmente ti sorridesse, che ti sorprendesse ancora, tiepida e gentile, e ti sconvolgesse, senza mai farti paura. Vorrei che il tuo tratto non fosse troppo in salita e che arrivasse quel soffio di vento che aspetti, che aspetti da tanto, a farti trovare l’unica via in grado di cambiare le cose. E vorrei che ti appropriassi della vita, per una volta, di quell’unica strada che è tua e che ti aspetta, ti aspetta ancora. Io ti guarderò da lontano, in silenzio, sempre attenta a non farti capire che proprio oggi sono tornata. Le ferite non vanno mai ferite di nuovo.
    Queste parole, come sempre, per te.

    Nuvole sotterrando
    le tue giornate appianerei.

    Cammino da sola
    e da lontano, silente
    Respiro ogni tono dell’aria
    ogni vociare del tempo.
    Da tratto discosto
    ascolto le tue dita sudare
    La via di ogni oggi:
    che sia quell’oggi il giorno del sereno.
    Da scarne parole
    imparo il tuo quotidiano percorso
    Altro non posso
    che pregarlo – a testa bassa – disteso.
    Da lacrime amare, ingoiate in fretta e nascoste
    ti strapperei con forza
    E per ogni boccone per te disposto
    mi farei avanti.
    Amore, cui nulla occorre
    se non che il mondo intero ti usi cortesia
    Che a te si parli piano
    che ti sfiori con cautela.
    Amore, nulla per sé vuole
    né chiede una tua voce
    Per timore di appropriarsi di un momento
    che al viaggio ti sottrae.
    Di questo antico silenzio
    della vita vantaggio
    Il chiarore del tuo tratto
    è l’unico volto.

    Un giorno solo ancora di vita mi basta
    se Dio promette il tuo giorno sereno.




    Sesta lettera
    EMILY BRONTE – “Cime tempestose”

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    Da quando mi sei entrato dentro nulla è più come prima.
    La mia anima è mutata, il mio corpo anela a te.
    Sono un piccolo virgulto che sboccia su un ramo,
    che si fa illuminare dal sole dell’amore,
    che si fa bagnare dalla pioggia dei rimpianti,
    che si fa nutrire dalla tua parola,
    che si fa sfiorare dal tuo tocco leggero ma al tempo stesso vigoroso,
    che trema al soffio del vento della passione,
    che si fa proteggere dalla tua ombra,
    che cerca vita e la trova in te.




    Settima lettera
    ELENA FERRANTE – “I giorni dell’abbandono”

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    Ciao. . .
    No: non ti dirò Amore mio. . non lo sei più, solo che ancora non riesco a chiamare nessun’altro così.
    Ricordi quando mi dicevi che ero il tuo tesoro, la donna della tua vita?
    Ti ho creduto quel giorno, in quel locale romantico con le luci basse, i divanetti, quando mi guardavi negli occhi e mi dicevi che ero bellissima, e che mi amavi.
    Ti ho creduto anche quando mi parlavi del nostro futuro, della nostra vita insieme. Quando mi dicevi che sarebbe andato tutto bene, quando mi dicevi che se c’era l’amore si potevano superare tutte le difficoltà, che non dovevo aver paura, che dovevo fidarmi, che tutto si sarebbe risolto. Ti ho creduto, sempre.
    Poi un giorno sei cambiato. Io l’ho capito e ti ho chiesto cosa c’era. E quello che c’era era un’altra donna.
    C’è stato un momento in cui questa consapevolezza mi faceva male, talmente male da togliere quasi il respiro. Mi sentivo soffocare, non riuscivo a dormire. Mi sembrava impossibile che un amore tanto ripetuto e sincero fosse svanito così, da un momento all’altro, in un abbraccio straniero che doveva essere mio. Mi sembrava impossibile pensare che non ci sarebbero più state le nostre passeggiate nella sabbia a piedi nudi, col mare che sembrava sorridere per noi, col sole che sembrava brillare solo per noi, con la brezza marina che ci carezzava i cuori, in un amore che sembrava non dover finire mai. Mi sembrava così incredibile non poterti più abbracciare, così ingiusto, così maledettamente crudele.
    Mi sembrava tutto buio, tutto tremendo.
    Mi sono chiesta se ci siamo mai amati davvero. Io ci ho creduto, ci ho creduto sul serio. Ma certe volte, quando penso allo “scambio” che sei stato in grado di fare, mi chiedo quanto fosse vero e sincero il tuo, di sentimento, quanto davvero ci credessi tu. Forse è questa la cosa che più mi fa star male: la sensazione di essere stata ingannata per tutto questo tempo, mentre tu in un pomeriggio festivo mi hai sostituita senza tanti complimenti e tanti problemi.
    Amore mio: la vita non è semplice. Vivere una storia con una persona e amarla davvero fino in fondo, con pregi, difetti e difficoltà è ancora meno semplice. Tu non ce l’hai fatta. E’ questa la realtà. Anche fare una scelta facile è scegliere. Ma anche le scelte qualificano chi le fa.
    Stamattina, riordinando la posta elettronica, ho trovato la conferma di acquisto del biglietto aereo che avevo prenotato per raggiungerti. Volevo farti una sorpresa, farmi trovare sotto casa tua, vedere il tuo viso illuminarsi in un sorriso perché finalmente ti avevo raggiunto. Lo ammetto: una lacrima è scesa dai miei occhi ed è andata a fare visita alle mie labbra. Il suo sapore salato mi ha ricordato il tuo, quando dopo aver fatto il bagno nel mare meraviglioso dell’isola in cui siamo andati in vacanza, nel week end più romantico della nostra storia, ci baciavamo appassionatamente e ogni bacio sembrava acqua nel deserto per la sete che avevamo l’uno dell’altra. Tutto finito. Infranto come la schiuma delle onde sugli scogli.
    Dell’amore si parla quando esso causa sofferenza. Non quando si è felici. Quando si è felici lo si vive e basta e l’amore basta a farci vivere.
    Come bastava a me per te. Ma la realtà è diversa, e di solito è sempre più amara di come la immaginiamo. Una mattina mi sono svegliata e mi ci sono scontrata con quella realtà. Mi sono scontrata con l’assenza di te, un’assenza che dovevo accettare.
    Ho sempre pensato che l’amore fosse un’erba spontanea, che però una volta nata, ha bisogno di cure e affetto, per non morire. Quell’erba che rappresentava il mio amore per te, ha cominciato a morire quando tu hai smesso di curarti di lei, e di me, andando ad alimentare un’erba nata in un altro cuore, un cuore che non era mio.
    E poi mi sono resa conto che ciò che davvero meritavo, ciò che davvero mi avrebbe guarita era trovare un cuore che tutto intero amasse me. Non un cuore a metà, diviso tra incoscienza e illusione, e al quale basta un sorriso al momento giusto per passare da un sentimento all’altro senza scossoni.
    E ti prego: non tornare mai più a raccontarmi le tue bugie, le tue momentanee e fragili illusioni di una delle tue tante vite, nessuna delle quali vissuta pienamente. Non tornare mai più a raccontarmi le tue favole, le tue storie, le tue speranze di un futuro che non ci sarà mai. Non tornare a dire un “Ti amo” che non ti è mai appartenuto.
    Oggi, col cuore ancora ferito ma forte, ti chiedo di aiutarmi se, anche poco, mi hai davvero amata, a cancellarti per sempre dalla mia vita. Se davvero mi hai voluto bene, io ti chiedo di non farti sentire mai più. . .di non farmi ricadere in quell’inferno fatto di gesti dolcissimi e frasi bellissime che da un giorno all’altro hai deciso di dare a un’altra.
    Questa è forse la lettera d’amore più bella che io ti abbia mai scritto. Perché vorrei che tu desiderassi per me la stessa felicità che adesso hai trovato in un altro cuore.
    E non c’è amore più grande, di quello che vuole la felicità della persona amata. Anche se questo vuol dire perderla. Per sempre.
    Ti amo . . .sì ti amo. Ancora. Ma quando l’amore diventa veleno e ti intossica il cuore, allora è il momento di rendersi conto che non è più cosa buona. Ecco. . .forse se tu tornassi, sì se tornassi, adesso, proprio adesso, se mi mandassi un sms o mi telefonassi, o mi dicessi che vuoi vedermi perché finalmente hai capito. . .se lo facessi adesso, forse cambierebbe tutto. Ma ormai mi sto abituando a non averti più né ora né mai. E il mio cuore mi è solo grato di questo. Perché è ancora gonfio di un amore che era per te ma che evidentemente tu non hai mai meritato.
    Chiudo con un ringraziamento: a te. Per avermi dato modo di capire che il vero amore, come dicevi sempre tu, fa superare ogni ostacolo e ogni difficoltà. Il tuo non lo era. Il mio sì. . .per questo riesco a dirti: sii felice per tutta la vita.
    Forse lo sarò anch’io. Ci voglio credere. Ci voglio sperare. Perché tutto quello che ho nel cuore non può essere solo mio. E’ un dono. Che darò a chi merita e dimostra di meritare.
    E ora sai cosa faccio? Prendo questa lettera, queste mie ultime parole per te, la arrotolo, la chiudo con un nastro rosso e la metto dentro una bottiglia. La chiudo con un tappo di sughero. Poi vado al mare, nello stesso posto dove ci siamo amati, dove abbiamo passato quel magnifico week end in cui ci sembrava di avere il mondo in mano, e dopo averla baciata, la affido alle onde. In questo modo mi libererò della sofferenza che mi causa l’amarti ancora, anche simbolicamente. E poi chissà? Magari un giorno qualcuno troverà quella bottiglia, quelle parole abbandonate da un cuore ferito. . .e magari le mie parole potranno essere di conforto a un’altra donna misteriosa che tra qualche anno potrebbe averne bisogno. E se così non fosse, quella bottiglia comunque vagherà per il mondo, attraverso il mare. . .quale modo migliore per rendere eterno un amore grande come il mio per te?




    Ottava lettera
    SUSANNA TAMARO – “Ascolta la mia voce”

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    Sono qui e ti penso.
    Tutto ciò che abbiam passato
    è stato molto intenso.
    I momenti trascorsi con te
    non si possono cacciare,
    ho provato a soffocarli,
    ridurli in fiammella,
    ma niente,
    la fiamma è riapparsa
    più vigorosa di prima,
    arde ancora
    e non so se mai
    sarà possibile spegnerla.
    Hai fatto tutto tu,
    sei entrato nel mio cuore
    e lì sei rimasto,
    sempre vivo.
    Ho provato ad annientarti
    illudendomi di dimenticarti,
    ma niente,
    non è possibile.
    Nessuno ti ha portato via,
    nessuno potrà farlo mai.
    Perché mi fai soffrire?
    Perché non ti abbandoni al primo istinto?
    Non era errore,
    non era follia,
    era passione,
    la stessa che ancora oggi mi anima
    e mi fa andare avanti,
    seppure con profonda tristezza.
    Rivoglio quei momenti,
    quelle parole, quei sospiri,
    quel cercarsi quotidiano
    che mai abbiam perso.
    Io sono sempre qui
    Per te.
    Ti aspetto.
    L’abbandonarsi reciprocamente
    all’altro ci farà sentire
    meglio, completi, uniti,
    in questa vita
    che finora
    non ci ha portato tanta gioia,
    ma è stata così generosa da farci incontrare.
    Non sprechiamo questo dono,
    rendiamolo reale, vivo,
    lasciamoci trasportare
    da quel sentimento iniziale.
    Insieme possiam affrontare ogni cosa,
    le difficoltà ci renderanno ancora più uniti,
    più forti,
    insieme.
    Non temere,
    non lasciar che tutto questo finisca,
    che sia solo un ricordo,
    rendilo un presente,
    un futuro,
    insieme,
    il nostro.
    Riapri il tuo cuore come allora,
    sentilo vivo,
    sentilo che batte all’unisono col mio.
    Ascolta la mia voce,
    senti la mia mano che sfiora la tua,
    Che ti accarezza il viso.
    Abbandònati come me al fuoco che arde,
    non lasciar spegnere la fiamma che ancora scalpita
    non sprecare il tempo che ci separa.
    Esci allo scoperto.
    Io ci sono.
    Ti aspetto.
    E tu?




    Nona lettera
    MELANIA MAZZUCCO – “Vita”

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    Dolce grande amore mio,
    La mia mente vive del tuo pensiero fisso,
    il mio cuore batte rincorrendo il tuo.
    Non lasciare scorrere dentro di me il flusso del tuo amore invano.
    Non permettere che il mio corpo cada in preda a un delirio d’amore infinito.
    Ciò che sento per te è linfa dell’intera mia esistenza.
    Non potrei alzarmi al mattino senza il soffio che risveglia la mia anima,
    non posso addormentarmi la notte senza il sogno della tua presenza.
    Prendimi tutta, vivimi,
    e io vivrò di te.




    Decima lettera
    MARGARET MITCHELL – “Via col vento”

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    Talvolta ho pensato di essere un fuscello d'erba
    magari slanciato, di un verde brillante sotto il riflesso del sole,
    con le radici haimè poco profonde,
    ma cresciuto con fierezza da una una manciata di terra tra le rocce dure.
    Quando mi fermo a gurdare nella direzione del vento vedo dei prati immensi e rigogliosi
    e mi convinco che, se tra il cemento più grigio e l'asfalto più oscuro riesce a sbocciare, sgomitando, persino un fiore,
    anche io dovrei stare al mio posto senza tante incertezze.
    In fondo, la tempesta che cerca di sradicarmi rende più forti le mie radici
    il sole che mi asseta è lo stesso che mi fa brillare
    e quelle rocce spietate e forti che mi circondano,
    sotto sotto, invidiano la mia leggerezza.
    Mi chiedo come sarebbe sventolare in compagnia,
    su un praticello folto dove ogni tanto si vede svolazzare qualche coccinella,
    dove le mie radici possano comodamente sprofondare nella terra
    senza doversi aggrappare, con affanno, a pochi granelli di vita.
    D'altra parte, è inutile godere di tanti amici, di una bella vista e di un letto comodo
    se qualcuno può comunque sradicarti
    così come hai fatto tu con me.
    Vorrei tanto sentirmi salda a quei granelli
    e sentire che anche quel poco di terra che mi abbraccia
    ha bisogno di me come io di lei.
    Talvolta ho creduto che fosse quello il mio posto, nonostante tutto.
    Ho creduto di poter essere anche io come quei funghi che vivono in simbiosi con le piante e sono il loro stesso nutrimento... in fondo è questo il senso della vita.
    Se avessi potuto darmi a quei granelli così come loro mi hanno dato la vita
    forse non saresti riuscito a liberarmi
    in balia del vento, in balia di te.
    Eppure è solo ora che le mie radici non sono più stanche e che il sole non mi asseta più.
    Solo ora sento che fiorisce la primavera
    ora che posso gioire nella tua brezza o morire per la tua furia.
    Senza più pesi né legami,
    angosciata dall'insicurezza ma felice di non poterne fare a meno,
    penso che nessun prato, per quanto rigoglioso, potrebbe farmi sentire così
    nel bene e nel male.
    Se davvero fossi un fuscello di erba, forse il mio posto non sarebbe che in balia del tuo vento...
    riuscirei a spiegarmi perchè è stato sempre così difficile rimanere aggrappata a quei pochi granelli di vita e resistere alla forza della natura,
    alla tua.
    Se davvero fossi un fuscello di erba e mi trovassi in balia del vento,
    spererei di non toccare più terra,
    perchè anche la più fertile, per me, sarebbe come sabbia sterile.
    La stessa sabbia alla quale inconsciamente mi avvicini e che talvolta riesco persino a toccare.
    So di non essere un fuscello d'erba e di scrivere queste parole a bassa voce.
    Ma anche se le scrivo con una matita
    è la più vera che ho
    e se anche lo faccio sulla sabbia
    è la più bianca che c'è.




    Undicesima lettera
    LALLA ROMANO – “Le parole tra noi leggere”

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    Ascoltami, ti prego, da quando ti conosco il mondo è diventato strano, ogni giorno più strano, e mi appare così. Quando attraverso la polvere di smog e clacson prodotta da motorini e automobili, in quell’aroma di combustione, e fra i musi inferociti della gente (e chissà quanti di loro si sono dimenticati anche il motivo per cui sono alzati da letto incazzati), se appena riesco a fermare i lineamenti del tuo viso, che sono mobilissimi e impalpabili nella memoria, e riesco, anche solo per un istante, a isolare in me stessa ogni tua singola espressione, mi sento improvvisamente libera, chiara e leggera, perché mi sembra di possederti, mi sembra di prendere parte a una felicità sconosciuta, che si compone, da sola, come un puzzle, sotto i miei occhi. Nulla, allora, mi appare volgare. La tua immagine agisce come una sorta di amuleto magico, che riesce, non so come, a sconfiggere la banalità quotidiana dell’esistenza, della mia, della tua (sempre che in te vi sia banalità: perché io non la conosco), ma anche quella di chi ci sta intorno e noi non potremo conoscere mai. Forse, e non credo di sbagliarmi, anche l’automobilista che si lamenta, mentre passo sulle strisce davanti al suo cofano fumante (sto continuando a pensarti a passi lenti e trasognati, guardando per aria con sorriso incredulo, mentre sento che più di un clacson mi incalza…), e deve arrestarsi per darmi la precedenza, si lamenta, mi dico, perché è innamorato e non mi importa ora di chi. Si lamenta, perché sa di essere atteso e vuole prendersi cura di qualcuno, come vorrei essere io a prendermi cura di te. Poi però, quando continuo a riflettere e mi rendo conto che la felicità che sto provando non dipende affatto da me, ma da te solo, la leggerezza scompare come un fiocco di neve, che ti si sia posato sul naso, evapora per il calore del tuo respiro (come vorrei anch’io sentirlo quel calore sulla mia bocca, nel mio alito, sul collo, tra le braccia…). Resta in me solo il dolore, misto a un’ombra misteriosa di piacere: il dolore di non sapere a chi appartengo; il dolore, lo dico per assurdo, che proverebbe un burattino pensante, se all’improvviso si rendesse conto di soffrire, contro la sua natura di oggetto inanimato, per il fatto che un burattinaio misterioso, lassù, lo domina con le sue mani affilate, morbide ed eleganti e ha in pugno tutto, tutto quanto il suo destino. Ti prego, allora, ti prego: trattami con cura, muovi le mia fila con delicatezza, ricordati che penso a te in continuazione; e che, in continuazione, mi dico di amarti. Non mi trattare con incuria: sarebbe come uccidere una parte di te stesso, che a me ti lega con fili invisibili. Ricordati che nessuno conosce la tua vita, come potrei riconoscerla io, se solo mi affidassi, per così dire, il codice per decifrarla. Saresti per me come quei libri che si leggono e si rileggono sempre e che ad ogni lettura ti mostrano qualcosa di te stesso che ignoravi. Ti prego non lasciare che ci sia distanza fra di noi. Quella distanza aboliscila, azzerala in un soffio, in un soffio così, fffffffffffffffff.
     
    .
  2. PescevelocedelBaltico
     
    .

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    Ora posso dirlo: ci ho pianto un pomeriggio e una notte su.

    Ora posso dirlo. E' bella in modo straziante... :wub:

    Grazie, Schopena, di questo dono.
     
    .
  3. odisseanellospazio
     
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    miiiizzica image
    Sarà mica il forum di aspirantipoetesse? image
     
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  4. Fidal1
     
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    cavoli bellissima Schopena,
    Sono contento che hai vinto tu :) .
    Anche se a dire il vero ho votato la 11, di cui sono curioso di concoscere
    l'autrice.
    Brave tutte :D

    Edited by Fidal1 - 7/5/2008, 00:39
     
    .
  5.  
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    ASSEGNAZIONE dei PREMI e relative motivazioni


    “IL PODIO”, ovvero la graduatoria definitiva (perfettamente coincidente con quella provvisoria, atteso che tutte le partecipanti hanno rivendicato la maternità della propria opera e, quindi, non ci sono state esclusioni! ;) ):

    DACIA MARAINI, “Buio” - voti 77

    LALLA ROMANO, “Le parole tra noi leggere” - voti 72

    ISABEL ALLENDE, “La casa degli spiriti” - voti 71


    Attesa la differenza davvero minima tra i voti che sono stati complessivamente attribuiti agli altri elaborati (le due lettere che sono arrivate al quarto posto, ad esempio, hanno ottenuto 67 voti; la lettera che è arrivata quinta, invece, ne ha ottenuti 66, e così via), la Giuria – all’unanimità – ha stabilito che tutte le altre lettere si sono classificate, a pari merito, al quarto posto. :)



    Il “PREMIO DELLA CRITICA”
    A prescindere dalla somma dei voti parziali, si era pensato di attribuire un premio all’elaborato che è stato indicato come “migliore” dal maggior numero di giurati: il cd. “premio della critica”.
    Ebbene, poiché la classifica che si ottiene seguendo questo criterio è identica a quella che si è sopra riportata:

    MARAINI: 4 giurati su 9
    ROMANO: 3 giurati su 9
    ALLENDE: 2 giurati su 9

    la Giuria, nella persona del suo Presidente :B): , ha deciso di non attribuire alcun “premio della critica” (altrimenti poi Schopena si monta la testa! :D ).

    Si riportano, di seguito, le indicazioni delle preferenze (talvolta plurime) espresse dai giurati:

    Truman: BLIXEN / ROMANO
    Miroslav: MARAINI
    Mr. Orange: FERRANTE
    Federico Massimo: FALLACI / ALLENDE
    Cap. Aragorn: ALLENDE / ROMANO
    Fidal1: ROMANO
    Ludendi Causa: MARAINI
    PescevelocedelBaltico: MARAINI
    Mark Lasley: MARAINI
     
    .
  6. mala tempora
     
    .

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    Truman......che te lo dico a fà?

    Hai tutta la mia ammirazione.
    Tutta la mia gratitudine, per aver reso possibile a queste meravigliose donne di dichiarare, ancora una volta, i loro sentimenti.

    Strombyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy sei la megliooooooooooooooooooooooooo!


    Grazie anche a tutti i giurati!
    Senza il loro contributo fondamentale tutto ciò non sarebbe stato possibile!
    A tutti, grazie per il vostro tempo, la vostra puntualità e la vostra sensibilità.

    Da spettatrice, è stato meraviglioso assistere a tutto questo!



    Ma sopratutto......ragazze, grazie.
     
    .
  7.  
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    I GIUDIZI DEI GIURATI:
    Si riportano - di seguito - i giudizi che ogni giurato ha ritenuto di far pervenire all’ufficio di presidenza: come si potrà vedere, taluni hanno voluto esprimere il loro giudizio - come da regolamento - soltanto per l’elaborato cui hanno assegnato il loro voto più elevato; altri, invece, hanno voluto commentare tutti (o quasi tutti) gli elaborati.

    A ciascun giurato, mi sia consentito dirlo, va il mio più sentito ringraziamento per la sensibilità dimostrata e il tempo che ha voluto dedicare nell’adempimento del proprio compito. :)



    MIROSLAV:

    Premessa: tutti i componimenti sono assai notevoli.
    Ebbi ad attribuire voti alti assai.
    Ammirato porgo i miei complimenti a tutte la Partecipanti.
    Pur nella loro diversità, si registra, tra i vari componimenti, un tema di fondo: la doglianza in ordine al mancato rapporto sinallagmatico tra quanto profuso e quanto ricevuto.

    Ebbi ad attribuire voti massimi al componimento intitolato “silente”.
    Avverto difficoltà ed imbarazzo a motivare una scelta che seppur ferma e convinta, discende da determinazioni istintive e di subitanea fascinazione.
    La spiegazione di una scelta istintiva si traduce in banalizzazione.
    Pur tuttavia alcune considerazioni sono possibili ed anzi doverose.
    In primo luogo, va osservato che l’autrice del componimento “silente” non si risparmia. Ella si cimenta nella prosa e nei versi, dando così luogo alla formula del paghi uno e prendi due, che già tanto successo ha avuto nel commercio al dettaglio.
    In secondo luogo, va osservato che il componimento “silente” fa giustizia dei luoghi comuni , dei proverbi e delle parabole, ricordando noi come l’amore sia sentimento atipico, ed atipici siano le modalità di realizzazione del medesimo.
    Ed infatti, c’hanno sempre detto che “prima o poi l’amore arriva” e noi, ingenui e superficiali, abbiamo sempre ritenuto che la sorte fosse questione di avverbio e che fortunati fossero coloro cui l’amore arriva “prima”.
    Non è così. Purtroppo.
    Invero, ciò che rileva non è il momento in cui l’amore arriva ma il momento in cui il destinatario ha piena comprensione di tale arrivo.
    Così come la potenza è nulla senza controllo, così l’amore arrivato prima è nulla senza comprensione.
    E , come insegna noi l’Autrice, la comprensione dell’amore è percorso difficile subordinato spesso ad invincibili forze centrifughe;
    la comprensione dell’amore necessità di lontani punti di prospettiva;
    la comprensione dell’amore passa spesso per l’allontanamento, per la rinuncia ad un dono arrivato troppo presto.
    Comunque, a seguito di dolorose peregrinazioni, anche la comprensione di quello che fu amore prima o poi arriva, ed a questo punto noi, ingenui e superficiali, preconizziamo un lieto fine alla stregua della parabola del figlio prodigo.
    Le cose non stanno così.
    Infatti, come insegna noi l’Autrice, l’amore vero trascende ogni determinazione volitiva egoistica e costringe l’innamorato a prender atto del tempo passato, del dolore procurato, delle sopravvenienze.
    Così l’innamorata , lungi dal reclamare antichi status ed antiche prerogative, si pone a latere dell’amato; silente.
    E’ un sacrificio nascosto che si consuma nell’ombra; un sacrificio che, a ben considerare, denota chiari segni di espiazione; un sacrificio delle proprie aspettative, così forti alla luce della sopravvenuta comprensione, che è segno d’Amore vero per l’amato.
    Amare è un verbo transitivo
    L’amore è silente.
    Innamorarsi è un verbo riflessivo.
    L’innamoramento è sicuramente più rumoroso.
    Dal punto di vista tecnico il componimento è apprezzabilissimo.
    Sicuramente l’autrice ha superato con profitto le scuole dell’obbligo e , financo, la scuola media superiore.


    Il poco tempo mi impedisce di commentare adeguatamente gli altri componimenti.
    Vorrei però lodare pubblicamente l’incipit del componimento intitolato dal nostro preziosissimo Presidente “cime tempestose”.
    Da quando mi sei entrato dentro nulla è più come prima.
    Semplicemente stupendo.
    Ciò che ogni uomo vorrebbe sempre sentirsi dire.
    E’ questo lo spirito giusto per affrontare l’incipiente gravidanza.





    MR. ORANGE:

    ELENA FERRANTE – “I giorni dell’abbandono”

    Magistrale, nella sua semplicità. La storia di un grande amore, finito per un nonnulla, di un uomo che non è così cattivo come sembra e come vuoi far apparire, di una donna che vive appieno il sentimento, che vive in sua funzione, bella la metafora della bottiglia, molto detto e non detto.
    Vera, bella, merita il massimo.





    FEDERICO MASSIMO:

    Fallaci: Voto 10

    E' la poesia che mi è piaciuta di più nel suo complesso nonostante abbia dato un ex equo. Parte in maniera barbosa: io tu tu ed io noi e noi..poi mi prende....mi porta a riflettere...
    Credo che sia autobiografica tanto sembra scritta da una persona che ha veramente vissuto queste passioni.
    Mi verrebbe anche voglia di risponderle: voi donne sempre in cerca di qualcosa di più , incontentabili....leggiti la lettera di Elena Ferrante...cerchi questo! un uomo che ti prende in giro con il "ti amo" sulle labbra??? ma nooooo sempre in cerca di qualcosa che non si ha.
    Ragazze purtroppo di Truman (uomo perfetto!) ce ne è uno solo... -_- -_-

    Allende. voto 10

    Ho provato molto piacere nel leggere questo brano ...stilisticamente il più bello.
    In un primo momento stavo per mettere 9 ..poi mi sono reso conto che lo facevo solo per fare una differenza con la lettera della Fallaci. Perciò 10!
    In questo scritto ho trovato il verso che più mi è piaciuto tra i versi di tutte le lettere/poesie di questo concorso"per tutta la vita mi sono sentita estranea in ogni posto, persino nel ventre materno, ed ora non so spiegarti perché…ma solo tra le tue braccia mi sento a casa…a casa mia.. Molto bello. Complimenti alla scrittrice.

    Lalla Romano voto 8

    Con Lalla Romano si chiude il mio podio virtuale. Quello che mi ha colpito in questa lettera è stata la modernità con cui la scrittrice ha trattato il tema in oggetto. Niente fuscelli o baglionate ...ma il traffico... :P :P :P
    Complimenti alla fantasia. Ma non è solo questo! molto bella l'immagine del burattinaio misterioso e tutta la lettera nel suo complesso ...oggi gli darei anche 9...ma ho già votato...

    Elena Ferrante voto 7


    Voglio esprimere un giudizio anche su questa lettera in quanto senza l'ultimo periodo "della bottiglietta", a me alquanto indigesto, il voto sarebbe stato un bell'8.
    Anche in questo caso ho letto con piacere la lettera senza rischiare di sbadigliare. Come nel testo della Fallaci viene voglia di rispondere a questo brano. Viene molto bene descritta la figura dell'uomo che più amano le donne ...quello che le prende in giro :doh.gif: ..salvo poi accorgersi (eccetto casi patologici) che non è tutto oro quello che luccica....


    Cio detto vorrei comunque fare i complimenti alle ragazze che si sono avventurate in questo concorso. Purtroppo hanno avuto la sfortuna di trovare un giurato incompetente come pochi (difatti mi sono autocandidato altrimenti...) però sono certo che gli altri colleghi giurati avranno alzato la media....della giuria.... :D :D
    Brave a tutte!!! :smartass.gif: :smartass.gif: :smartass.gif: :smartass.gif: :smartass.gif:






    CAP. ARAGORN:

    Premessa:
    Innanzitutto due doverose parole, forse qualcuna in più, sul criterio di giudizio.
    Consapevole della mia incompetenza in materia e della mia totale banalità, ma altresì cosciente di ciò che a me piace, ho ritenuto corretto adottare un'unica linea guida: il "gusto soggettivo" sia in ordine al dato comunicato che allo stile espositivo.
    Per questo motivo rappresento fin d'ora le mie scuse a tutte le partecipanti che non avranno condiviso il mio giudizio o il voto da me assegnato al loro componimento.
    Sono pertanto in debito di riconoscimento rispetto alla comprensione che avranno dimostrato tollerando la mia opinione.
    Rivolgo inoltre un vivo ringraziamento a Truman per avermi coinvolto in quest'esperienza giocosa, che ha rappresentato un buon diversivo dalla solita routine.
    Infine ritengo doveroso porgere allo stesso Truman i miei più vivi complimenti per l'ottima e scrupolosa organizzazione di questo gioco forumistico: difficilmente avrebbe potuto essere diretta con maggior tatto e diligente impegno. :)
    Mi auguro che sia stato per tutti un divertimento....


    Prima lettera
    ORIANA FALLACI – “La rabbia e l’orgoglio”

    GIUDIZIO:
    La naturalezza del linguaggio sembrerebbe a prima vista qualificare la trama come autobiografica.
    L'amore come espressione di complicata tenerezza: il sogno di un lunghissimo attimo di bisogno d'amore che si trasforma in consapevolezza di ciò che la vita dovrebbe essere, e non è.
    Stile semplice e scorrevole. Particolari rimasti sullo sfondo.
    Diretto e coinvolgente l'esordio: "Volevo solo amore./Nient’altro./Ti ho amato dal primo istante. Ci siamo guardati e Ti ho riconosciuto. Tutto è accaduto in un momento. Quel momento è impresso nella mia memoria, nel mio cuore, nei miei occhi e lì, rimarrà per sempre./Tutto è iniziato così.".
    Complimenti. :)


    Seconda lettera
    KAREN BLIXEN – “La mia Africa”

    GIUDIZIO:
    L'amore ha la capacità di mettere a nudo la nostra parte più profonda.
    L'autrice narra di una donna a confronto con le sue fragilità, mai fino in fondo ammesse ed accettate, e questo conduce la protagonista ad esprimere un animo contraddittorio: vorrebbe dedicarsi ma accetta la lontananza come scelta desiderata; ha poco tempo ma non resiste al desiderio di rievocare anche le melodie, i momenti, le esperienze. Lungo questa linea di immagini contraddittorie, l'autrice fa esprimere alla protagonista lontana la sua paura d'amare che attraversa tutta la lettera.
    Stile essenziale con momenti di coinvolgimento emotivo che appare sensatamente autentico.
    Complimenti :)


    Terza lettera
    VIRGINIA WOOLF – “La signora Dalloway”

    GIUDIZIO:
    Stile lineare ed elegante, a tratti impeccabile.
    L'amore non corrisposto è il tema di questa lettera, trattato con leggerezza ed ironia, perchè lo sguardo d'amore di una donna sa nascondersi per difendersi.
    Particolarmente coinvolgente nell'ultima parte, quando l'autrice, in modo ammirevole, osserva: "esiste un dolore che non fa più male perché è tutto, che non dà tregua perché si ripete identico ogni volta che ricomincio a scavare, che non chiede mai di essere liberato da se stesso perché rappresenta il centro intorno a cui questo maledetto universo di battute continua a girare. Ma è pur sempre lo stesso dolore che si scopre inerme davanti alla mia voglia di venirti a cercare di cui niente e nessuno riesce mai ad avere ragione.".
    Complimenti :)


    Quarta lettera
    ISABEL ALLENDE – “La casa degli spiriti”

    GIUDIZIO:
    Amore a prima vista, passione totalizzante e simbiotica, che somiglia tanto al fuoco: brucia senza chiedere permessi, fa il vuoto attorno, divora tutto quello che puo.
    Stile sobrio e lineare.
    Coinvolge da subito con poche semplici parole che esprimono l'amore travolgente:
    "tua./ sono stata tua dal primo momento in cui i tuoi occhi si sono posati su di me, denudandomi di ogni fierezza e razionalità…di ogni maschera./ sì, deve essere stato allora che quell’insolito rossore deve aver tradito le mie guance, attentando alla fermezza della mia voce, strappandomi ad ogni compostezza e convinzione./ fulmineo quel brivido che mi è risalito lungo la schiena per giungere sfrontato al cuore.".
    La passione espressa si accorda con il mio modo di intendere l'amore. Merita per questo da parte mia una considerazione particolare. Sarà forse una motivazione banale, ma probabilmente è banale il sottoscritto che in questo momento esprime il giudizio.
    Complimenti :)


    Quinta lettera
    DACIA MARAINI – “Buio”

    GIUDIZIO:
    Analizza un percorso franto, scheggiato, impervio, quello dell'amore a cui si è rinunciato.
    La descrizione del sentimento è fra i veli, in cui si vede e non si vede, in cui si lascia intendere e non si dice, dove il rispetto per l'altro - ormai lontano dalla vita della protagonista - e il lettore è attuato con pudore e non con compiacimento. La mano è sempre leggera e così chi legge può vedere come vuole la relazione tra i due, può intenderla secondo il suo sentire, senza la minima forzatura e, soprattutto, con dolcezza nelle strofe di poesia che seguono, introdotte queste, forse, un pò frettolosamente.
    Complimenti :)


    Sesta lettera
    EMILY BRONTE – “Cime tempestose”

    GIUDIZIO:
    Breve ma non privo di un visibile impegno.
    Stile gradevole ed elegante.
    Complimenti :)


    Settima lettera
    ELENA FERRANTE – “I giorni dell’abbandono”

    GIUDIZIO:
    La trama amorosa e l’intreccio delle vicende passate e presenti sono ben costruiti, e l'autrice riesce a suscitare partecipazione emotiva. Si esprime con tale naturalezza che sembra conoscere a fondo in qualche modo le sensazioni di cui narra, manifestate con vera umanità.
    Chi non vorrebbe trovarsi ad osservare da lontano la protagonista mentre getta in acqua la bottiglia, e poi allontanarsi silenziosamente pensando che, sebbene non ne sia consapevole ancora del tutto, anche lei quel giorno ha trovato la forza di tornare a vivere autenticamente, mestiere a volte faticoso.....
    Complimenti :)


    Ottava lettera
    SUSANNA TAMARO – “Ascolta la mia voce”

    GIUDIZIO:
    Una domanda d'amore, vissuta con tenerezza e stupore rispetto all'assolutezza del sentimento provato.
    Stile senza troppi fronzoli, semplice e scorrevole, ma comunque non di bassa qualità.
    Complimenti :)


    Nona lettera
    MELANIA MAZZUCCO – “Vita”

    GIUDIZIO:
    E' buona norma in questo caso che il commento non sia più esteso del componimento stesso.
    Intensità e naturalezza nell'esprimere l'emozione dei sensi.
    Stile fluido.
    Complimenti :)


    Decima lettera
    MARGARET MITCHELL – “Via col vento”

    GIUDIZIO:
    L'autrice parla del sentimento dell'amore con delicata fantasia ed equilibrio di immagini.
    Lirico-soggettiva e contemplativa.
    Lo stile è impeccabile.
    Complimenti :)


    Undicesima lettera
    LALLA ROMANO – “Le parole tra noi leggere”

    GIUDIZIO:
    Un insieme di straordinaria energia espressiva, tra densità e improvvise soste di rarefazione, vivo di una sua concretezza materica, come di intense accensioni visionarie.
    Prosa fluida e assai gradevole.
    Delicato e passionale.
    Merita pertanto anch'esso una considerazione particolare.
    Complimenti :)







    FIDAL1:

    premessa.
    Le lettere sono l'una diversa dall'altra. è stato difficile paragonarle tra loro. Ho privilegiato la creatività e la ricerca dell'obiettivo.

    LETTERA N.1 - FALLACI
    è una lettera scritta con uno stile chiaro, logico consequenziale. Significativi i nessi tra i periodi, ad esempio, dopo il primo periodo scrive "ma non mi hai amato". Quindi apprezzabile la sicurezza e la chiarezza d'intenti.
    Ma è una lettera che non può primeggiare in un concorso di amore, perchè manca la favola, che è turbata dalla speranza inesistente.
    Così non potrebbe neppure aggredire il cuore dell'amato.

    LETTERA N.2 - BLIXEN
    Questa lettera è scritta da una ragazza tremenda. Fa tutto lei: lo molla, lo rivuole, addirittura cancella le lettere o se le invia ritiene che esse non arriveranno a destinazione.
    Insomma: qui l'uomo è una vittima!
    Però l'amore c'è. Lo descrive bene. è l'amore selvaggio ma è amore. In ogni caso
    è gratificante per l'uomo che ha la fortuna di riceverla.
    Certo lei in fondo mira a fare breccia nel suo cuore attraverso il rimpianto del loro rapporto
    Questo è un lato positivo di questa lettera, che ha un obiettivo e lo persegue degnamente: tenere vivo l'amore.
    Per un lui a cui piace la donna un pò matura, un pò fanciulla.

    LETTERA N.3 - WOOLF
    Di questa lettera ho apprezzato l'intensità e la significatività delle parole.
    Del pari emergono due elementi importanti quali la voglia di agire e la voglia di comunicare.
    Ecco tutto sembra perfetto ed efficace: esprime compiutamente il suo amore. Spero solo che sia originata dalla spontaneità.
    Ecco, forse non apprezzo molto il senso di assedio dell'amato, che non è mai positivo.
    Per un uomo che cerca una donna sicura del suo amore e del suo uomo.

    LETTERA N.4 - ALLENDE
    Partenza da 10 e lode, ma si perde nel prosieguo.
    All'inizio è vivace, quasi professionale: descrive sentimenti e stati d'animo dell'inizio del rapporto; poi si siede.
    Fa tutto lui. Verrebbe quasi da incitare di istigare e percuotere quest'uomo.
    Ma poi ciascuno è fatto a modo suo.
    Lei è una bambolina che cerca sicurezza e vita nella coppia. Perciò per un uomo che crede molto nell'amore e che vivacizza il rapporto: qui la personalità del lui si sente fortissima.

    LETTERA N.5 - MARAINI
    è una lettera scritta da una persona consapevole, matura. Lei conosce bene il suo lui; è consapevole di come lui può aver reagito all'abbandono.
    Questa lettera può essere apprezzata solo accettando quello che è il rapporto che lega la scrittrice all'amore: il cuore non può usurpare l'anima serena. Ecco che lei a parole si accontenta di guardare da lontano, ma intanto ha scritto questa lettera che è prevalenza dell'amore sull'anima.
    In fondo però lei domina tutto uesto("queste parole per te") è molto matura.
    Non premio questa lettera con il massimo perchè non mi trovo compiutamente in questo amore così maturo e calcolato, preferisco le autrici con qualche lato di fanciullezza in più.

    LETTERA N.6 - BRONTE
    Difficile per me votare questo tipo di lettera, perchè troppo incentrata su se stessa. Descrive quello che l'amore le attribuisce ma non lascia intravedere obiettivi futuri. Manca veramente la presenza di lui: sono, sono, sono; le dita di lui compaiono com una presenza esterna al rapporto.

    LETTERA N.7 - FERRANTE
    Questa lettera è peculiare perchè non mira a trovare l'amore ma a preservare il suo.
    è un cuore ferito che discute con razionalità e vuole togliere al lui l'ultima parola.
    Getterà nel mare dei sogni questa lettera, preservando a suo modo quello che è suo. Lei è molto viva e chiude come aveva cominciato, pone a modo suo l'ultima parola.

    LETTERA N.8 - TAMARO
    Rimane un pò in superficie idealizzando il rapporto. Non c'è molta concretezza: si parla di fiamma, di dono, però il lettore non coglie compiutamente le basi di tutto ciò.
    La richiesta di uscire allo scoperto è significativa dell'incertezza che anima l'autrice.

    LETTERA N.9 - MAZZUCCO
    Qui verrebbe da sollecitare questa ragazza ad aggredire l'uomo. Anche in questa lettera c'è troppo individualismo: non compare lui.
    è un'esortazione, ma non una lettera. Non è molto incisiva.

    LETTERA N.10 - MITCHELL
    Brava, stimoli la fantasia: anche l'uomo più introverso e restio all'amore deve utilizzare il cervellino sia che ti ami sia che non ti ami.
    Di sicuro questa lettera incuriosisce il lettore e questo è importante.
    e poi c'è il messaggio di verità nel finale.
    In conclusione lei propone se stessa al suo uomo con la fantasia e la verità: sta a lui cogliere le sue qualità.

    LETTERA N.11 - ROMANO
    Questa è indubbiamente la mia preferita perchè mi ritrovo molto: ritrovo una creatività fine che mi affascina.
    è un amore ancora da svelare con delle difficoltà da superare: lui probabilmente non è neppure certo che lei lo ami; qui lei sembra volerlo convincere.
    Nello stesso momento lei lo invita a trattarla con cura: si fida di lui ma teme che lui non la conosca abbastanza e rovini tutto: perchè lei è delicata. Ed in effetti lei non ricorda il suo viso e quindi neppure lui può conoscerla compiutamente
    Qui lei pare dirgli di trattarla bene perchè lei l'ama.
    Particolare e curiosa la sicurezza di lei nel poter comprendere lui. Lui può leggerla come presunzione, ma se l'ama può essere colto dalla curiosità. Su questo punto lei rischia con decisione; infatti la risposta di lui dipende dalla voglia di scoprire se stesso in questa coppia particolare che lei vuole creare che sente nell'anima e teme di non riuscire a realizzare nella realtà.
    Insomma è una lettera che mi ha fatto un pò sognare, non lo nascondo.






    LUDENDI CAUSA:

    DACIA MARAINI “Buio”

    GIUDIZIO: La struggente dichiarazione di un amore così intenso da rinunciare all'amato pur di vederlo felice.






    PESCE VELOCE DEL BALTICO (giurato segreto):

    Premessa.
    Quelle che seguono sono note di lettura, non giudizi. Il giudicare mi avrebbe sovrastato, la libera riflessione mi ha aiutato. Eppure mi sento inadeguato: si tratta di sentimenti, e andrebbero scandagliati con ogni possibile cura, col tempo dovuto. Spero di non aver fatto troppi torti, di non esser stato troppo frettoloso o liquidatorio.
    Spero che le donne capiscano - e credo lo sappiano - quanto un uomo, anche se in veste di giurato in un concorso come questo, possa sentirsi piccolo dinanzi alla potenza e al nitore di sentimenti come questi. Come guardare in una notte d'estate un cielo stellato.

    1. Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio.
    In amore non siamo che strumenti musicali. Ed ogni amante rende la nostra musica diversa, eppure solo l'anima che sentiamo profondamente compagna è quella che ci spinge a trovare gli accordi più arditi, le armonie più recondite. In assenza della persona della nostra vita, quell'armonia cessiamo per sempre di sentirla. E ci rassegnamo ad amare da soli, quando la contropartita dei nostri sentimenti non è l'amore che noi desideriamo.
    Amiamo da soli: pur di salvare quel sentimento, di eternarlo, dal momento che non sarà mai (o mai più) il nutrimento del nostro presente, in questa vita.

    2. Karen Blixen, La mia Africa.
    Quando la vita ci porta lontano, la nostalgia dell'amore lasciato alle spalle esonda e non riusciamo più a trovare appagamento solo in ciò che occupa la nostra quotidianità.
    La riflessione, resa lucida dalla distanza, ci induce a separare senza dubbi di sorta la realtà dall'immaginazione.
    Ci sono strade che - lo sappiamo - non si incroceranno più.

    3. Virginia Woolf, La signora Dalloway.
    Siamo ostaggi del sentimento. Non riusciamo a soffocarlo. Ma allora perché tanta paura di aver ragione della libertà dell'altro, se altro non vogliamo che essere con lui/lei prigionieri di quell'arcano intreccio che l'amore crea tra due anime?
    In questo scenario, si fa largo la coscienza "militante" della donna, che - pur conscia del rischio che la fragilità dell'amato lo porti ad essere sopraffatto dai ricordi - trova il coraggio di affrontare il blocco di dolore che le attanaglia le viscere pur di poterlo vedere ancora una volta.

    4. Isabel Allende, La casa degli spiriti.
    L'estasiata gratitudine di un cuore sottratto al silenzio dei sentimenti, rapito allo straniamento dal mondo.

    5. Dacia Maraini, Buio.
    Una donna che fugge via dalla realtà dei sentimenti, falsifica il passaporto del proprio amore pur di trovare la distanza necessaria a comprenderne la grandezza.
    Ma anche per non perdere la parte più autentica di sé, che si sarebbe disciolta in un legame - forse non condivisibile - con un uomo che solo da lontano Lei riesce a rendere faro della propria vita.
    La ricerca di Senso oggi è riposta in questa muta oblazione, in cui l'offerta del sacrificio estremo è solo dettata dall'intima esigenza di veder placata finalmente l'inquietudine esistenziale dell'amato.
    Quest'uomo - che dalle parole si intuisce fragile eppur "grande", o vissuto come tale - si sa in mezzo al guado, inquieto ed infelice, ed è in questa traversata perigliosa che questa donna sente di dover elaborare un pensiero "compagno", un'identità prossima eppur distante che con ogni vigoria del fisico e del cuore sottragga l'amato agli oltraggi di una scarsa fortuna.

    6. Emily Bronte, Cime tempestose.
    L'amore fa rinascere alla Vita, e la vita ha senso solo se c'è chi, penetrando in una vicenda esistenziale senza sussulti, pian piano la sconvolge e ne diviene alimento, sangue in circolo.

    7. Elena Ferrante, I giorni dell'abbandono.
    Quando l'Amore è più forte della disillusione, della disonestà, del tradimento, e, non macchiato da tutto ciò, riesce a restare speranza ardente e indomita di una profonda condivisione, di una leale comunione di spiriti che verrà.

    8. Susanna Tamaro, Ascolta la mia voce.
    Il coraggio di chiedere, ponendo sul piatto la forza di ciò che si prova: è questa la consegna dell'Amore, l'obbligo ineludibile cui non ci si può sottrarre, quell'adempimento lieto e insieme straziante che va assolto comunque, anche se assistito dall'angosciante compagnia del segreto timore di un rifiuto.

    9. Melania Mazzucco, Vita.
    L'Amore: questa forza prima aliena e poi intimamente nostra che ci pervade corpo e anima, e li fa muovere senza posa in direzione dell'amato. Quanto bisogno si avverte di essere posseduti da quell'energia, l'unica che possa, infine, non renderci estranei a noi stessi.

    10. Margaret Mitchell, Via col vento.
    Non c'è incoscienza più grata di quella di chi si abbandona al vento dell'amore: non ci si chiede più dove si era, come si stava.
    Semplicemente: non ha più senso.

    11. Lalla Romano, Le parole tra noi leggere.
    Potrei appartenerti, ma solo se tu lo volessi.
    La ricerca dell'amato non può avvenire senza una propedeutica ricerca di una chiave di lettura del suo più intimo sentire.







    MARK LASLEY:

    1) FALLACI
    Un immenso, straziante dolore percorre il ricordo di una delusione d'amore. Incedere fluente, pacato e inarrestabile. Qualche accenno al banale è reso irrilevante dalla rivelazione senza riserve del proprio animo, mostrato scarnificato e pulsante come ennesimo, sebbene ultimo, atto di dedizione all'Ideale (significativo l'uso delle maiuscole nel riferirsi all'amato).
    Capacità di dosare i tempi, efficace uso dell'interpunzione per giungere ad esprimere il dramma finale dove centra il bersaglio inducendo nel lettore il senso di colpa per non aver capito, per non aver saputo cogliere un fiore raro.
    Intensa e struggente.


    2) BLIXEN
    Serena nella descrizione dell'allontanamento dai luoghi della vicenda affettiva, incede, attraverso i ricordi, verso quella che sembra una rassegnata presa d'atto della fine del rapporto, che appare avvenuta consensualmente, per gettare improvvisamente la maschera e dichiarare senza riserve il proprio immutato amore.
    Efficace l'ambientazione in un luogo di calore e di grandi spazi, di disperazione e di speranza.
    Sereno e moderato il pathos, composte le emozioni e tuttavia solarmente bella e di disarmante tenerezza per la sincerità nel mostrarsi bambina che sogna sapendo di sognare, perché i sogni non hanno mai fatto male a nessuno...e in amore non è mai detta l'ultima parola.
    Commovente, sorridente bellezza.


    3) WOOLF
    Il messaggio d'amore è posto in ombra dalle notevoli doti tecniche dell'autrice la quale riesce con convincente efficacia a coniugare le complessità semantiche della nostra lingua con lo spiccio e coriaceo stile della narrativa poliziesca statunitense.
    Il risultato è però quello di "suonare" dura, androgina, quasi imperiosa, apparentemente anaffettiva o comunque non disposta ad aprirsi, a lasciarsi andare, limitando l'esternazione dei sentimenti amorosi alla conferma della propria presenza.
    Poco emotiva.


    4) ALLENDE
    Dichiarazione di un amore senza riserve che sembra sgorgare, libero e incontaminato, da ogni virgola. Timorosa, solo per un attimo, che quel flusso possa improvvisamente interrompersi. Uno sguardo dell'amato fugherà ogni dubbio. In alcuni punti sembra avviarsi verso un’impennata che poi non c'è.
    Carina.


    5) MARAINI
    Con potenti capacità stilistiche l'autrice descrive il rovello derivante dal non aver avuto strumenti per capire e apprezzare, a suo tempo, il valore di ciò che si era trovato a far parte della sua sfera affettiva.
    La separazione e le esperienze ad essa successive hanno prodotto la necessaria consapevolezza, ora tuttavia turbata dal rimpianto di non potere più recuperare il perduto.
    Struggente profondità. Grande efficacia nel comunicare la propria sofferenza e l'immutato amore.
    Esprime una personalità intensa e riflessiva, di raro valore intellettuale ed emotivo. Dulcis in fundo, eleganti versi espressi in tono sommesso e nostalgico calano il sipario sulla scena avvolgendo il sentimento incompreso del crisma di tesoro inestimabile.
    Stupenda.


    6) BRONTE
    L'amore dichiarato senza riserve, vero e solare. La nenia dolce della ripetizione conferisce quel minimo di forza emotiva che la salva dalla banalità.
    Carina, ordinaria.


    7) FERRANTE
    L'amarezza e la sofferenza per la fine di un amore si perde nell'autoreferenzialità rinunciando all'analisi descrittiva della sofferenza a vantaggio dei dettagli banali.
    Rimesta a lungo in un torrente di figure retoriche adolescenziali - divanetti e luci basse, passeggiate a piedi nudi sulla sabbia, labbra salate, messaggi in bottiglia - non riuscendo a spiccare il volo.
    Egocentrica, lamentosa, poco comunicativa.


    8) TAMARO
    Innamoramento dichiarato in versi. Incipit discutibile.
    Incolore.


    9) MAZZUCCO
    Dichiarazione d'amore priva di spunti particolari.
    Ordinaria.


    10) MITCHELL
    Contorta e involuta. Non riesce a far intendere con chiarezza il suo messaggio emotivo, perso e diluito in voli pindarici a carattere agro/geologico.
    Poco comprensibile.


    11) ROMANO
    Tesa, immersa in un’atmosfera di disagio, esprime il proprio sentimento in maniera ansiogena, condendo l'esposizione dei pensieri con dettagli inutili che distraggono il lettore nella percezione del messaggio affettivo.
    Non sgradevole ed anzi elegante, il taglio modernista. Eccellente la onomatopeica trovata finale.
    Poco emotiva.







    I MIEI GIUDIZI

    Undici lettere, undici modi diversi di scrivere e di parlare d’amore. Quando le ho lette, ho immaginato di esserne il destinatario e, di questo, chiedo scusa a ciascuna candidata. :shy.gif:
    Ognuna, a suo modo, mi ha colpito; ognuna, a suo modo, ha suscitato in me sentimenti contrastanti. Poi, come è ovvio, la sensibilità ed il gusto personali, il proprio “vissuto” e – perché no! – anche lo stato d’animo del momento hanno fatto il resto.
    Con queste poche righe, non ho voluto scrivere una critica letteraria ai componimenti che ho letto, ma soltanto motivare le ragioni di una preferenza che è “mia” e che, sotto molti aspetti, sfugge alla stessa ragione e coinvolge, in modo più o meno inconsapevole, il “mio” modo di essere e di rapportarmi agli altri.

    ORIANA FALLACI ed ELENA FERRANTE. Mi sembra che queste due lettere possano essere in qualche modo accomunate, perché riguardano entrambe un amore “tradito”: della prima, mi è piaciuto soprattutto il passaggio in cui si marca la differenza, netta, tra il voler bene e l’amare (riuscire soltanto a voler bene significa, in qualche modo, “tradire” chi ci ama, perché l’amore pretende di essere contraccambiato con la stessa intensità: “…amor che nullo amato amar perdona…” – scriveva il poeta :rolleyes: ); lo stesso identico concetto, l’ho colto anche nella seconda lettera, laddove si parla di un cuore che ama “tutto intero” e di un cuore che ama “a metà”.
    Nella prima, si avverte la rabbia e la delusione che consegue alla scoperta di una triste verità, contro la quale nulla si può; ma si avverte anche l’orgogliosa aspirazione di un’anima bella che cerca l’amore, quello vero, e non si accontenta di “surrogati”: di qui, la scelta di abbinare al componimento il libro della Fallaci.
    Anche la seconda è la lettera di una donna ferita – qui, il tradimento è fisico - combattuta tra il desiderio di offrire un perdono, che non sembra essere stato neanche richiesto, e il disincanto di chi è consapevole della definitività di un distacco. La prosa è vibrante, intensa, ma, a volte, finisce per essere troppo assertiva e didascalica; le immagini che evoca sono suggestive e romantiche ma, in taluni punti, mi è parso che si indulga un po’ al melodramma.

    EMILY BRONTE e MELANIA MAZZUCCO. Si tratta di due componimenti brevi, in versi, sotto molti aspetti assai simili tra loro, al punto che sembrano quasi scritti dalla stessa mano. Semplici (a volte anche troppo), ma non per questo banali, sono al tempo stesso molto passionali ed intensi: di qui, l’associazione a due romanzi – “Cime tempestose” e “Vita” – in cui si avverte immediatamente la ‘forza’ dei sentimenti.
    In entrambi i componimenti, quello che emerge è l’amore fisico: “…da quando mi sei entrato dentro…” :o: – è l’esordio del primo; “prendimi tutta!” :unsure: – l’epilogo del secondo.
    Non lo so, ma temo che, di fronte ad una lettera che contenga messaggi così espliciti, finirei inesorabilmente per imbarazzarmi. :shy.gif: E poi, lo dico da suocera: “Non sta bene che una ragazza di buona famiglia scriva certe cose!” :nono2.gif: :D

    SUSANNA TAMARO, MARGARET MITCHELL e ISABEL ALLENDE. Sono tre poesie, la terza in prosa, che parlano d’amore richiamando gli “elementi” della natura: il fuoco, l’acqua, l’aria (il vento) e la terra.

    La prima è delicata come una carezza: leggendola, si riescono a vedere le fiamme che ardono, ma non se ne sente il calore; più che il fuoco di un incendio, viene alla mente la fiammella di una candela. Più che una lettera d’amore, sembra una preghiera. Si avverte la profonda tristezza che pervade i versi, ma non è dato comprendere le ragioni che determinano nell’autrice questo stato d’animo, perché tali motivi – come spesso accade nelle poesie – si intuiscono, ma non vengono esplicitati.

    Nella seconda – in cui è fortissimo il richiamo alla “terra” (di qui, l’associazione a Tara e alla protagonista di ‘Via col vento’) – si sente una maggiore ispirazione: il linguaggio adoperato è più semplice, ma la passione che si percepisce è più intensa.
    L’amore è un vento in grado di sradicare finanche le piante e di portarle lontano, in balia delle sue incerte correnti; ma - il senso mi sembra questo - è sempre meglio volare e rischiare di perdersi, piuttosto che rimanere con i piedi piantati a terra, aggrappati per tutta la vita alle proprie certezze: un’immagine davvero molto poetica!
    Non c’entra nulla, lo so, ma, per uno strano gioco di associazioni mentali, mi ha fatto tornare alla mente quel verso di Pablo Neruda: “Quando vissi con le radici, mi piacquero più dei fiori…”.

    La terza è una poesia “in prosa”: forse, se si fosse abbandonata del tutto la forma della lettera e si fosse scelto di scrivere “in versi”, il risultato sarebbe stato anche più suggestivo. Mi è piaciuto soprattutto il passaggio in cui l’autrice scrive che, soltanto tra le braccia dell’amato, è riuscita a sentirsi “a casa”: sono state queste parole, credo, che mi hanno indotto ad abbinare l’elaborato al romanzo di Isabel Allende.

    VIRGINIA WOOLF e DACIA MARAINI. Senza alcun dubbio, questi sono i due componimenti più raffinati ed “intellettualmente” stimolanti.

    La prima, più che una lettera d’amore, è una “lettera d’autore”: ambisce ad essere opera d’arte e si compiace del suo essere “ermetica” (talvolta, anche troppo). In una rincorsa che tutto travolge, favorita dalla pressoché totale mancanza di punteggiatura, l’autrice – divertita ed autoironica – si avvale di metafore, giochi di parole e vocaboli desueti, per raggiungere, rapida, il centro della sua speculazione: spinto dallo stesso istinto ancestrale che fu della “Lupa” (protagonista di una bella novella del Verga) e contro ogni razionalità, l’innamorato va incontro all’oggetto del suo desiderio, come un kamikaze va incontro alla morte, ben sapendo peraltro di sottoporsi spontaneamente ad un supplizio di Tantalo.
    Molto ben scritta. Appare – a tratti – volutamente complessa, come una poesia di Borges; ricercata ed elitaria, come una canzone di Battiato: quello che il racconto guadagna sul piano dell’effetto scenico, però, lo perde in tensione emotiva.

    La seconda lettera – prosa e poesia, insieme – è, di certo, l’opera più “matura” e toccante che ho letto, tra tutte quelle che hanno preso parte al concorso: lo stile è impeccabile, i tempi sono perfettamente calibrati; le parole sono ‘pietre’ e sono state scelte con cura, una per una, e collocate al loro posto con sapiente attenzione e infinita pazienza, come i tasselli di un antico mosaico.
    È la lettera di un allontanamento necessario, imposto – si direbbe: una fuga – e del conseguente ritorno: del viaggio, è rimasta l’esperienza, la consapevolezza accumulata durante il tragitto; ma si avverte anche il peso di ciò che si è perso, durante la prolungata assenza, e non potrà essere recuperato.
    Mi sbaglierò, ma la sensazione che ho provato, leggendole, è che queste parole siano state scritte da una madre nei confronti del proprio figlio: lo sguardo dell’autrice, che resta in silenzio, in disparte – al “Buio”, per l’appunto - è premuroso e protettivo, quasi materno (“che il mondo intero ti usi cortesia / che a te si parli piano / che ti sfiori con cautela”); l’amore che traspare è assoluto, disposto fino all’estremo sacrificio (“un giorno solo ancora di vita mi basta / se Dio promette il tuo giorno sereno”). Questo componimento, nella mia personale classifica, merita sicuramente un posto sul podio: voto 9.

    LALLA ROMANO e KAREN BLIXEN. Senza alcun dubbio, questi sono i due componimenti che preferisco.

    Il primo, più che una lettera d’amore, è un racconto sull’innamoramento e sulle “conseguenze dell’amore”: quando si ama, si guarda il mondo con altri occhi; si ha come la sensazione che il mondo sia diverso da come lo percepivamo prima. È come quando viaggiamo in metropolitana, ascoltando musica, con il nostro walkman: ci sembra strano che la gente che ci circonda non provi quello che proviamo noi, non percepisca la musica che noi sentiamo attraverso le cuffie, non avverta - irrefrenabile – la voglia di ballare che noi, a stento, riusciamo a trattenere e che, magari, istintivamente, ci fa muovere un piede o la gamba, a tempo di musica.
    L’autrice descrive anche la difficoltà – che io ho provato spesso – di “fermare i lineamenti” di un viso che, per quanto possano esserci familiari, restano sempre “mobilissimi e impalpabili nella memoria”: non so voi, ma io ho sempre pensato che avrei grandissime difficoltà, se dovessi descrivere nei minimi dettagli – magari per un identikit – il viso di una persona, foss’anche a me familiare!
    Allo stesso tempo, però, l’autrice rileva che l’immagine della persona che amiamo, quando riusciamo a fissarla in qualche modo nella memoria, “agisce come una sorta di amuleto magico”: è vero, quella immagine ci aiuta ad andare avanti, ad affrontare la difficoltà di convivere con la banalità del mondo che ci circonda. Perché l’amore, in fondo, è proprio questo: l’unica cosa che ci tiene a galla; l’unica cosa per cui, di fronte all’assurdità dell’esistenza, ci diciamo – con convinzione – che il gioco vale la candela!
    Affrontiamo il traffico cittadino, lo stress del lavoro, i colleghi invidiosi o il capo presuntuoso ed insopportabile, il ‘logorio-della-vita-moderna’ (come si diceva in una pubblicità di un amaro d’altri tempi :P ), pensando che, prima o poi, riusciremo a tornare a casa, dove, una volta chiuso il mondo fuori alla porta, potremo finalmente “prenderci cura di qualcuno”.
    Ho trovato molto bella, e vera, l’immagine del burattino: l’amore, che lo si voglia o meno, ci rende “schiavi” della persona che amiamo. A lei, siamo legati da un filo invisibile; finiamo, in qualche modo, per dipendere da lei, dalle sue scelte, dalle sue parole, da un suo gesto. Amare significa mettere la propria vita nelle mani di qualcun altro, affidarle il codice segreto in grado di decifrare la nostra stessa vita: la speranza, l’unica che possiamo avere, è che il nostro burattinaio non ci tratti con incuria! :rolleyes:
    Originale e poetica, infine, la conclusione: l’invito ad annullare ogni distanza con un soffio, un suono, una parola. Già, le parole! Le parole dell’amore che, una volta sussurrate, restano tra noi, così, a mezz’aria, come un fiocco di neve, come piccole gocce di condensa: “le parole, tra noi, leggere!”

    La seconda, invece, è una lettera d’amore in piena regola, con tutti i crismi: lei è lontana dal suo lui (non so perché, ma ho immaginato che sia andata in Africa – di qui, il titolo – magari con “Medici senza frontiere” o con qualche altra associazione umanitaria) e, soltanto adesso che si trova ad una certa distanza, soltanto adesso che si sono allontanati per realizzare i propri sogni professionali, riesce a guardare dentro di sé e a capire quello che prova per lui. Lo ama!
    E il suo è un “amore bello” – chissà se era questa la canzone di Baglioni a cui si fa riferimento! :D – fatto di piccoli dettagli, semplici, apparentemente banali, ma intimi e, per questo, ugualmente indimenticabili: il momento in cui si sono conosciuti, i loro primi appuntamenti, le schermaglie d’amore, gli scherzi, le risate, i litigi, gli abbracci, i baci...
    È la lettera di una bambina che è cresciuta, di una ragazza che non ha perso la voglia di sognare, di una donna innamorata che prova sentimenti profondi, smisurati come i paesaggi africani che lascia intravedere. Molto bello il passaggio in cui lei immagina la famiglia che avrebbero potuto avere e le emozioni che i loro figli gli avrebbero potuto regalare.
    La prosa è “fresca”, scorrevole, coinvolgente: pur essendo molto lunga, infatti, la lettera si legge tutta d’un fiato, grazie ad un linguaggio diretto, incisivo, fortemente evocativo. Più che il libro, che non sono riuscito a leggere :( , mi ha fatto tornare alla mente lo splendido film che ne è stato tratto: a mio avviso, una delle migliori interpretazioni di Maryl Streep. :wub:
    Mentre leggevo la sua lettera, ho visto la piccola autrice sul suo balcone, e l’ho vista ridere, e bere birra; e poi l’ho vista lontano, in Africa, esausta, dopo una giornata di lavoro massacrante, tra i bambini che non hanno nulla, neanche l’acqua, e l’ho vista alzare gli occhi al cielo, fiera, per cercare di “mettersi in contatto” con il suo lui. E, guardando lei, ho rivisto Meryl Streep che racconta le sue storie a Robert Redford, alla luce di un camino acceso; l’ho rivista mentre, unica privilegiata, viene invitata a bere nel bar riservato agli uomini; ho rivisto la scena in cui, poco prima di partire, lei si inginocchia davanti al nuovo reggente per raccomandargli i “suoi” bambini e, in quel gesto, c’è tutta la sua fierezza. E ho risentito quello splendido incipit: “Avevo una fattoria in Africa, ai piedi delle colline ‘Ngong…”. :rolleyes:
    Lo so che, in fondo, “è solo un film; ma un film…” – come si dice nella lettera – “…non ha mai fatto male a nessuno”. Anzi! ;)

    In conclusione, queste ultime due lettere sono le mie preferite, semplicemente perché – non me ne vogliano le altre! :shy.gif: – sono le lettere che, più di tutte, avrei voluto ricevere in questo momento. Ed è per questo, credo, che ho attribuito ad entrambe il massimo dei voti; a dimostrazione ulteriore, ove ve ne fosse davvero bisogno, che “…obiettivo principale di qualsiasi elaborato…” – come ebbe a rilevare, in altra circostanza, il mio amico Perry Cox – è “…quello di compiacere l’esaminatore!” :B):


    ***


    Consentitemi di chiudere con un ringraziamento sentito a ciascuna delle forumiste che – decidendo di partecipare – ha consentito a questo concorso di “vivere” e a noi giurati di leggere qualcosa di bello e di emozionante.

    Alcune candidate, in privato, mi hanno scritto che la loro lettera era “mediocre”; altre mi hanno scritto che “faceva schifo”. A tutte, vorrei rispondere con le parole di quell’illustre critico che, in un film, una volta, ha detto: «anche l'opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale».

    Nel nostro caso, non ci sono state opere mediocri e, secondo me, al di là della classifica che “rispecchia” il gusto personale (e opinabile) di noi giurati, avete vinto tutte, nel momento in cui avete deciso di partecipare e, quindi, di “mettervi in gioco”. :woot:

    Grazie a tutte, di cuore! :wub:

    TRUMAN
     
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  8. la suocera
     
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    CITAZIONE (SonoUnPirataSonoUnSignore @ 7/5/2008, 00:54)
    Sono curioso di conoscere la prossima iniziativa: stupitemi!

    Domani sera, ho una riunione di condominio! :(
    Se volesse accompagnarmi, ne sarei davvero felice! :rolleyes:

    P.S.: Ho sempre amato Julio Iglesias! :wub: :wub: :wub:
     
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  9. blacksakura
     
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    CITAZIONE
    CAP. ARAGORN:


    Seconda lettera
    KAREN BLIXEN – “La mia Africa”

    GIUDIZIO:
    L'amore ha la capacità di mettere a nudo la nostra parte più profonda.
    L'autrice narra di una donna a confronto con le sue fragilità, mai fino in fondo ammesse ed accettate, e questo conduce la protagonista ad esprimere un animo contraddittorio: vorrebbe dedicarsi ma accetta la lontananza come scelta desiderata; ha poco tempo ma non resiste al desiderio di rievocare anche le melodie, i momenti, le esperienze. Lungo questa linea di immagini contraddittorie, l'autrice fa esprimere alla protagonista lontana la sua paura d'amare che attraversa tutta la lettera.
    Stile essenziale con momenti di coinvolgimento emotivo che appare sensatamente autentico.
    Complimenti :)

    E non sono quella.... :shifty: :D
    Grazie per il commento Cap, lucido e partecipato, come del resto sanno sempre essere i tuoi interventi! Ben ritrovato sul forum!! :wub:


    CITAZIONE
    FIDAL1:

    LETTERA N.2 - BLIXEN
    Questa lettera è scritta da una ragazza tremenda. Fa tutto lei: lo molla, lo rivuole, addirittura cancella le lettere o se le invia ritiene che esse non arriveranno a destinazione.
    Insomma: qui l'uomo è una vittima!
    Però l'amore c'è. Lo descrive bene. è l'amore selvaggio ma è amore. In ogni caso
    è gratificante per l'uomo che ha la fortuna di riceverla.
    Certo lei in fondo mira a fare breccia nel suo cuore attraverso il rimpianto del loro rapporto
    Questo è un lato positivo di questa lettera, che ha un obiettivo e lo persegue degnamente: tenere vivo l'amore.
    Per un lui a cui piace la donna un pò matura, un pò fanciulla.

    Tremendaaaa? Ma se sono uno zuccherino.. :fisch.gif: :harhar.gif:
    Grazie per le tue splendide parole, mi sono divertita nel leggerle :P :rolleyes: .
    Come al solito un plauso alle tue doti di investigatore degli animi altrui. :wub:


    CITAZIONE
    PESCE VELOCE DEL BALTICO (giurato segreto):

    2. Karen Blixen, La mia Africa.
    Quando la vita ci porta lontano, la nostalgia dell'amore lasciato alle spalle esonda e non riusciamo più a trovare appagamento solo in ciò che occupa la nostra quotidianità.
    La riflessione, resa lucida dalla distanza, ci induce a separare senza dubbi di sorta la realtà dall'immaginazione.
    Ci sono strade che - lo sappiamo - non si incroceranno più.

    Sì, ed è giusto che non si incrocino più. Senza perdere la capacità di sognare, sempre e comunque. ;)
    Grazie Pesciolino :wub:


    CITAZIONE
    MARK LASLEY:


    2) BLIXEN
    Serena nella descrizione dell'allontanamento dai luoghi della vicenda affettiva, incede, attraverso i ricordi, verso quella che sembra una rassegnata presa d'atto della fine del rapporto, che appare avvenuta consensualmente, per gettare improvvisamente la maschera e dichiarare senza riserve il proprio immutato amore.
    Efficace l'ambientazione in un luogo di calore e di grandi spazi, di disperazione e di speranza.
    Sereno e moderato il pathos, composte le emozioni e tuttavia solarmente bella e di disarmante tenerezza per la sincerità nel mostrarsi bambina che sogna sapendo di sognare, perché i sogni non hanno mai fatto male a nessuno...e in amore non è mai detta l'ultima parola.
    Commovente, sorridente bellezza.

    Accipicchia che belle parole!
    Grazie Mark, mi sono emozionata nel leggere il tuo commento... :blush.gif: :wub:




    CITAZIONE
    I MIEI GIUDIZI

    KAREN BLIXEN. Senza alcun dubbio, questi sono i due componimenti che preferisco.

    La seconda, invece, è una lettera d’amore in piena regola, con tutti i crismi: lei è lontana dal suo lui (non so perché, ma ho immaginato che sia andata in Africa – di qui, il titolo – magari con “Medici senza frontiere” o con qualche altra associazione umanitaria) e, soltanto adesso che si trova ad una certa distanza, soltanto adesso che si sono allontanati per realizzare i propri sogni professionali, riesce a guardare dentro di sé e a capire quello che prova per lui. Lo ama!
    E il suo è un “amore bello” – chissà se era questa la canzone di Baglioni a cui si fa riferimento! :D – fatto di piccoli dettagli, semplici, apparentemente banali, ma intimi e, per questo, ugualmente indimenticabili: il momento in cui si sono conosciuti, i loro primi appuntamenti, le schermaglie d’amore, gli scherzi, le risate, i litigi, gli abbracci, i baci...
    È la lettera di una bambina che è cresciuta, di una ragazza che non ha perso la voglia di sognare, di una donna innamorata che prova sentimenti profondi, smisurati come i paesaggi africani che lascia intravedere. Molto bello il passaggio in cui lei immagina la famiglia che avrebbero potuto avere e le emozioni che i loro figli gli avrebbero potuto regalare.
    La prosa è “fresca”, scorrevole, coinvolgente: pur essendo molto lunga, infatti, la lettera si legge tutta d’un fiato, grazie ad un linguaggio diretto, incisivo, fortemente evocativo. Più che il libro, che non sono riuscito a leggere :( , mi ha fatto tornare alla mente lo splendido film che ne è stato tratto: a mio avviso, una delle migliori interpretazioni di Maryl Streep. :wub:
    Mentre leggevo la sua lettera, ho visto la piccola autrice sul suo balcone, e l’ho vista ridere, e bere birra; e poi l’ho vista lontano, in Africa, esausta, dopo una giornata di lavoro massacrante, tra i bambini che non hanno nulla, neanche l’acqua, e l’ho vista alzare gli occhi al cielo, fiera, per cercare di “mettersi in contatto” con il suo lui. E, guardando lei, ho rivisto Meryl Streep che racconta le sue storie a Robert Redford, alla luce di un camino acceso; l’ho rivista mentre, unica privilegiata, viene invitata a bere nel bar riservato agli uomini; ho rivisto la scena in cui, poco prima di partire, lei si inginocchia davanti al nuovo reggente per raccomandargli i “suoi” bambini e, in quel gesto, c’è tutta la sua fierezza. E ho risentito quello splendido incipit: “Avevo una fattoria in Africa, ai piedi delle colline ‘Ngong…”. :rolleyes:
    Lo so che, in fondo, “è solo un film; ma un film…” – come si dice nella lettera – “…non ha mai fatto male a nessuno”. Anzi! ;)

    Tru'...è più bello il tuo commento della mia lettera! :wub:
    Grazie di cuore per le parole che hai speso nel commentarle, mi fa davvero piacere che tu abbia "sentito" la mia lettera esattamente come l'ho "sentita" io mentre la scrivevo e...chissà se hai visto una biondina affacciata su quel balcone... :rolleyes:
    La canzone era Tuuuu coome staaaaai...cmq mi sono fatta anche tanti pianti con Amore Bello (quando tornavo dalle vacanze estive), e con
    la mia preferita, quella che fa non tagliare i tuoi capelli mai/mangia un po' di più che sei tutt'ossa...

    ***


    Commento personale: Bellissime lettere, ho ritrovato una parte di me in ciascuna, davvero complimenti a tutte: siete bravissimeeee!!!! :o: :wub:
    ...Schopena e Lalla Romano da pubblicazione. Davvero. Ci sono frasi da sottolineare ed annotarsi, passaggi da rileggere per assaporarne i tratti preziosi, italiano onorato da una scrittura pulita e perfetta, senza mai essere distante da chi legge. Che dire: standing ovatiooooon!!! :wub: :wub: :wub:

    Commento sulla mia lettera: a scanso di equivoci (visto che qualcuno mi ha riconosciuto ed ho ricevuto degli MP allarmati :D ), vorrei dire che sono felicemente fidanzata e la lettera che ho scritto non è -tanto per restare in tema artistico caro a Fidal :rolleyes: - un ritratto di una persona che si è messa in posa innanzi a me, bensì un ritratto di una persona immaginaria appartenente ad un universo parallelo che magari -chissà- vive davvero da qualche parte. In verità, posso fare mille battute volgari senza vergogna :P , ma il pudore mi avrebbe impedito di pubblicare una lettera realmente indirizzata alla persona che amo (e che quindi avebbe avuto toni sicuramente più felici..considerando, tra l'altro, che la meravigliosa persona che è al mio fianco condivide integralmente con me certi miei progetti umanitari :wub: ;) ).

    Un grazie anche a tutti gli altri giurati :wub: , e...vi devo le mie scuse: la mia, si è rivelata essere la lettera-rotolo del mar morto più lunga di tutte! :blush.gif: (ma sappiatelo: l'ho scritta lunga solo per punirvi! :emot-devil.gif: ) :D
     
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  10. SonoUnPirataSonoUnSignore
     
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    CITAZIONE (la suocera @ 7/5/2008, 01:56)
    CITAZIONE (SonoUnPirataSonoUnSignore @ 7/5/2008, 00:54)
    Sono curioso di conoscere la prossima iniziativa: stupitemi!

    Domani sera, ho una riunione di condominio! :(
    Se volesse accompagnarmi, ne sarei davvero felice! :rolleyes:

    P.S.: Ho sempre amato Julio Iglesias! :wub: :wub: :wub:

    Dipende dai punti di vista. Se appartieni al sesso femminile non mi stupisco di ciò: il cantante spagnolo è popolarissimo ancora oggi tra le donne.
    Se, invece, appartieni al genere maschile, allora la situazione è preoccupante :D

    Io sono un fan e collezionista dei suoi dischi. Inoltre, ho ben scoperto che la maggior parte dei versi delle sue canzoni costituiscono un invincibile strumento di persuasione per accedere alle celate grazie delle donne ;)
     
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  11. panealpane
     
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    Spettacolare la lettera di "Lalla Romano".
    Riesce a distillare in poche parole la quintessenza di un vero sentimento amoroso.
    E' una lettera genuina e sincera, non si perde in ricercati lirismi, che alle volte possono appesantire una dichiarazione appassionata, senza per questo essere prosaica, riuscendo così in un delicato equilibrio dalla cifra sottile, a trascinarti in una dimensione sognante, come ha ben messo in risalto il buon Fidal1.
    Tocca il cuore.
    Davvero complimenti all'autrice. :wub:
     
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  12. Federico Massimo
     
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    CITAZIONE (SonoUnPirataSonoUnSignore @ 7/5/2008, 09:48)
    CITAZIONE (la suocera @ 7/5/2008, 01:56)
    Domani sera, ho una riunione di condominio! :(
    Se volesse accompagnarmi, ne sarei davvero felice! :rolleyes:

    P.S.: Ho sempre amato Julio Iglesias! :wub: :wub: :wub:

    Dipende dai punti di vista. Se appartieni al sesso femminile non mi stupisco di ciò: il cantante spagnolo è popolarissimo ancora oggi tra le donne.
    Se, invece, appartieni al genere maschile, allora la situazione è preoccupante :D

    Io sono un fan e collezionista dei suoi dischi. Inoltre, ho ben scoperto che la maggior parte dei versi delle sue canzoni costituiscono un invincibile strumento di persuasione per accedere alle celate grazie delle donne ;)

    La valigia sul letto quella di un lungo viaggio.......
     
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  13. SonoUnPirataSonoUnSignore
     
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    Molto meglio cantata così:

    La maleta en la cama preparando tu viaje,
    un billete de ida y, en el alma, coraje.
    En tu cara de niña se adivina el enfado.
    Por más que te enojas quiero estar a tu lado.
    Y pensar que me dejas por un desengaño,
    por una aventura que ya he olvidado.
    No quieres mirarme. No quieres hablar.
    Tu orgullo está herido. Te quieres marchar.

     
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  14. Federico Massimo
     
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    CITAZIONE (SonoUnPirataSonoUnSignore @ 7/5/2008, 10:19)
    Molto meglio cantata così:

    La maleta en la cama preparando tu viaje,
    un billete de ida y, en el alma, coraje.
    En tu cara de niña se adivina el enfado.
    Por más que te enojas quiero estar a tu lado.
    Y pensar que me dejas por un desengaño,
    por una aventura que ya he olvidado.
    No quieres mirarme. No quieres hablar.
    Tu orgullo está herido. Te quieres marchar.

    Mitica!!!
    https://www.youtube.com/watch?v=-exx1BELAAI


    Se l'uomo tradisce ..tradisce a metà ..per 5 minuti non eri piu qua ...

    Edited by Federico Massimo - 7/5/2008, 10:34
     
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  15. SonoUnPirataSonoUnSignore
     
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    Senti questa, è moooolto meglio:

    https://www.youtube.com/watch?v=w11aHvGEwM4

    Oppure:

    https://www.youtube.com/watch?v=VpRmFA3V9aQ&feature=related
     
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340 replies since 23/4/2008, 11:34   9020 views
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