DOTT. INCANTAUDITORE.....

qua c'è gente che deve riscuotere...

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  1. julia82
     
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    Caro Giustizia,
    senza saperlo hai toccato una corda speciale...il mare.
    Grazie per il tuo messaggio.
     
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  2. kritche
     
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    CITAZIONE (GIUSTIZIA(jack) @ 10/7/2007, 18:58)
    Io non ho passato il concorso ( e forse non lo passerà mai), però se accetti un consiglio da me posso dirti che nessuno può insegnarti un metodo o darti un suggerimento determinanti per passare il concorso.
    Il diritto, arte e scienza, uno deve sentirlo dentro di sè. Deve assaporarlo in tutti i suoi svariati gusti. In altre parole è come un'onda, anzi come l'onda perfetta che tutti noi serfisti (per chi non lo sapesse sono un amante del surf) desideriamo.
    Ma se tu domandassi ad un serfista il segreto per cavalcare l'onda perfetta, lui non ti saprebbe rispondere.Al contrario, ti guarderebbe male, perchè il vero segreto non è (anche se conta) la tecnica, ma il feeling del momento con la tavola, con il mare (l'onda perfetta la si respira nell'aria, con il profumo della salsedine) e con il vento.
    In altre parole, una volta imparata la tecnica (rectius la dottrina e la giurisprudenza), nessuno potrà svelarti il modo per utilizzarle al meglio.
    Sta a te e a me capirlo guardando dentro noi stessi. Vivi il diritto come una parte di te stessa e, secondo me, la risposta verrà da sola.

    jackie...sei un po' sotto pressione, ultimamente, o sbaglio?
     
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  3. GIUSTIZIA(jack)
     
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    CITAZIONE (kritche @ 10/7/2007, 19:33)
    CITAZIONE (GIUSTIZIA(jack) @ 10/7/2007, 18:58)
    Io non ho passato il concorso ( e forse non lo passerà mai), però se accetti un consiglio da me posso dirti che nessuno può insegnarti un metodo o darti un suggerimento determinanti per passare il concorso.
    Il diritto, arte e scienza, uno deve sentirlo dentro di sè. Deve assaporarlo in tutti i suoi svariati gusti. In altre parole è come un'onda, anzi come l'onda perfetta che tutti noi serfisti (per chi non lo sapesse sono un amante del surf) desideriamo.
    Ma se tu domandassi ad un serfista il segreto per cavalcare l'onda perfetta, lui non ti saprebbe rispondere.Al contrario, ti guarderebbe male, perchè il vero segreto non è (anche se conta) la tecnica, ma il feeling del momento con la tavola, con il mare (l'onda perfetta la si respira nell'aria, con il profumo della salsedine) e con il vento.
    In altre parole, una volta imparata la tecnica (rectius la dottrina e la giurisprudenza), nessuno potrà svelarti il modo per utilizzarle al meglio.
    Sta a te e a me capirlo guardando dentro noi stessi. Vivi il diritto come una parte di te stessa e, secondo me, la risposta verrà da sola.

    jackie...sei un po' sotto pressione, ultimamente, o sbaglio?

    Ultimamente?Hai mai provato a lavorare (mandare avanti una baracca da 70 dipendenti), studiare e dover accudire un familiare con due gambe rotte?
    Sotto pressione è una parola ridicola!
    Vado a cucinare. Saluti a tutti
     
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  4. kritche
     
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    CITAZIONE (GIUSTIZIA(jack) @ 10/7/2007, 19:38)
    CITAZIONE (kritche @ 10/7/2007, 19:33)
    jackie...sei un po' sotto pressione, ultimamente, o sbaglio?

    Ultimamente?Hai mai provato a lavorare (mandare avanti una baracca da 70 dipendenti), studiare e dover accudire un familiare con due gambe rotte?
    Sotto pressione è una parola ridicola!
    Vado a cucinare. Saluti a tutti

    sì, ho tentato qualcosa di simile.
    ma, sai jack, ci sono persone che danno il massimo sotto sforzo, e che trovano una sorta di equilibrio, quando tutto precipita. io penso che tu sia tra questi.
     
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  5. GIUSTIZIA(jack)
     
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    CITAZIONE (kritche @ 10/7/2007, 19:42)
    CITAZIONE (GIUSTIZIA(jack) @ 10/7/2007, 19:38)
    Ultimamente?Hai mai provato a lavorare (mandare avanti una baracca da 70 dipendenti), studiare e dover accudire un familiare con due gambe rotte?
    Sotto pressione è una parola ridicola!
    Vado a cucinare. Saluti a tutti

    sì, ho tentato qualcosa di simile.
    ma, sai jack, ci sono persone che danno il massimo sotto sforzo, e che trovano una sorta di equilibrio, quando tutto precipita. io penso che tu sia tra questi.

    Grazie.Diciamo che il "sotto pressione" a livello di studio deve ancora arrivare, ma se si somma tutto...sono cavoli amari.Ciao
     
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  6. kritche
     
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    CITAZIONE (GIUSTIZIA(jack) @ 10/7/2007, 20:07)
    CITAZIONE (kritche @ 10/7/2007, 19:42)
    sì, ho tentato qualcosa di simile.
    ma, sai jack, ci sono persone che danno il massimo sotto sforzo, e che trovano una sorta di equilibrio, quando tutto precipita. io penso che tu sia tra questi.

    Grazie.Diciamo che il "sotto pressione" a livello di studio deve ancora arrivare, ma se si somma tutto...sono cavoli amari.Ciao

    be', vedrai che, dato che ho azzaccato il primo punto (sullo stress), non posso sbagliare nemmeno sul secondo (il punto di equilibrio). su, sai che quando non si hanno troppi pensieri, si cazzeggia troppo :D
     
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  7. Dante15
     
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    Insomma fino a questo punto è chiaro a tutti il metodo di studio da adottare??! :wacko: :alienff:
     
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  8. schopena
     
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    CITAZIONE (GIUSTIZIA(jack) @ 10/7/2007, 18:33)
    Prego e credo fermamente, ma non vado in chiesa.Bel dilemma. Che dici Amicus?In che girone dantesco finisco?

    Mi permetto di rispondere al posto di Amicus, che sono certa non me ne vorrà e quando leggerà ti risponderà pure lui -e la sua voce è certo più qualificata della mia!!!-

    In nessuno. non finirai in nessun girone. se Dio esiste, è un Dio buono. vado in chiesa tutte le domeniche ma non credo di essere migliore e per questo di meritare di più. tutt'altro. ma fai attenzione, Jack. la fede è cosa dura. ti dà, ti toglie, ti avvicina ai misteri dell'Assoluto e ti fa comunicare pienamente con la tua anima, ti dota di forza infinita ed inspiegabile - e lì capisci che non sei tu, che la forza non può derivare da te - ti raccoglie col "cucchiaino" e ti consente di brillare.
    ma ricorda che ti sceglie. non sei tu a scegliere di credere. è la fede che ti sceglie. e a quelli che ha scelto chiede sempre di più che agli altri.
    dei talenti di cui ti ha donato, ricorda che un giorno ti chiederà cosa ne hai fatto. e, nel bene e nel male, ti viene chiesto - ed è questa la prova più dura - di accettare la scelta che dall'Alto altri hanno fatto per te, secondo quel disegno che è stato disposto e che senti sempre, in realtà, dentro di te come il "giusto cammino". e soprattutto ti viene chiesto di essere pronto ad accettare "umilmente" il disegno pure se non coincidesse affatto col tuo, nella serena consapevolezza che vi è chi ti conosce meglio di quanto tu possa e sa qual è il bene per te. questa è in assoluto la prova più dura. perchè viaggia su binari assolutamente irrazionali e non comprensibili secondo la mente umana.

    è un atto di accettazione incondizionato.
     
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  9. schopena
     
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    p.s. mi sono resa conto dopo di essere andata O.T. mi cospargo il capo di cenere... parola che non lo faccio più...parola...
     
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  10. L'incantatore
     
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    Proviamo ancora a ricondurre sui binari originari questa discussione, sperando peraltro che altri neouditori vogliano dare una mano ad un collega di scarse capacità quale il sottoscritto.

    Mi pare opportuno prendere le mosse ancora da un post di Giustizia.

    CITAZIONE
    Io non ho passato il concorso ( e forse non lo passerà mai), però se accetti un consiglio da me posso dirti che nessuno può insegnarti un metodo o darti un suggerimento determinanti per passare il concorso.
    Il diritto, arte e scienza, uno deve sentirlo dentro di sè. Deve assaporarlo in tutti i suoi svariati gusti. In altre parole è come un'onda, anzi come l'onda perfetta che tutti noi serfisti (per chi non lo sapesse sono un amante del surf) desideriamo.
    Ma se tu domandassi ad un serfista il segreto per cavalcare l'onda perfetta, lui non ti saprebbe rispondere.Al contrario, ti guarderebbe male, perchè il vero segreto non è (anche se conta) la tecnica, ma il feeling del momento con la tavola, con il mare (l'onda perfetta la si respira nell'aria, con il profumo della salsedine) e con il vento.
    In altre parole, una volta imparata la tecnica (rectius la dottrina e la giurisprudenza), nessuno potrà svelarti il modo per utilizzarle al meglio.
    Sta a te e a me capirlo guardando dentro noi stessi. Vivi il diritto come una parte di te stessa e, secondo me, la risposta verrà da sola.

    Permettetemi di sottolineare anzitutto la significativa valenza estetica di quanto scritto e di come lo si è scritto: il paragone fra "scientia iuris" ed arte del surf mi pare davvero appropriato e denso di spunti.

    In primo luogo viene da chiedersi se il diritto, come il surf, siano discipline affidate, nella loro più gran parte, alle capacità intrinseche ed all'intuito dell'individuo che con esse si cimenti o se siano prevalentemente frutto di una tecnica formalizzabile e trasmissibile, a patto di trovare qualcuno cui interessi impararla... -_-

    Ossia, detto altrimenti, diritto e surf sono materie che si possono insegnare (senza tema di essere tacciati di cialtroneria)? E fino a che punto si possono insegnare? Fino a che punto la tecnica può formare tanto il giurista che il surfista e qual'è, quindi, il livello minimo di capacità individuali al di sotto del quale i libri di diritto (o i corsi di surf) possono essere utili come trattati di agricoltura per terre sterili???

    Giustizia sul punto ci fornisce un parere romantico e chiaro.

    Per lui, al di là dell'apprendimento della tecnica (dottrina e giurisprudenza, cui il sottoscritto aggiungerebbe quanto meno anche il dato normativo) è inutile andare, perchè oltre si staglia l'incanto dell'intuito e il "feeling del momento".

    Voi cosa ne pensate?

    L'I.
     
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  11. Dante15
     
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    CITAZIONE (L'incantatore @ 11/7/2007, 09:57)
    Proviamo ancora a ricondurre sui binari originari questa discussione, sperando peraltro che altri neouditori vogliano dare una mano ad un collega di scarse capacità quale il sottoscritto.

    Mi pare opportuno prendere le mosse ancora da un post di Giustizia.

    CITAZIONE
    Io non ho passato il concorso ( e forse non lo passerà mai), però se accetti un consiglio da me posso dirti che nessuno può insegnarti un metodo o darti un suggerimento determinanti per passare il concorso.
    Il diritto, arte e scienza, uno deve sentirlo dentro di sè. Deve assaporarlo in tutti i suoi svariati gusti. In altre parole è come un'onda, anzi come l'onda perfetta che tutti noi serfisti (per chi non lo sapesse sono un amante del surf) desideriamo.
    Ma se tu domandassi ad un serfista il segreto per cavalcare l'onda perfetta, lui non ti saprebbe rispondere.Al contrario, ti guarderebbe male, perchè il vero segreto non è (anche se conta) la tecnica, ma il feeling del momento con la tavola, con il mare (l'onda perfetta la si respira nell'aria, con il profumo della salsedine) e con il vento.
    In altre parole, una volta imparata la tecnica (rectius la dottrina e la giurisprudenza), nessuno potrà svelarti il modo per utilizzarle al meglio.
    Sta a te e a me capirlo guardando dentro noi stessi. Vivi il diritto come una parte di te stessa e, secondo me, la risposta verrà da sola.

    Permettetemi di sottolineare anzitutto la significativa valenza estetica di quanto scritto e di come lo si è scritto: il paragone fra "scientia iuris" ed arte del surf mi pare davvero appropriato e denso di spunti.

    In primo luogo viene da chiedersi se il diritto, come il surf, siano discipline affidate, nella loro più gran parte, alle capacità intrinseche ed all'intuito dell'individuo che con esse si cimenti o se siano prevalentemente frutto di una tecnica formalizzabile e trasmissibile, a patto di trovare qualcuno cui interessi impararla... -_-

    Ossia, detto altrimenti, diritto e surf sono materie che si possono insegnare (senza tema di essere tacciati di cialtroneria)? E fino a che punto si possono insegnare? Fino a che punto la tecnica può formare tanto il giurista che il surfista e qual'è, quindi, il livello minimo di capacità individuali al di sotto del quale i libri di diritto (o i corsi di surf) possono essere utili come trattati di agricoltura per terre sterili???

    Giustizia sul punto ci fornisce un parere romantico e chiaro.

    Per lui, al di là dell'apprendimento della tecnica (dottrina e giurisprudenza, cui il sottoscritto aggiungerebbe quanto meno anche il dato normativo) è inutile andare, perchè oltre si staglia l'incanto dell'intuito e il "feeling del momento".

    Voi cosa ne pensate?

    L'I.

    Quoto e straquoto!Il binomio diritto-surf è un classico...........
     
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  12. julia82
     
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    CITAZIONE (L'incantatore @ 11/7/2007, 09:57)
    diritto e surf sono materie che si possono insegnare (senza tema di essere tacciati di cialtroneria)? E fino a che punto si possono insegnare? Fino a che punto la tecnica può formare tanto il giurista che il surfista e qual'è, quindi, il livello minimo di capacità individuali al di sotto del quale i libri di diritto (o i corsi di surf) possono essere utili come trattati di agricoltura per terre sterili???

    Giustizia sul punto ci fornisce un parere romantico e chiaro.

    Per lui, al di là dell'apprendimento della tecnica (dottrina e giurisprudenza, cui il sottoscritto aggiungerebbe quanto meno anche il dato normativo) è inutile andare, perchè oltre si staglia l'incanto dell'intuito e il "feeling del momento".

    Voi cosa ne pensate?

    L'I.

    Provo a rispondere alla tua non semplice domanda.
    In linea di massima, potrebbe forse tracciarsi una linea di demarcazione, più o meno netta, tra le discipline per così dire tecniche e quelle artistiche.
    Per eccellere in queste ultime (fra le quali rientrano, oltre che le "arti" propriamente dette, paradossalmente anche le scienze matematiche) non è sufficiente apprendere la tecnica, ma occorre un quid pluris che non tutti posseggono e che, per l'appunto distingue l'artista dal "negato".
    Per le discipline tecniche, invece, tra le quali può ben annoverarsi il diritto (non foss'altro che per la presenza di leggi e codici, immutabili nella loro lettera scritta) l'apprendimento della corretta modalità di applicazione ed interconnessione tra norme (che ovviamente presuppone la loro conoscenza), a mio avviso, consente di essere un valido giurista in ogni caso, ossia un giurista che ben può superare un concorso in magistratura. Dico "può" perchè naturalmente intervengono poi fattori cosmici che, in ipotesi, potrebbero portare sfiga persino ad un novello Carnelutti...

    Fermo restando questo in linea di massima, ciò che distingue il "buon giurista", ligio all'apprendimento delle tecniche, dal "fuoriclasse" è senza dubbio l'intuito, il "feeling", come dici tu, la genialità nel saper stravolgere completamente l'interpretazione di una norma, affermandone poi l'esatto contrario.
    Ma, ripeto, a mio parere per vincere i concorsi non occorre essere dei fuoriclasse; abbiamo molti giudici, avvocati, notai, che sono semplicemente "buoni giuristi".
     
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  13. Fidal1
     
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    CITAZIONE (GIUSTIZIA(jack) @ 10/7/2007, 18:58)
    Io non ho passato il concorso ( e forse non lo passerà mai), però se accetti un consiglio da me posso dirti che nessuno può insegnarti un metodo o darti un suggerimento determinanti per passare il concorso.
    Il diritto, arte e scienza, uno deve sentirlo dentro di sè. Deve assaporarlo in tutti i suoi svariati gusti. In altre parole è come un'onda, anzi come l'onda perfetta che tutti noi serfisti (per chi non lo sapesse sono un amante del surf) desideriamo.
    Ma se tu domandassi ad un serfista il segreto per cavalcare l'onda perfetta, lui non ti saprebbe rispondere.Al contrario, ti guarderebbe male, perchè il vero segreto non è (anche se conta) la tecnica, ma il feeling del momento con la tavola, con il mare (l'onda perfetta la si respira nell'aria, con il profumo della salsedine) e con il vento.
    In altre parole, una volta imparata la tecnica (rectius la dottrina e la giurisprudenza), nessuno potrà svelarti il modo per utilizzarle al meglio.
    Sta a te e a me capirlo guardando dentro noi stessi. Vivi il diritto come una parte di te stessa e, secondo me, la risposta verrà da sola.

    Intervengo solo perchè non sono d'accordo su tutto: discutendo con alcuni uditori si capisce che parlando di corsi ne elogiano le modalità di correzione dei temi e non la dottrina e la giurisprudenza, che ti insegnerebbero meglio Mantovani o Casetta.
    Ergo, c'è molto da imparare ed il "primo discorso teorico" :D dell'incantatore docet proprio in quel senso: l'aspirante deve porsi molte domande, oltre ovviamente a mantenere la concentrazione (perchè l'errore è sempre dietro l'angolo e anche dopo il raggiungimento dell'obiettivo è punito: vedi grammatica e sintassi, criteri visivi della cultura).
    Questa forma mentis si riassume nell'ottica problematica. Secondo me chi non la cerca non può sperare nel fato.
    A quel punto, imparata la tecnica, si può viaggiare da soli.
     
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  14. GIUSTIZIA(jack)
     
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    CITAZIONE (Fidal1 @ 11/7/2007, 13:37)
    CITAZIONE (GIUSTIZIA(jack) @ 10/7/2007, 18:58)
    Io non ho passato il concorso ( e forse non lo passerà mai), però se accetti un consiglio da me posso dirti che nessuno può insegnarti un metodo o darti un suggerimento determinanti per passare il concorso.
    Il diritto, arte e scienza, uno deve sentirlo dentro di sè. Deve assaporarlo in tutti i suoi svariati gusti. In altre parole è come un'onda, anzi come l'onda perfetta che tutti noi serfisti (per chi non lo sapesse sono un amante del surf) desideriamo.
    Ma se tu domandassi ad un serfista il segreto per cavalcare l'onda perfetta, lui non ti saprebbe rispondere.Al contrario, ti guarderebbe male, perchè il vero segreto non è (anche se conta) la tecnica, ma il feeling del momento con la tavola, con il mare (l'onda perfetta la si respira nell'aria, con il profumo della salsedine) e con il vento.
    In altre parole, una volta imparata la tecnica (rectius la dottrina e la giurisprudenza), nessuno potrà svelarti il modo per utilizzarle al meglio.
    Sta a te e a me capirlo guardando dentro noi stessi. Vivi il diritto come una parte di te stessa e, secondo me, la risposta verrà da sola.

    Intervengo solo perchè non sono d'accordo su tutto: discutendo con alcuni uditori si capisce che parlando di corsi ne elogiano le modalità di correzione dei temi e non la dottrina e la giurisprudenza, che ti insegnerebbero meglio Mantovani o Casetta.
    Ergo, c'è molto da imparare ed il "primo discorso teorico" :D dell'incantatore docet proprio in quel senso: l'aspirante deve porsi molte domande, oltre ovviamente a mantenere la concetrazione (perchè l'errore è sempre dietro l'angolo e anche dopo il raggiungimento dell'obiettivo è punito: vedi grammatica e sintassi, criteri visivi della cultura).
    Questa forma mentis si riassume nell'ottica problematica. Secondo me chi non la cerca non può sperare nel fato.
    A quel punto, imparata la tecnica, si può viaggiare da soli.

    Non puoi non essere d'accordo.
    Infatti hai letto con superficialità.
    Il surfista non sfida l'onda perfetta (notoriamente alta parecchi metri) senza avere appreso la tecnica e senza saper nuotare.
    Al contrario, si è allenato per molto tempo, ha bevuto molta acqua e rotto parecchie tavole contro gli scogli.

    I corsi servono tantissimo, ma poi spetta ad ognuno di noi trovare dentro se quel quid pluris per farcela.
    In Fato non c'entra nulla.


    CITAZIONE (L'incantatore @ 11/7/2007, 09:57)
    Proviamo ancora a ricondurre sui binari originari questa discussione, sperando peraltro che altri neouditori vogliano dare una mano ad un collega di scarse capacità quale il sottoscritto.

    Mi pare opportuno prendere le mosse ancora da un post di Giustizia.

    CITAZIONE
    Io non ho passato il concorso ( e forse non lo passerà mai), però se accetti un consiglio da me posso dirti che nessuno può insegnarti un metodo o darti un suggerimento determinanti per passare il concorso.
    Il diritto, arte e scienza, uno deve sentirlo dentro di sè. Deve assaporarlo in tutti i suoi svariati gusti. In altre parole è come un'onda, anzi come l'onda perfetta che tutti noi serfisti (per chi non lo sapesse sono un amante del surf) desideriamo.
    Ma se tu domandassi ad un serfista il segreto per cavalcare l'onda perfetta, lui non ti saprebbe rispondere.Al contrario, ti guarderebbe male, perchè il vero segreto non è (anche se conta) la tecnica, ma il feeling del momento con la tavola, con il mare (l'onda perfetta la si respira nell'aria, con il profumo della salsedine) e con il vento.
    In altre parole, una volta imparata la tecnica (rectius la dottrina e la giurisprudenza), nessuno potrà svelarti il modo per utilizzarle al meglio.
    Sta a te e a me capirlo guardando dentro noi stessi. Vivi il diritto come una parte di te stessa e, secondo me, la risposta verrà da sola.

    Permettetemi di sottolineare anzitutto la significativa valenza estetica di quanto scritto e di come lo si è scritto: il paragone fra "scientia iuris" ed arte del surf mi pare davvero appropriato e denso di spunti.

    In primo luogo viene da chiedersi se il diritto, come il surf, siano discipline affidate, nella loro più gran parte, alle capacità intrinseche ed all'intuito dell'individuo che con esse si cimenti o se siano prevalentemente frutto di una tecnica formalizzabile e trasmissibile, a patto di trovare qualcuno cui interessi impararla... -_-

    Ossia, detto altrimenti, diritto e surf sono materie che si possono insegnare (senza tema di essere tacciati di cialtroneria)? E fino a che punto si possono insegnare? Fino a che punto la tecnica può formare tanto il giurista che il surfista e qual'è, quindi, il livello minimo di capacità individuali al di sotto del quale i libri di diritto (o i corsi di surf) possono essere utili come trattati di agricoltura per terre sterili???

    Giustizia sul punto ci fornisce un parere romantico e chiaro.

    Per lui, al di là dell'apprendimento della tecnica (dottrina e giurisprudenza, cui il sottoscritto aggiungerebbe quanto meno anche il dato normativo) è inutile andare, perchè oltre si staglia l'incanto dell'intuito e il "feeling del momento".

    Voi cosa ne pensate?

    L'I.

    Ci siamo sul punto.
    Per imparare a surfare non esistono corsi (o per lo meno non esistono corsi seri). Nessun bravo serfista accetterebbe di insegnare ad altri, anche perchè non ne sarebbe capace. Le sue capacità sono innate.

    Lo stesso vale per il diritto. Non esiste il corso perfetto. L'incantauditore ha ragione su un punto che io stesso utilizzo molto e do per scontato nella scrittura: LE NORME.
    Le norme sono come la tavola da surf e il rituale con cui si spalma il grasso vegetale (una volta era di foca, ma se dio vuole è ora proibito): se sbagli questa operazione, difficilmente cavalcherai l'onda perfetta.
    La dottrina e la giurisprudenza sono secndarie; in altre parole, tornando al surfista, se costui ha un'ottima dimestichezza con la tavola (dimestichezza innata e acquisita), cavalcherà l'onda anche se non si è imparato libri su libri che spiegano le tecniche per surfare.
     
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  15. Fidal1
     
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    CITAZIONE (GIUSTIZIA(jack) @ 11/7/2007, 13:46)
    CITAZIONE (Fidal1 @ 11/7/2007, 13:37)
    Intervengo solo perchè non sono d'accordo su tutto: discutendo con alcuni uditori si capisce che parlando di corsi ne elogiano le modalità di correzione dei temi e non la dottrina e la giurisprudenza, che ti insegnerebbero meglio Mantovani o Casetta.
    Ergo, c'è molto da imparare ed il "primo discorso teorico" :D dell'incantatore docet proprio in quel senso: l'aspirante deve porsi molte domande, oltre ovviamente a mantenere la concetrazione (perchè l'errore è sempre dietro l'angolo e anche dopo il raggiungimento dell'obiettivo è punito: vedi grammatica e sintassi, criteri visivi della cultura).
    Questa forma mentis si riassume nell'ottica problematica. Secondo me chi non la cerca non può sperare nel fato.
    A quel punto, imparata la tecnica, si può viaggiare da soli.

    Non puoi non essere d'accordo.
    Infatti hai letto con superficialità.
    Il surfista non sfida l'onda perfetta (notoriamente alta parecchi metri) senza avere appreso la tecnica e senza saper nuotare.
    Al contrario, si è allenato per molto tempo, ha bevuto molta acqua e rotto parecchie tavole contro gli scogli.

    I corsi servono tantissimo, ma poi spetta ad ognuno di noi trovare dentro se quel quid pluris per farcela.
    In Fato non c'entra nulla.

    Giusto, sono d'accordo; forse ero troppo concentrato sulle critiche prima del mare :D, ma rileggendoti mi ricredo.
    Comunque, forse, quel quid pluris è più facile intravederlo in chi l'ha, fino a prova contraria, trovato.
     
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42 replies since 10/7/2007, 08:36   3256 views
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